mercoledì 24 dicembre 2008

"Speriamo" un'intervista al direttore di Telejato, Pino Maniaci, su mafia, antimafia e "ambiente"

di Sara Picardo
Tre piccole stanze sempre affollate di gente. Sei computer scalcagnati. Quattro telecamere che hanno fatto "battaglia", in tutti i sensi. Una fotocopiatrice che stampa quasi in bianco. E un fax che non smette mai di vomitare comunicati stampa di carabinieri e polizia. Bollettini di trincea da una terra infestata dalla mafia che, dopo la tregua imposta dallo zio "Binnu" Provenzano, ha ricominciato a sparare.
Tutta qui la redazione dell'emittente più piccola d'Italia, Telejato, che dal centro di Partinico, in provincia di Palermo, ha dichiarato guerra a Cosa Nostra. E lo fa con un tg lungo due ore, un vero record di notizie, messo su con pochi mezzi da una redazione quasi a conduzione familiare: padre, madre e due figli di 23 e 20 anni. Gli aggueriti Maniaci, circondati dall'affetto e dall'aiuto di tanti collaboratori. Come Salvo Vitale, fondatore insieme a Peppino Impastato di radio Aut, Cosmo Di Carlo corrispondente da Corleone, oppure Franco Buzzotta coraggioso venditore di vini che spesso presta la voce ai titoli del telegiornale, e Gianluca Ricupati a Telejato da quando aveva sedici anni.Proprio a causa dei suoi servizi schietti, che spesso utilizzano l'arma dello scherno e il tono diretto del dialetto siciliano, la tv comunitaria si è "conquistata" quasi trecento querele. Che insieme agli innumerevoli attentati da parte della mafia locale al suo direttore, Pino Maniaci, e ad alcuni suoi collaboratori e familiari, sono i veri e propri trofei, anche se pericolosi, di una televisione che fa giornalismo vero, di quello con la schiena dritta, che cammina sul territorio, ascoltando la voce della gente e non si ferma nemmeno di fronte alle minacce, alle botte, alle auto incendiate o alle "vie legali".
Abbiamo intervistato Pino Maniaci a bordo della sua vecchia Bmw (l'ultima auto che gli è rimasta dopo che a luglio ignoti gli hanno incendiato la mitica Pinomobile di Telajato), mentre tra una sigaretta e l'altra, correva come un pazzo tra Cinisi e Borgetto, per girare l'ennesimo servizio per la "sua" gente, come la chiama lui, quella onesta. E contro quell' "altra", che con lui non ha niente a che fare e che insozza con la violenza e la corruzione la sua bella Sicilia.

Pino ma come ti è venuto in mente di fare un tg antimafia nella valle dello Jato, terra di boss come i Lo Piccolo e zio"Binnu" Provenzano? Evito di chiederti chi te l'ha fatto fare, perché so che mi manderesti a fanc... senza pensarci due volte, ma non sarai un pò pazzo?
Ti giro la domanda: come si fa, avendo una tv tra le mani, a non fare un tg antimafia proprio nella Valle dello Jato, dove si nascondevano e si nascondono mafiosi di quel calibro e dove la gente paga il pizzo anche per respirare? Anzi, ti dirò di più, quando ho rilevato la tv da Rifondazione comunista, nel 1999, che la stava chiudendo per debiti, e ho scoperto per puro caso che trasmettevamo anche a Corleone, ho cominciato ogni anno a gennaio a fare gli auguri allo Zio Binnu, u tratturi, dicendogli: consegnati pezzo di m.... Questa idea mi è venuta a poco a poco, guardando come le altre tv di zona omettessero di fare nomi e cognomi ogni volta che si verificava un fatto di mafia. Questo mi ha fatto incazzare e così ho cominciato a farli io.

Anche a costo di rimetterci tu e la tua famiglia. Se non sbaglio vivi sotto scorta e non si contano le volte che ti hanno staccato la luce perché non riuscivi a pagare la bolletta. E' vero che una tua celebre protesta è culminata in uno spogliarello in cui ti vendevi tutti gli organi per mandare avanti Telejato?
Ti sbagli, e due volte. Primo: non sono sotto scorta ma sotto tutela, che è diverso. La scorta l'ho rifiutata perché mi renderebbe impossibile muovermi in libertà. Ti immagini tu fare le interviste con un poliziotto sempre attaccato alle costole? La tutela invece me l'hanno messa dopo che il più piccolo della famiglia mafiosa del boss Vitale, detta Fardazza, insieme a un suo amico, mi ha picchiato in pieno giorno, ammaccandomi quattro costole e facendomi un occhio nero. Secondo sbaglio: non me li sono venduti tutti gli organi, i polmoni li ho risparmiati. Mi fumo tre pacchetti di sigarette al giorno e non se li comprerebbe nessuno così ridotti. E per la tua famiglia, che ti segue ogni giorno nella realizzazione del tg, invece, non hai paura? Per la mia famiglia, invece, è un altro conto. In questa mia follia ho trascinato anche loro ed è la mia unica preoccupazione. Però, dopo che il "fardazzino", come lo chiamo io, mi ha picchiato e dopo un pò ha anche provato a mettere sotto con il motorino mio figlio, ho detto a tutti loro che forse era il caso di rallentare un po'. Sai cosa mi hanno risposto mia figlia Letizia (che monta in diretta e fa le riprese del tg ndr ), insieme a mio figlio Giovanni (che aiuta il padre a girare i servizi ndr )? Mi hanno detto: "Papà, tu riposati, che ci pensiamo noi!". Allora ho capito che non c'era niente da fare, ormai avrebbero continuato anche senza di me. Così ho messo la firma e sono uscito dall'ospedale per leggere il tg. La mia faccia non è bella come quella di mia figlia, ma almeno sono io a fare i nomi e cognomi, non lei.

Oltre ai nomi e cognomi dei mafiosi, però, tu fai pure quelli di politici corrotti, industriali e potenti che inquinano la Sicilia. Tanto che ti sei beccato quasi trecento querele, di cui oltre 200 da parte della stessa signora, la Bertolino, cognata del pentito Siino, proprietaria dell'omonima distilleria che sorge all'interno del centro abitato. Se non sbaglio questa ha chiuso proprio a causa delle denunce di Telejato?

Eh già. Devo ammettere che ho goduto quando ho letto su un giornale: "la tv più piccola d'Italia chiude la distilleria più grande d'Europa". La Bertolino bruciava le vinacce esauste, considerate rifiuti speciali, proprio al centro del paese e la puzza che faceva si sentiva su tutta Partinico. Poi non contenta sversava tutto, e parliamo di reflui che hanno inquinato sia le falde acquifere del territorio sia fiumi e mare per i prossimi cento anni, senza che nessuno potesse fermarla o controllarla. Ci avvelenava. E sai qual è il bello? Che per il fatto che l'ho chiamata la signora della morte, avvelenatrice ecc. sono stato condannato io a tre anni di carcere e una mega multa per danni morali. Però lei ha chiuso e per ora non ci inquina più. Quella str.... Comunque al mio fianco ho avuto anche e soprattutto il "Patto per la salute e l'ambiente" e Nino Amato. Insieme eravamo un'armata.

Ma con tutte queste parolacce che dici e le offese che fai ai mafiosi, uomini d'onore appunto, come pensi che non vogliano farti la pelle. Pino, non ti incazzare, ma chi te lo fa fare di essere così diretto e rischiarci la vita?

E no, ora mi incazzo sì. Sai quanti sono i mafiosi nel territorio siciliano, circa 5mila, se vogliamo contare anche le famiglie. Sai invece la gente della valle dello Jato e della zona in cui arriva il nostro tg quant'è? Circa 150mila persone. Se facciamo una media di 5 milioni di siciliani diviso 5mila mafiosi abbiamo un mafioso su mille e quindi circa 200 mafiosi nel nostro comprensorio. Ecco chi me lo fa fare: circa 148mila persone che sono dalla mia parte e che mi fermano per strada per dirmi: Pino continua così, sei tutti noi. E poi quale onore e onore, questa è gente che squaglia i bambini nell'acido, come il pentito Brusca. L'onore non ce l'ha. Certo, il fatto che li offendo con il loro stesso linguaggio li fa incazzare di brutto. Ma non mi ammazzeranno certo per questo!

E per il fatto che con le tue inchieste tocchi i loro interessi, smascherando e facendogli chiudere imprese economiche, come le famose stalle abusive di Valguarnera, costruite dai Fardazza (ops, i Vitale, se no si arrabbiano e picchiano anche me)? Oppure che nei tuoi lunghi commenti alle notizie spingi la gente a denunciare il pizzo e ogni atto mafioso e illegale che vedono o subiscono?

Per questo magari sì, ma fammi un po' toccare... il fatto è che tutto deve partire dalla gente e dal cambio della mentalità, che qui è spesso collusa, soprattutto nella sfera politica. La mafia spesso è solo una questione di atteggiamento più che di vera e propria criminalità. E poi in un paese come il nostro, dove la disoccupazione è altissima, anche un pezzo di pane può essere scambiato con un voto o una promessa di un lavoro. Quello che facciamo con Telejato, che non sono solo io ma tutta la gente che ci aiuta e che la sostiene, è parlare con le persone: dire loro che devono denunciare e non subire. Farli sentire ascoltati e renderli protagonisti. Sai una cosa bella che è successa?No, però adesso cominci a farmele tu le domande...Un uomo nei mesi passati è andato alla polizia denunciando un boss di zona, che gli aveva sparato alla macchina dopo una lite su una questione di confine di terre. E quando il commissario di polizia gli ha chiesto come mai era corso a denunciarlo, sorpreso di una cosa che normalmente non sarebbe mai successa, il contadino gli ha risposto: perché così mi ha insegnato Telejato. La gente è con noi.
14 dicembre 2008

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