martedì 16 dicembre 2008

Tutti gli affari dei nuovi boss

PALERMO - Le scene del maxiblitz viste stamani all'alba ricordano quelle di vent'anni fa, quando l'allora pool antimafia ordinava retate in seguito alle dichiarazioni dei primi pentiti di mafia. Adesso ad accusare i boss ci sono le intercettazioni. Droga, estorsioni e traffico d'armi sono ancora le attività criminali principali attraverso le quali Cosa nostra accumula ricchezze.
Droga. È ancora il Sudamerica, in particolare Brasile e Paraguay, il maggiore fornitore di cocaina di Cosa nostra. L'indagine ha svelato l'asse tra i due Paesi e la Sicilia. La polvere bianca, acquistata da un cartello di famiglie, ciascuna delle quali ha investito quote nel business, attraverso il Rio Paranà arrivava, a bordo di chiatte, in Brasile e da lì, in aereo, in Sicilia.I pentiti raccontano che recentemente nell'Isola sono giunti 10 chili tra cocaina e pasta di cocaina e che a breve sarebbe arrivato un carico da 100 chili. A reggere le fila del traffico era Salvatore Capizzi, boss di Villagrazia. La droga veniva raffinata in una villetta del palermitano.
Estorsioni. Le cosche continuano ad imporre il pizzo a tappeto a commercianti e imprenditori. Come raccontano i pentiti, sarebbero decine le attività taglieggiate: concessionarie d'auto, imprese edili, esercizi commerciali. Pagavano tutti. Nessuna delle vittime emerse dall'inchiesta ha denunciato. Tra i metodi usati da Cosa nostra per estorcere denaro c'erano le cosiddette 'macchinettè, videogiochi imposti dai clan nei bar e nei locali. I guadagni finivano nelle casse delle famiglie.
Armi. Passa da Belmonte Mezzagno, centro agricolo alle porte di Palermo, il traffico d'armi dei clan. La compraventita di un vero e proprio arsenale, con tanto di armi da guerra, ruota attorno a Giuseppe Casella.Il collaboratire di giustizia Giacomo Greco racconta che l'uomo d'onore le abbia nascoste in una villetta e che assieme a un compaesano, Salvatore Capizzi, le venda a terzi. Ma nelle conversazioni intercettate gli interlocutori evitano accuratamente di fare nomi dei compratori.
Politica. i mafiosi della famiglia mafiosa palermitana di Porta Nuova si sarebbero interessati a procurare voti a due candidati alle elezioni regionali siciliane dello scorso aprile.I carabinieri registrano una conversazione il 28 marzo scorso nell'automobile di Salvatore Bellomonte, arrestato stamani, il quale parla delle "imminenti elezioni regionali" e chiede a Giovanni Lipari, anche lui indagato, se Marco Coga (altro arrestato) sia disposto a pagare per il loro interessamento "a reperire voti in favore del candidato Alessandro Aricò", del Pdl. Lipari risponde sì. Gli indagati si raccomandano reciprocamente di annotare il numero dei voti che stanno procurando sia per Riccardo Savona (Udc, presidente della commissione Bilancio all'Ars), "che interessa a loro direttamente", sia per Aricò, al quale sono interessati Coga e Fabio Manno, anche quest'ultimo arrestato. I due politici regionali non sono indagati. Il pentito Andrea Bonaccorso rivela infine ai pm che per le elezioni regionali del 2001 avrebbe indicato un avvocato penalista come candidato da inserire nella lista di Rita Borsellino. Si tratta di un legale palermitano amico del cugino del collaboratore di giustizia.
16/12/2008

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