giovedì 18 dicembre 2008

La resistenza di Felicia. «Partigiani» antimafia

di Dacia Maraini
«Ora da morta potrai spalancare le finestre con mani piu sicure di quelle che ti reggevano da viva. Ora nessuno potrà dire di non sentire la tua voce», scrive Umberto Santino ricordando Felicia Impastato, la coraggiosa madre di Peppino Impastato, il giovane ucciso con modi sordidi dalla mafia di Cinisi e fatto passare per suicidio. Felicia Bartolotta Impastato è morta nel 2004, essendo sopravvissuta alla tragica-fine del figlio, avendo denunciato la mafia della propria famiglia, avendo rischiato di essere uccisa ogni giorno.
Lo stesso pentito Calderone racconta che quando lei parlò, pensarono di ammazzarla subito, ma poi la lasciarono perdere, per quelle strane alchimie mafiose che a volte`insultano crudeli fino all`esasperazione, non tenendo conto né dell` età né del sesso delle vittime, altre volte sembrano invece ricordare le regole che essa stessa si è data, di cui la prima era: non toccare le donne e i bambini. In un incontro che si è svolto il 7 dicembre nel salone comunale di Cinisi, che ha visto uniti il Centro siciliano di documentazione Giuseppe Impastato e l’Anpi di Anzola dell`Emilia, nonché il Comune di Sant`Anna di Stazzema e il comune di Marzabotto, in occasione del quarto anniversario della scomparsa di Felicia Impastato, è venuta fuori una idea nuova: la resistenza contro la mafia ha molti aspetti in comune con la resistenza contro il fascismo. Perché non fare tesoro della memoria di quella resistenza per riuscire a opporsi oggi alle prepotenze, alle intimidazioni della mafia che minaccia aspetti in comune un intero popolo e il suo con la resistenza futuro? Il filo rosso della memoria antifascista legherà il ricordo della strage di Sant`Anna di Stazzema e quella di Marzabotto con la mattina del 9 maggio del 1978 quando fu ritrovato il corpo straziato dì Peppino Impastato.... Luoghi e tempi diversi ma animati dagli stessi idéali e sconvolti dalla violenza di un potere spietato», hanno scritto i partecipanti al convegno Ma cosa significa oggi resistere alla mafia? Un suggerimento degli amici di Impastato sembra battere sulla diffusione del sentimento di indignazione e di orgoglio. La Sicilia non è quella che si legge sulle cronache luttuose. E` fatta di gente che lavora sodo e ha capacità di sdegnarsi e prendere posizione. Certo non si può chiedere a un popolo di farsi eroe.
Troppo spesso chi non acconsente finisce stritolato, come è successo al giovane Impastato e a tanti giudici coraggiosi. Ma più sarà diffusa la voglia di resistere e più sarà sicuro l`atto della resistenza.
La mafia è crudele coi deboli e debole coi forti. L`hanno capito molto bene quelli che si oppongono al pizzo, cercando di coinvolgere più persone possibile al loro movimento contro il taglieggiamento quotidiano. Per questo il richiamo ai sistemi della resistenza partigiana, che significa legami col territorio, solidarietà sociale e azioni esemplari, può costituire la base di una nuova e importante opposizione contro la mafia che ha ingaggiato una vera e propria guerra contro la società civile.
dal Corriere della Sera

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