lunedì 24 novembre 2008

Giuseppe Lumia: "Riina Jr. diventi collaboratore di giustizia, se vuole rompere con la mafia"

di Gianluca Ricupati
Intervista con il sen. Lumia. L’ex presidente della Commissione Antimafia, tuona contro le intenzioni del figlio del capo dei capi di trasferirsi al nord dove una ditta gli ha già offerto un lavoro. Riina jr. sta seguendo la tradizione mafiosa nel tentativo di fare affari nel milanese, proprio come fece il corleonese Luciano Liggio.
Sen. Lumia, da giorni in risalto la notizia della richiesta di trasferimento al nord per lavoro di Giuseppe Salvatore Riina, terzogenito del Capo dei Capi: secondo lei, quale azienda potrebbe pensare di assumerlo?
Una ditta che naturalmente è disponibile ad avere rapporti con la mafia: può essere collusa, direttamente nelle mani di Cosa Nostra oppure ancora può esserne soltanto una “prestanome”. Dobbiamo comprendere che non c’è spazio per il figlio di Riina in nessuna parte d’Italia, non perché è il figlio del superboss corleonese, ma perché è legato all’organizzazione Cosa Nostra, che nega il lavoro ai giovani, che distrugge i diritti e che ha messo con le sue stragi, con i suoi delitti, con le estorsioni, con il controllo degli appalti e con la corruzione della politica, in seria crisi la nostra società, soprattutto nel Mezzogiorno, e in generale l’intera democrazia italiana.

Secondo lei, la partenza del Riina potrebbe portare alla costituzione di un nucleo affaristico mafioso del nord?
È sempre così: un boss quando vuol salire i gradini dell’organizzazione si reca a Milano, in quella realtà tenta di mettere le radici. Il figlio di Riina da boss che vuole crescere, che si vuole affermare nell’organizzazione, avverte l’esigenza di fare come nel passato hanno fatto gli stessi corleonesi, come Luciano Liggio. Anche Totò Riina e Provenzano hanno avuto sempre forti collegamenti con la realtà del milanese. Le sue intenzioni potrebbero essere quelle di costruire una rete per il riciclaggio o semplicemente dei rapporti finanziari che risollevino le sorti della famiglia mafiosa a cui lui fa riferimento.

In un realtà dominata dai nomi di Matteo Messina Denato e Mimmo Raccuglia, qual è il ruolo di Salvuccio Riina? Detiene un ruolo di prestigio o staziona ancora tra le seconde file?
Non sta nelle seconde file: il figlio di Riina sta dentro la vita forte di Cosa Nostra, accanto i capi attuali della mafia. Al di là delle sue capacità, l’essere figlio di Totò Riina e soprattutto l’aver già partecipato alla vita interna della mafia, come è stato più volte dimostrato, gli dà un forte ruolo. Voglio dire una cosa chiara e netta: per Riina non c’è spazio né a Corleone né in nessuna parte d’Italia. C’è una sola soluzione: se fa il boss, la galera; se invece vuole uscire fuori da Cosa Nostra, deve avere la funzione di collaboratore di giustizia. Deve avere il coraggio che ebbe Peppino Impastato di rompere con l’organizzazione, con la tradizione familiare, prendere le distanze dal padre e avere il coraggio di scrivere una pagina nuova della propria famiglia, stavolta non dalla parte della mafia, ma dalla parte dello Stato.

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