giovedì 13 novembre 2008

SICILIA. UN MAGISTRATO NEL RIONE SANITA’

di Agostino Spataro
Come previsto, il piano di rientro dal deficit della spesa sanitaria siciliana (fra le più alte e improduttive d’Italia e d’Europa) è divenuto il vero banco di prova per la tenuta e la credibilità politica del governo di Raffaele Lombardo e della stessa maggioranza di centro-destra. Non a caso il governatore, che ben conosce i suoi alleati di coalizione, ha pensato di affidare la gestione dell’assessorato (un tempo molto appetibile) ad uno stimato magistrato, il dottor Massimo Russo, col compito di approntare un piano di rientro dal deficit, così come richiesto dalle leggi statali visto che quelle regionali non ci hanno nemmeno provato. Salvo poi a reclamare autonomia ad ogni piè sospinto. Autonomia per spendere, per dilapidare le risorse della Regione, mai per usarle secondo criteri di sobrietà, efficienza e di produttività sociale. Insomma, il dottor Russo si ritrova a combattere, solo contro quasi tutti, nella trincea più avanzata di questo sconsolante “rione Sanità” siciliano che, per taluni aspetti, richiama il contesto della celebre commedia, in tre atti, di Eduardo De Filippo. In Sicilia siamo al primo atto e non sappiamo se si arriverà al secondo. La situazione, infatti, è divenuta molto critica, al limite dell’ingovernabilità. Si va avanti fra ricatti e rappresaglie, fino al punto che Lombardo ha minacciato, in caso di mancata approvazione del piano, le sue dimissioni e quindi provocare un nuovo scioglimento anticipato dell’Assemblea regionale siciliana, a soli sei mesi dalle elezioni. Una bella prospettiva! Non c’è che dire per una coalizione che ha stravinto le elezioni, ma che al primo vero scoglio rischia di dissolversi come neve al sole. Si prospetta cioè un nuovo, rovinoso crollo a causa d’una implosione interna al centro destra e non certo per gli assalti dell’opposizione. La gente, che comincia ad avvertire gli effetti di certe restrizioni, guarda confusa e preoccupata a questo irriducibile contrasto fatto in suo nome, ma in realtà mirante a salvaguardare inconfessabili interessi elettorali e d’altra natura. Non si capisce tanto accanimento contro questo piano che, invece, tutti i gruppi dovrebbero accettare visto che nasce da un’ingiunzione derivante da una legge dello Stato (approvata dal centro-sinistra) e ribadita dall’attuale governo Berlusconi.
C’è chi obietta che non si può varare un provvedimento di tagli indiscriminati e che sarebbe necessario un vero e proprio piano di ri-programmazione sanitaria. In parte misure di riordino sono presenti all’interno del piano. In ogni caso, tale giusta esigenza doveva essere avanzata, e soddisfatta, in tempi utili non alla vigilia della scadenza imposta dal governo centrale (30 novembre). Tuttavia - assicura l’assessore Russo- esistono margini per apportare, in sede di dibattito parlamentare, le necessarie modifiche purché rispettose dei tetti di spesa e purché non aggiuntive ma sostitutive di quelle parti eventualmente ritenute socialmente penalizzanti.
Insomma, l’accordo si dovrebbe trovare non sul taglio di servizi essenziali, ma sul taglio dei tanti sprechi che pesano sul bilancio della sanità. Obiettivo irrinunciabile non solo per far cassa, ma anche per moralizzare il settore e certa politica che ad esso attinge per garantirsi indebite posizioni elettorali. Invece, assistiamo al conflitto interno al centrodestra, al diffondersi di un timor panico quasi ci fosse il nemico alle porte. Ma se la maggioranza litiga, l’opposizione balbetta, forse, illudendosi di cavarsela restando in attesa, a guardare. Povera Sicilia, di nuovo senza maggioranza e senza opposizione. Un tourbillon caotico sembra aver preso il sopravvento sulla politica. Il Popolo delle libertà, che a Roma s’atteggia a padrone del governo e dello Stato, a Palermo è sceso in guerra contro l’alleato Lombardo, al Comune con la cacciata di due assessori Mpa e all’Ars con la presentazione di un contro piano a quello dell’assessore Russo. A latere dell’iniziativa parlamentare, la signora Cittadini, presidente dell’associazione delle cliniche private, figlia di un ex assessore alla sanità e consorte di un ex assessore al turismo oggi deputato nazionale e aspirante coordinatore regionale del PdL, si è data tanto da fare per svilire il programma di risanamento soprattutto sul versante della sanità privata. Un conflitto d’interessi grande quanto Monte Pellegrino che però, a Palermo, nessuno vede e soprattutto denuncia.
In questa strana guerra fra alleati, a fianco del PdL si è schierata, all’unisono, l’Udc di Cuffaro e soci che a Roma gioca a fare l’opposizione a Berlusconi mentre in Sicilia sta dentro, o a capo, di tutti i governi possibili (dalla regione agli enti locali, ecc) e non intende mollare nemmeno una briciola del suo formidabile sistema di potere che ha come fulcro, appunto, la sanità pubblica e privata. Insomma, non ci vuol molto a capire che questi signori più che alla salute della gente pensano al loro tornaconto elettorale, al loro sistema di potere clientelare che il piano del dottor Russo comincia a mettere in discussione. Nella sanità, infatti, si concentra larga parte della spesa regionale e- come l’esperienza insegna- dove più si concentra la spesa lì si annida il potere in tutte le sue varianti e connotazioni: politiche, affaristiche e- come si è visto nei processi- anche criminali. Perciò, Pdl e Udc sono disposti anche a rompere le alleanze pur di difendere questo sistema dagli assalti di Raffaele Lombardo, evidentemente percepito non come un convinto risanatore ma come un concorrente sleale. Vedremo come andrà a finire, tuttavia si deve sapere che senza un severo piano di rientro si manderebbe allo sbaraglio la sanità siciliana, pubblica e privata.
Agostino Spataro

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