La settimana scorsa la Novartis ha reso noto i dati dell’esercizio 2004. Al primo posto in assoluto dei medicinali venduti da questo colosso della farmaceutica nel 2004 figura il Diovan, che nel bollettino ufficiale è così caratterizzato: “il Diovan, è il primo al mondo nella classe dei sartani e secondo tra tutti i farmaci contro l'ipertensione. Nel 2004 ha realizzato vendite superiori a 3 miliardi di dollari”.
Certo, è impressionante venire a conoscenza che un singolo medicamento possa arrivare a essere venduto per una cifra così astronomica. Ma altrettanto interessante è stato per me apprendere qualcosa di sbalorditivo sulla storia di questa superstar delle vendite, cioè che tra i suoi scopritori vi è anche il “nostro” Dr. Leoluca Criscione, che per più di 25 anni è stato ricercatore e direttore di ricerca alla Ciba e poi alla Novartis. Ed infatti la prima pubblicazione scientifica sul Diovan, pubblicata sul rinomato giornale scientifico inglese “British Journal of Pharmacolgy” porta proprio la firma del Dr. Criscione. Scrivendo il Dr. Criscione anche lui per “L’Eco”, ho voluto rivolgergli alcune domande.
Caro Leoluca, come e quando è nato il Diovan?
Negli anni ottanta, nel gruppo di ricerca cardiovascolare dell'allora Ciba, un gruppo di biologi e di chimici si era dato come obiettivo di mettere a punto dei nuovi medicinali per ridurre la pressione del sangue. Partendo dalla conoscenza che una sostanza prodotta dal nostro corpo, detta angiotensina (“angio”, vuol dire vaso e “tensina”, appunto che tiene in tensione), quindi una sostanza capace di restringere le arterie e fare aumentare la resistenza nel sistema vascolare.
Con queste conoscenze l'idea era quella di produrre delle sostanze capaci di bloccarne l'effetto dell'angiotensina (cioè degli antagonisti). A tale scopo bisognava mettere a punto dei sistemi biologici adatti a potere dimostrare il meccanismo d'azione e l'efficacia di un potenziale antagonista dell’angiotensina.
Certo, è impressionante venire a conoscenza che un singolo medicamento possa arrivare a essere venduto per una cifra così astronomica. Ma altrettanto interessante è stato per me apprendere qualcosa di sbalorditivo sulla storia di questa superstar delle vendite, cioè che tra i suoi scopritori vi è anche il “nostro” Dr. Leoluca Criscione, che per più di 25 anni è stato ricercatore e direttore di ricerca alla Ciba e poi alla Novartis. Ed infatti la prima pubblicazione scientifica sul Diovan, pubblicata sul rinomato giornale scientifico inglese “British Journal of Pharmacolgy” porta proprio la firma del Dr. Criscione. Scrivendo il Dr. Criscione anche lui per “L’Eco”, ho voluto rivolgergli alcune domande.
Caro Leoluca, come e quando è nato il Diovan?
Negli anni ottanta, nel gruppo di ricerca cardiovascolare dell'allora Ciba, un gruppo di biologi e di chimici si era dato come obiettivo di mettere a punto dei nuovi medicinali per ridurre la pressione del sangue. Partendo dalla conoscenza che una sostanza prodotta dal nostro corpo, detta angiotensina (“angio”, vuol dire vaso e “tensina”, appunto che tiene in tensione), quindi una sostanza capace di restringere le arterie e fare aumentare la resistenza nel sistema vascolare.
Con queste conoscenze l'idea era quella di produrre delle sostanze capaci di bloccarne l'effetto dell'angiotensina (cioè degli antagonisti). A tale scopo bisognava mettere a punto dei sistemi biologici adatti a potere dimostrare il meccanismo d'azione e l'efficacia di un potenziale antagonista dell’angiotensina.
Di che tipo di metodi si tratta?
L'aspetto più importante in un progetto di questo tipo è quello di potere dimostrare la specificità della sua azione e che la sostanza sia in grado di produrre l'effetto desiderato in vivo, cioè sulle cavie (in questo caso ridurre la pressione del sangue). Come descritto nella pubblicazione (in inglese) che descrive la farmacologia del Diovan, si tratta di metodi in provetta, che permettono di stabilire l'affinità del farmaco per il sito d'azione dell'angiotensina (recettore). Inoltre, lavorando su arterie di cavie isolate, che vengono precontratte con l'angiotensina artificiale, si può stabilire se la sostanza in questione è capace di antagonizzarne l'effetto, cioè di rilassare le arterie. Infatti, il rilassamento delle arterie, riduce la resistenza nel sistema vascolare e quindi anche la pressione. Successivamente poi, le sostanze più attive in provetta e anche più specifiche, vengono somministrate a delle cavie, alle quali si misura regolarmente la pressione del sangue prima e dopo della somministrazione. Anche in questo caso, l'obiettivo è quello di scegliere, tra le centinaia di sostanze sintetizzate dai chimici, quella più attiva e con meno effetti collaterali. Una volta identificata la sostanza “ideale” se ne studia l'efficacia nel tempo e anche il potenziale tossico (effetti collaterali). Una volta appurata l'efficacia e la tollerabilità, si fanno i primi studi sull'uomo.
In che tipo di malattia è usato?
Come accennato precedentemente, il Diovan è usato molto efficacemente nell'ipertensione (alta pressione del sangue). Recentemente, le autorità sanitarie di moltissimi paesi ne hanno permesso l'uso anche nella insufficienza cardiaca.
Quale è stato il tuo ruolo in questa scoperta?
Per portare avanti un progetto del genere, a livello di ricerca, a quei tempi c’era bisogno di una squadra composta da chimici (che generalmente sintetizzano negli anni centinaia di sostanze), di biochimici (per gli esperimenti in provetta) e di farmacologi (per gli esperimenti sulle arterie
isolate e sulle cavie). Da farmacologo, quest'ultima è stata pertanto la mia iniziale responsabilità. Quindi è stato proprio nei miei laboratori che abbiamo scoperto il potere rilassante del Diovan e il suo effetto sulla pressione del sangue. Una volta identificata la sostanza “giusta” (appunto il Diovan in questo caso), si affida la responsabilità ad uno della squadra di coordinare e dirigere tutte le attività per preparare gli studi clinici (il cosiddetto sponsor). Io sono stato il primo sponsor del Diovan (“first champion”, il primo campione, come dicono gli americani).
Come mai il Diovan è diventato il farmaco “number one” della Novartis?
Senza voler andare tanto lontano, ci sono due motivi molto semplici: la sua efficacia e la sua ottima tollerabilità.
Toglimi una curiosità: quanti milioni di dollari spettano da questo fatturato agli scopritori?
ZERO!! Questa domanda viene posta ormai da anni, non solo a me, ma anche a tutti i membri del team di ricerca, che hanno contribuito a scoprire e a caratterizzare il Diovan. Ebbene, per chiarire una volta per tutte, per contratto, tutte le scoperte fatte nel corso di un'attività di ricerca appartengono al datore di lavoro (Ciba/Novartis in questo caso). Questi contratti non prevedono alcuna percentuale sul fatturato del prodotto per gli inventori e scopritori di un nuovo farmaco.
Questa magari potrebbe essere una proposta da avanzare alle multinazionali farmaceutiche: far partecipare gli inventori al fatturato annuo del medicinale in questione (ad esempio lo 0.1 per mille). Nel caso del Diovan sarebbero stati più di 300 mila franchi (nel 2004), quindi circa 60 mila dollari l'anno a persona. La realizzazione di tale proposta potrebbe essere un incentivo per spronare ulteriormente la ricerca farmaceutica!
L'aspetto più importante in un progetto di questo tipo è quello di potere dimostrare la specificità della sua azione e che la sostanza sia in grado di produrre l'effetto desiderato in vivo, cioè sulle cavie (in questo caso ridurre la pressione del sangue). Come descritto nella pubblicazione (in inglese) che descrive la farmacologia del Diovan, si tratta di metodi in provetta, che permettono di stabilire l'affinità del farmaco per il sito d'azione dell'angiotensina (recettore). Inoltre, lavorando su arterie di cavie isolate, che vengono precontratte con l'angiotensina artificiale, si può stabilire se la sostanza in questione è capace di antagonizzarne l'effetto, cioè di rilassare le arterie. Infatti, il rilassamento delle arterie, riduce la resistenza nel sistema vascolare e quindi anche la pressione. Successivamente poi, le sostanze più attive in provetta e anche più specifiche, vengono somministrate a delle cavie, alle quali si misura regolarmente la pressione del sangue prima e dopo della somministrazione. Anche in questo caso, l'obiettivo è quello di scegliere, tra le centinaia di sostanze sintetizzate dai chimici, quella più attiva e con meno effetti collaterali. Una volta identificata la sostanza “ideale” se ne studia l'efficacia nel tempo e anche il potenziale tossico (effetti collaterali). Una volta appurata l'efficacia e la tollerabilità, si fanno i primi studi sull'uomo.
In che tipo di malattia è usato?
Come accennato precedentemente, il Diovan è usato molto efficacemente nell'ipertensione (alta pressione del sangue). Recentemente, le autorità sanitarie di moltissimi paesi ne hanno permesso l'uso anche nella insufficienza cardiaca.
Quale è stato il tuo ruolo in questa scoperta?
Per portare avanti un progetto del genere, a livello di ricerca, a quei tempi c’era bisogno di una squadra composta da chimici (che generalmente sintetizzano negli anni centinaia di sostanze), di biochimici (per gli esperimenti in provetta) e di farmacologi (per gli esperimenti sulle arterie
isolate e sulle cavie). Da farmacologo, quest'ultima è stata pertanto la mia iniziale responsabilità. Quindi è stato proprio nei miei laboratori che abbiamo scoperto il potere rilassante del Diovan e il suo effetto sulla pressione del sangue. Una volta identificata la sostanza “giusta” (appunto il Diovan in questo caso), si affida la responsabilità ad uno della squadra di coordinare e dirigere tutte le attività per preparare gli studi clinici (il cosiddetto sponsor). Io sono stato il primo sponsor del Diovan (“first champion”, il primo campione, come dicono gli americani).
Come mai il Diovan è diventato il farmaco “number one” della Novartis?
Senza voler andare tanto lontano, ci sono due motivi molto semplici: la sua efficacia e la sua ottima tollerabilità.
Toglimi una curiosità: quanti milioni di dollari spettano da questo fatturato agli scopritori?
ZERO!! Questa domanda viene posta ormai da anni, non solo a me, ma anche a tutti i membri del team di ricerca, che hanno contribuito a scoprire e a caratterizzare il Diovan. Ebbene, per chiarire una volta per tutte, per contratto, tutte le scoperte fatte nel corso di un'attività di ricerca appartengono al datore di lavoro (Ciba/Novartis in questo caso). Questi contratti non prevedono alcuna percentuale sul fatturato del prodotto per gli inventori e scopritori di un nuovo farmaco.
Questa magari potrebbe essere una proposta da avanzare alle multinazionali farmaceutiche: far partecipare gli inventori al fatturato annuo del medicinale in questione (ad esempio lo 0.1 per mille). Nel caso del Diovan sarebbero stati più di 300 mila franchi (nel 2004), quindi circa 60 mila dollari l'anno a persona. La realizzazione di tale proposta potrebbe essere un incentivo per spronare ulteriormente la ricerca farmaceutica!
Peter Ferri, Economista
L’ECO, mercoledì 2 febbraio 2005
FOTO. Leo Criscione
FOTO. Leo Criscione
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