CORLEONE – Mercoledì sera, il consiglio comunale ne ha discusso per ore (dalle 20.00 all’una e mezza del giorno successivo). Con toni accesi, quasi al limite della rissa e con il presidente Mario Lanza, che – ad un certo momento – non sapeva più a quale santo votarsi. L’oggetto del contendere? Il Cidma (Centro Internazionale di Documentazione sulle Mafie e il Movimento Antimafia), o, per meglio dire, il “diritto” del consiglio comunale di dare “consigli” al sindaco sulle modifiche statutarie, che l’assemblea dei soci dovrà apportare all’importante associazione culturale, inaugurata il 12 dicembre 2000 dall’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. L’assemblea si riunirà stasera e, per fare in tempo a dare “il consiglio”, su richiesta di una decina di consiglieri comunali, il presidente Lanza aveva convocato d’urgenza l’organo consiliare per mercoledì sera. Ma proprio l’urgenza hanno contestato gli otto consiglieri del Polo, sostenitori del sindaco Nino Iannazzo. «Non c’è nessuna urgenza! – hanno detto – E la seduta è illegittima perché il consiglio non può imporre al Cidma cosa fare!». Una tesi respinta dai consiglieri delle liste Nicolosi, dai consiglieri di “Liberi e Democratici”, dalla Margherita e dai Ds. «Sull’urgenza deciderà con un voto il consiglio comunale – hanno replicato – mentre appare estremamente evidente che non si vuole imporre niente a nessuno, ma semplicemente proporre, suggerire al sindaco la tesi da sostenere nell’assemblea del Cidma. Fermo restando che il sindaco potrà anche non tenere conto delle proposte e dei suggerimenti».
Ma queste erano solo schermaglie. Il vero problema era il suggerimento che si voleva dare. Quale? In particolare, che nel consiglio direttivo, dove il comune è rappresentato da due componenti designati dal sindaco, uno sia espressione del consiglio comunale (il presidente o un suo delegato). «In questo modo – era la tesi dei consiglieri proponenti – il Centro Antimafia avrebbe rappresentato sia l’amministrazione che il consiglio comunale, sviluppando una maggiore sinergia che i due organi». Questo, però, avrebbe comportato che Iannazzo rinunciasse ad un componente. Un’operazione impossibile, anche perché il sindaco aveva già provveduto a nominarli tutti e due (se stesso e Mario Midulla). Ma questo Iannazzo e i suoi amici del Polo non potevano dirlo e l’hanno “buttata” in politica. «Noi siamo molto critici sulla gestione del Cidma di questi anni – ha detto Iannazzo nella sua “filippica” in aula – perché molte iniziative sono state molto lontane dai suoi compiti statutari, che dovrebbero essere lo studio del fenomeno mafioso e del movimento che ad esso si oppone. Si sono fatte presentazioni di libri e “feste”, spesso dal sapore elettoralistico. E poi, proprio in questi giorni, sono stati ammessi nuovi soci, tutti di associazione amiche di Nicolosi, che così spera di farsi eleggere ancora presidente». Un chiaro attacco all’ex sindaco Nicolò Nicolosi, che è anche presidente del Cidma. Caustica la replica del consigliere dei Ds, Dino Paternostro: «Queste cose noi le abbiamo denunciate da cinque anni, beccandoci anche qualche querela, mentre Iannazzo faceva tranquillamente il vice-sindaco di Nicolosi, senza mai dire (almeno ufficialmente) una sola parola. Anzi, in giunta, insieme a Pio Siragusa, Vincenzo Labbruzzo ed altri che oggi sparano a zero, gli approvavano le delibere di nomina dell’avvocato. Il Cidma è stato gestito malissimo, in maniera clientelare, con diverse iniziative lontane dallo spirito statutario. E certamente non è stato “elegante” avere ammesso all’ultimo momento tutte queste associazioni amiche. Come è stato assurdo, con le modifiche statutarie del 2004, introdurre la norma che i due componenti indicati dal comune sono "eterni", cioè decadono solo per dimissioni volontarie. Solo il Papa, gli imperatori e i Re mantengono per tutta la vita le loro cariche. In un regime democratico una simile norma è gravissima. Dobbiamo dare atto, comunque, che tra le modifiche statutarie di domani è prevista anche l'abolizione dell'eternità. E' un fatto positivo, no?Adesso, comunque, si tratta di provare a dare una svolta. Coinvolgere anche il consiglio comunale nella sua gestione potrebbe essere un contributo in questa direzione».
A notte inoltrata, la “pace” è scoppiata con una “piccola” modifica dell’ordine del giorno: il consiglio comunale ha proposto al sindaco di sostenere in assemblea l’opportunità che il comune sia rappresentato nel direttivo da quattro componenti, di cui almeno due espressione del consiglio. E di sostenere anche che il presidente debba essere lo stesso sindaco, a garanzia di un ruolo adeguato del comune, che da al Cidma locali e finanziamenti. E, come d’incanto, l’urgenza della seduta consiliare non è stata più contestata e l’ordine del giorno ha avuto i voti favorevoli di tutto il consiglio comunale.
5 luglio 2007
Ma queste erano solo schermaglie. Il vero problema era il suggerimento che si voleva dare. Quale? In particolare, che nel consiglio direttivo, dove il comune è rappresentato da due componenti designati dal sindaco, uno sia espressione del consiglio comunale (il presidente o un suo delegato). «In questo modo – era la tesi dei consiglieri proponenti – il Centro Antimafia avrebbe rappresentato sia l’amministrazione che il consiglio comunale, sviluppando una maggiore sinergia che i due organi». Questo, però, avrebbe comportato che Iannazzo rinunciasse ad un componente. Un’operazione impossibile, anche perché il sindaco aveva già provveduto a nominarli tutti e due (se stesso e Mario Midulla). Ma questo Iannazzo e i suoi amici del Polo non potevano dirlo e l’hanno “buttata” in politica. «Noi siamo molto critici sulla gestione del Cidma di questi anni – ha detto Iannazzo nella sua “filippica” in aula – perché molte iniziative sono state molto lontane dai suoi compiti statutari, che dovrebbero essere lo studio del fenomeno mafioso e del movimento che ad esso si oppone. Si sono fatte presentazioni di libri e “feste”, spesso dal sapore elettoralistico. E poi, proprio in questi giorni, sono stati ammessi nuovi soci, tutti di associazione amiche di Nicolosi, che così spera di farsi eleggere ancora presidente». Un chiaro attacco all’ex sindaco Nicolò Nicolosi, che è anche presidente del Cidma. Caustica la replica del consigliere dei Ds, Dino Paternostro: «Queste cose noi le abbiamo denunciate da cinque anni, beccandoci anche qualche querela, mentre Iannazzo faceva tranquillamente il vice-sindaco di Nicolosi, senza mai dire (almeno ufficialmente) una sola parola. Anzi, in giunta, insieme a Pio Siragusa, Vincenzo Labbruzzo ed altri che oggi sparano a zero, gli approvavano le delibere di nomina dell’avvocato. Il Cidma è stato gestito malissimo, in maniera clientelare, con diverse iniziative lontane dallo spirito statutario. E certamente non è stato “elegante” avere ammesso all’ultimo momento tutte queste associazioni amiche. Come è stato assurdo, con le modifiche statutarie del 2004, introdurre la norma che i due componenti indicati dal comune sono "eterni", cioè decadono solo per dimissioni volontarie. Solo il Papa, gli imperatori e i Re mantengono per tutta la vita le loro cariche. In un regime democratico una simile norma è gravissima. Dobbiamo dare atto, comunque, che tra le modifiche statutarie di domani è prevista anche l'abolizione dell'eternità. E' un fatto positivo, no?Adesso, comunque, si tratta di provare a dare una svolta. Coinvolgere anche il consiglio comunale nella sua gestione potrebbe essere un contributo in questa direzione».
A notte inoltrata, la “pace” è scoppiata con una “piccola” modifica dell’ordine del giorno: il consiglio comunale ha proposto al sindaco di sostenere in assemblea l’opportunità che il comune sia rappresentato nel direttivo da quattro componenti, di cui almeno due espressione del consiglio. E di sostenere anche che il presidente debba essere lo stesso sindaco, a garanzia di un ruolo adeguato del comune, che da al Cidma locali e finanziamenti. E, come d’incanto, l’urgenza della seduta consiliare non è stata più contestata e l’ordine del giorno ha avuto i voti favorevoli di tutto il consiglio comunale.
5 luglio 2007
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