mercoledì 12 novembre 2008

Ecco gli stipendi della mafia: le "mesate" vanno dai 40 mila euro ai 1.000 per i minorenni

"L'attività imprenditoriale delle mafie ha prodotto un'organizzazione interna tipicamente aziendale con tanto di manager, dirigenti, addetti e consulenti". Lo sottolinea l'undicesino Rapporto Sos Impresa presentato oggi dalla Confesercenti. "Oggi, i clan più potenti agiscono in un universo completamente diverso -si legge nel Rapporto- Prima di tutto, le attività criminali da casuali diventano permanenti, quotidiane. La gestione delle estorsioni, dell'usura, dell'imposizione di merce, dello spaccio di stupefacenti, necessita di un organico in pianta stabile, che ogni giorno curi la riscossione del 'pizzo', allarghi la 'clientela', diversifichi le 'opportunita'', conosca e tenga 'a bada' la concorrenza, salvaguardi regolare la sicurezza dell'organizzazione dai componenti 'infedeli' o dal controllo delle forze dell'ordine, gestisca e reinvesta il patrimonio". "Per questo gli affiliati sono inseriti con mansioni ben precise, percependo un stipendio: la 'mesata', che varia in base all'inquadramento, al livello di responsabilita' ed alla floridita' economica del clan di appartenenza. Quindi, è del tutto naturale che clan diversi riconoscano 'mesate' diverse per lo stesso lavoro svolto, a cominciare dagli stessi capi", afferma ancora il Rapporto che quantifica le 'mesate' in base ai ruoli, con una 'forbice' che va dai 10mila-40mila euro del capo clan, di fatto un amministratore delegato, fino ai 1.000 euro del gradino più basso della scala gerarchica, quello rappresentato dagli spacciatori minorenni. Al di sotto del capo clan si collocano i capo zona remunerati ciascuno con 7mila-10mila euro, i loro vice che guadagnano 'mesate' di 5mila-6mila euro, quindi gli esattori, gli spacciatori maggiorenni e le sentinelle che incassano tra i 1.500 ed i 2mila euro. "Il gruppo di comando si comporta come un qualsiasi Consiglio di Amministrazione. Il capo cosca -esemplifica il Rapporto- funge da Amministratore delegato e deve rendere conto periodicamente ai 'soci' dell'andamento economico e finanziario dell'azienda-clan, e discutere con essi le strategie 'aziendali', condividere le operazioni e gli investimenti più rilevanti, nonché risolvere le questioni interne all'azienda-clan, che potrebbero minarne la compattezza e la solidità. Solo in questo modo si spiega il ritrovamento di numerosi 'libri mastri', ora con l'elenco delle imprese sottoposte al racket, ora con il numero degli affiliati e la 'mesata' percepita. Si è così scoperto che i clan, attenti alle proprie 'risorse umane', riconoscono premi di produzione ai 'picciotti' ed, in alcuni casi, pagano addirittura gli straordinari". "Non è solo un modo di tenere aggiornato l'elenco dei 'clienti pagatori', ma di avere una aggiornata contabilita' delle entrate e delle uscite per informare i 'soci' sugli affari del clan. Oggi -conclude a questo proposito il Rapporto- alla luce di questi ritrovamenti, siamo in grado di quantificare con maggiore precisione il giro d'affari delle mafie, ma soprattutto conoscere meglio l'organizzazione interna, il modus operandi dei diversi clan e le regole interne".
Adnkronos
11 novembre 2008

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