domenica 28 dicembre 2008

Racket a Palermo, le minacce di Natale

Incendio alla concessionaria Autosystem, colla in tre negozi. Ancora nel mirino commercianti del centro storico. Enrico Colajanni: mafiosi ormai alle strette
di GABRIELE ISMAN
Due vetture ancora da immatricolare bruciate in un autosalone all´Uditore, l´attak che ritorna alla vigilia di Natale in almeno tre attività e il sospetto che il racket delle estorsioni stia cercando di risollevare la testa dopo i 90 arresti dell´operazione Perseo.È certamente doloso l´incendio che ha distrutto due Volkswagen - un Suv e una Golf - negli spazi di Autosystem, in via Aci, all´Uditore. I carabinieri della Compagnia San Lorenzo hanno trovato tracce di liquido infiammabile. Il titolare della rivendita, Pietro Provenzano, ha detto ai militari di non aver mai ricevuto minacce. Chi ha colpito forse sapeva dell´assenza di un sistema di sorveglianza con telecamere: attorno alle 22,30 della sera fra Natale e Santo Stefano è stato versato del liquido infiammabile sulle due vetture, poi è stato appiccato il rogo. I vigili del fuoco sono intervenuti rapidamente, evitando che le fiamme potessero raggiungere altre vetture. Ma il danno è stato comunque consistente. Le indagini dei carabinieri sono già in fase avanzata, e non puntano soltanto sull´ipotesi dell´intimidazione del racket.Sono stati ancora i carabinieri a intervenire in via Torino, alla profumeria Alma: la mattina di Natale, il titolare ha trovato l´attak nella serratura della saracinesca. Anche in questo caso l´esercente ha dichiarato di non aver mai ricevuto alcuna minaccia.«Sappiamo che prima di Natale vi sono stati almeno altri due casi di intimidazione con l´attak», dice Enrico Colajanni, presidente dell´associazione antiracket Libero Futuro. Il primo, in un bar della zona Cattadrale. Il secondo resta un piccolo mistero anche per gli esponenti del movimento antipizzo: l´esercente aveva fatto sapere, tramite un altro commerciante, di volersi mettere in contatto con i rappresentanti dell´associazione, ma fino a ieri non si è fatto avanti nessuno.
«C´è da riflettere su questi ultimi episodi - commenta un inquirente - è curioso che gli esattori del pizzo tornino a farsi sentire con un certo ritardo rispetto alle usuali scadenze annuali. Può essere un effetto dell´operazione Perseo che con i suoi 90 arresti ha tolto teste e braccia a Cosa nostra». Secondo Colajanni «è già successo in passato, in base a quanto ci raccontano imprenditori contattati dal racket negli anni scorsi, che certe riscossioni slittassero a gennaio o, addirittura, a febbraio, perché è difficile riscuotere da tanti. È chiaro però che Perseo abbia determinato, oltre agli importanti risultati investigativi e agli arresti, l´effetto di accrescere il senso di accerchiamento degli uomini del pizzo: sanno di essere braccati, intercettati, e più gente in galera significa più avvocati da pagare e più famiglie da mantenere, quindi l´urgenza di soldi per loro aumenta. Anche il suicidio in carcere di Gaetano Lo Presti appare come una resa». E mentre Cosa Nostra appare davvero in difficoltà, gli imprenditori delle aree liberate dal pizzo scoprono nuova forza. «La sensazione - dice ancora Colajanni - è che in certe zone gli esattori non si vedano davvero più. Gli imprenditori di Carini, per esempio, per decenni sono vissuti sotto il ricatto delle estorsioni. Ora, dopo i recenti arresti, qualcosa è davvero cambiato da quelle parti. Forse, gli uomini del pizzo hanno cambiato metodo, ma queste azioni così ampie e così dirompenti certamente stanno creando grossi problemi a Cosa nostra».E se Carini è già nell´hinterland palermitano, San Lorenzo e Tommaso Natale sono aree interne alla città: anche qui, nei feudi dove fino a un anno fa regnavano incontrastati i Lo Piccolo, si è registrata una minor pressione del racket. Colajanni parla di «allentamento sensibile».
La Repubblica, 27 dicembre 2008

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