mercoledì 5 novembre 2008

Il mio viaggio con la Carovana Antimafia toscana per i diritti, la democrazia e la giustizia

DINO PATERNOSTROSi, siamo stati in “viaggio per i diritti, la democrazia, la giustizia”. Chi per settimane, chi per qualche giorno. Ogni tappa della “carovana antimafie” in terra di Toscana è stata un’occasione, un’opportunità, un modo per “promuovere” quell’antimafia sociale che sta cambiando nel profondo gli stessi protagonisti (grandi e piccoli). Ogni tappa è stato un modo per ricordare che le mafie esistono, ma esistiamo anche noi che vogliamo combatterle. È stato un modo per stare vicino ai giovani siciliani, calabresi, pugliesi e campani che si sperimentano nelle cooperative sociali per strappare lavoro legale e sviluppo “pulito” dalle terre dove fino a poco tempo fa scorazzavano indisturbati i boss mafiosi. Ma è stato un modo per ricordare a tutti che le mafie esistono anche in Toscana, come dimostrato dai provvedimenti di sequestro e di confisca di beni di provenienza illecita anche in questa Regione, che ha comunque forti anticorpi democratici con cui difendersi.
Sono arrivato all’aeroporto di Firenze la sera del 30 ottobre. Ad aspettarmi c’era un compagno dell’Arci di Prato di origine congolese. «Sono in Italia da 20 anni e mi sono sposato con un’italiana», mi diceva in un italiano più corretto di quello parlato da tanti italiani di nascita. Siamo arrivati a Vaiano (Prato) dopo le 21.00, quando la carovana era ancora ospite del consiglio comunale. Efficaci e forti le testimonianze delle ragazze e dei ragazzi dei campi di lavoro, molto bravi a spiegare la “pazzia etica” che li ha spinti a Corleone o a Canicattì per sudare e farsi i calli alle mani. Infine, la cena della legalità presso la sartoria di Vaiano, preparata dalle bravissime compagne del Sindacato Pensionati e dell’Auser.
La mattina del 31 ottobre, tutti sul camper per la tappa di Empoli, dove, al Cinema “La Perla”, le scuole superiori incontreranno la “Carovana”. Sull’autostrada per Empoli buchiamo una ruota, per la disperazione di Ivo, il nostro autista settantenne, che ci consigliava subito di chiamare i soccorsi. Ma noi, intrepidi, rivendicando autosufficienza, abbiamo “contrastato” due ore con triangoli, crick, chiavi inglesi e ruote di scorta, fino all’arrivo… dei soccorsi che ci toglievano dai guai. Ad Empoli l’incontro con gli studenti si è fatto senza di noi, che “recuperavamo” nel primissimo pomeriggio, al pranzo della legalità presso il “Centro Cottura” di Empoli, insieme ai ragazzi delle scuole medie, agli insegnanti e agli operatori. Subito dopo il pranzo, abbiamo incontrato gli alunni nelle loro classi, dove abbiamo parlato della storia dei prodotti di “Libera Terra”, mangiati a pranzo poco prima. Che la “lezione” fosse stata capita dai ragazzi, l’ha dimostrato uno di loro: «Per combattere la mafia voglio fare una cooperativa…», ci ha detto.
Lasciamo Empoli per Castelfiorentino, dove arriviamo intorno alle 17.00. E lì, presso il Ciaf, la “carovana ha incontrato i ragazzi, gli educatori e i genitori di questo Centro educativo attivato dal Comune. Alle ore 19.30, invece, presso il Circolo Arci “Puppino”, abbiamo partecipato alla tavola rotonda su “Lavoro e Legalità”.
Alla “Cena della legalità”, c’eravamo tutti noi della carovana, compreso Andrea Campinoti, presidente nazionale di “Avviso Pubblico”. Ma, principalmente, c’erano oltre 150 soci del circolo, alcuni dei quali mi hanno voluto salutare con particolare affetto. Erano emigrati di Bisacquino, Camporeale, Partinico, Castelbuono, Termini Imprese e Cefalù. “Paesani”, insomma”. «Siamo andati via dalla Sicilia alla fine degli anni ’50. Non c’era lavoro e siamo venuti a cercarlo qua. All’inizio è stata dura, poi ci siamo integrati ed oggi siamo contenti di sapere che le cose stanno cambiando», ci hanno detto. Li guardavo in viso, vedevo i loro volti pieni di rughe, ma gli occhi, i loro occhi, sprizzavano autentica commozione. Ero emozionato anch’io quando mi sono alzato per fare l’intervento di saluto. Ho ricordato le lotte contadine degli anni ’40, il coraggio con cui si battevano contro la mafia di Luciano Liggio, Michele Navarra e Vanni Sacco, le speranze e le delusioni per una riforma agraria che non fu quella sognata, l’emigrazione all’estero e al Nord Italia. «Oggi i giovani delle cooperative che coltivano i terreni confiscati alla mafia – ho voluto sottolineare - sono gli eredi autentici dei contadini di allora. Sono loro che stanno attuando il sogno di strappare la buona terra ai mafiosi, per ricavarci il necessario per vivere dignitosamente».
d.p.
FOTO. Dall'alto in basso: Col consiglio comunale di Vaiano; con gli alunni della scuola media di Empoli; con gli alunni della scuola media di Empoli a guardare il video sui campi di lavoro; al dibattito su "lavoro e legalità".

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