domenica 30 novembre 2008

Il libro di Sanfilippo. C'erano una volta in Sicilia i comunisti. E volevano cambiare il mondo...

DINO PATERNOSTRO
C’era una volta, anche in Sicilia, il Partito Comunista Italiano. I suoi militanti erano contadini, operai, insegnanti, studenti, intellettuali che volevano «cambiare il mondo», per portarvi più libertà, più giustizia sociale, più democrazia. Era un sogno, ma un sogno grande. Animò per decenni i cuori di tanti giovani, di tanti adulti e di tanti anziani. Nella nostra Isola cominciò davvero dopo la caduta del fascismo, nel 1943. Fu allora che quei “sognatori” provarono ad aprire sezioni in ogni paese e in tutti i quartieri della città. Fu allora che cominciarono ad organizzare gli operai delle città e i contadini delle zone interne. Insieme al restante “universo” della sinistra, che vedeva ancora egemone il vecchio Partito Socialista, nato dall’esperienza dei Fasci di fine ‘800, dalle prime lotte nelle fabbriche palermitane agli inizi del ‘900, dal “biennio rosso” (1919-20), spazzato dall’avvento delle squadracce fasciste di Benito Mussolini. Nelle prime elezioni libere post-fasciste, quelle per l’Assemblea Costituente del 1946, i comunisti a Palermo ottennero meno voti degli iscritti. Un disastro. Ma poi “il vento” cambiò e, già in autunno, comunisti e socialisti insieme, conquistarono decine e decine di comuni, in ogni angolo della Sicilia, nelle prime elezioni amministrative. E, il 20 aprile 1947, nelle elezioni per la prima Assemblea Regionale, un terzo dei voti, la maggioranza relativa. Allora il partito comunista siciliano era guidato da un leader carismatico come Girolamo Li Causi, originario di Termini Imerese, che il fascismo aveva tenuto in carcere per anni. Fu Li Causi che insegno al partito la lotta contro la mafia, attaccandola nei comizi e nelle iniziative politiche, a cominciare da Villalba, nel 1944, che allora era “feudo” del “capo dei capi” di Cosa Nostra, don Calò Vizzini. Con Li Causi si formarono tanti giovani, che sarebbero diventati i futuri dirigenti del partito: Pio La Torre e Pancrazio De Pasquale, Nicola Cipolla, Francesco Renda, Marcello Cimino e tanti altri. Non furono sempre “rose e fiori”. De Pasquale e La Torre, per esempio, contestavano a Li Causi quello che consideravano un eccesso di “parlamentarismo”, che rischiava di depotenziare le lotte sociali nelle campagne per la conquista della terra e della riforma agraria. De Pasquale e il suo gruppo furono “processati” dal Partito, costretti a fare autocritica e a “farsi le ossa” lontano da Palermo. La Torre, invece, fu arrestato a Bisacquino durante l’occupazione del feudo di Santa Maria del Bosco (10 marzo 1950): “le ossa” se li fece all’Ucciardone, dove rimase ben 17 mesi. Ma il leader maximo del Pci di allora, Palmiro Togliatti, non volle privarsi dell’energia e della passione ideale di quei giovani ed inviò in Sicilia un dirigente di qualità come Paolo Bufalini, che seppe successivamente valorizzarli (La Torre fu per anni parlamentare regionale e nazionale, dirigente del Pci e della Cgil in Sicilia, dirigente nazionale del partito; De Pasquale fu parlamentare nazionale, regionale ed europeo, nonché il primo presidente comunista dell’Assemblea Regionale Siciliana).
Una storia lunga più di mezzo secolo. Poi, nel 1989, il crollo del muro di Berlino e tutto finì. Fu un bene? Fu un male? Solo la storia, con i suoi metodi e con i suoi tempi, potrà dare una risposta vera che non sia emotiva e passionale. Ma la “grande” storia va aiutate da tante “piccole” storie, capaci di scavare nei particolari, capace di sottolineare i dettagli. Elio Sanfilippo, presidente di Legacoop Sicilia, ha voluto dare il suo contributo per ricostruire questa storia, con un volume molto corposo (472 pagine, Edizionidipassaggio, € 25,00) dal titolo particolare (“Quando eravamo comunisti. La singolare avventura del Partito Comunista in Sicilia), che ha presentato martedì scorso a Villa Igea, insieme a Tano Gullo, Luigi Colajanni ed Emanuele Macaluso. Sanfilippo non è un osservatore distaccato, ma uno dei protagonisti delle battaglie e dell’iniziativa politica del Partito comunista a Palermo e in Sicilia, almeno a partire dalla fine degli anni ’60. La sua, quindi, almeno per l’ultimo ventennio, è una ricostruzione “di parte”, ma non faziosa. Difende i suoi punti di vista, ma col supporto dei fatti, delle azioni concrete, dei documenti. Un lavoro di qualità, dunque, impreziosito dall’ottima prefazione di Macaluso, uno degli ultimi “grandi vecchi” della sinistra italiana.
Dino Paternostro
La Sicilia, 30.11.2008
FOTO. dall'alto: un'immagine di lotte contadine; un momento della presentazione del libro a Villa Igea.

Nessun commento: