martedì 17 luglio 2007

Corleone, chi era la professoressa Maria Patti?

Ripubblichiamo un servizio del 25.10. 2003 sulla docente corleonese, in occasione della presentazione di un suo libro

di DINO PATERNOSTRO

CORLEONE - Se pensa a Linuccia, la sorellina morta di difterite nel 1941, all'età di 7 anni, ancora si commuove. «Era una bambina buona e bellissima - dice - e di un'intelligenza straordinaria». Si commuove anche a guardare le foto di papà Leoluca, che gestiva un negozio di generi alimentari nella centralissima via Bentivegna, e di mamma Emanuela, poste su una consolle, accanto a quella di nonno Peppe. All'età di 82 anni, Maria Patti, insegnante di lettere classiche in pensione, è ancora di un candore fuori dal comune. Ama la sua Corleone con grande intensità e non sopporta che se ne parli male, nemmeno per le gesta criminali di personaggi come Riina e Provenzano. «La mia città - sostiene - ha tanti personaggi importanti e positivi che non può essere offuscata da qualche figlio degenere». Non solo Leoluca e Bernardo, i due santi che costituiscono l'orgoglio di ogni corleonese. Non solo Bernardino Verro e Placido Rizzotto, “apostoli” dei contadini, entrambi assassinati dalla mafia. Ma anche dotti sacerdoti come don Biagio Ortoleva e don Giuseppe De Gennaro. Proprio su De Gennaro, figura eminente di sacerdote e di educatore, studioso di storia e di letterature classiche, vissuto tra la metà dell'Ottocento e i primi anni del Novecento, Maria Patti ha scritto un'opera in due volumi, alla quale ha lavorato per dieci lunghi anni. «A farmi scoprire la sua figura è stata una sua pronipote, la mia maestra della scuola elementare. Mi ha donato un volume scritto in latino e greco dal suo illustre congiunto, che io conservo gelosamente. L'ho voluto tradurre e pubblicare, inquadrandolo nel contesto dei fermenti politico-culturali risorgimentali», dice la professoressa Patti, che a Corleone (e non solo) resta una delle poche persone in grado di tradurre dal latino e dal greco e di scrivere in queste due lingue, che lei non considera affatto morte.Maria Patti ha frequentato il liceo classico a Corleone e si è laureata in lettere classiche all'Università di Palermo, in un periodo difficilissimo, durante la seconda guerra mondiale. «L'esame di laurea l'ho sostenuto il 4 luglio 1943 a Santa Flavia, dove il Rettore di allora aveva spostato la sede d'esami, dato che a Palermo i bombardamenti si susseguivano giorno per giorno». Ma l'esercito alleato, in quella terribile estate di sessant'anni fa, bombardò anche Corleone. «Conservo ancora - dice Maria Patti, mostrandocela - una scheggia di bomba che il 13 luglio mandò in frantumi i vetri di questa nostra casa a Corleone». Altri tempi e altri contesti storico-culturali, ma a quei tempi e a quei contesti Maria Patti è rimasta indissolubilmente legata. Ancora oggi, i valori che per lei contano sono Dio, Patria e Famiglia. Ancora oggi si commuove e racconta che, durante la guerra, lei digiunava per solidarietà con i soldati italiani al fronte, che pativano fame e sete.Nel pomeriggio di sabato, la figura di questa studiosa all'antica e la sua ultima fatica letteraria sono state al centro di un incontro-dibattito nel salone di San Ludovico, organizzato dall'amministrazione comunale, al quale sono intervenuti monsignor Emanuele Catarinicchia, già vescovo di Mazara del Vallo e per tanti anni decano-arciprete di Corleone, il prof. Giuseppe Spatafora, la prof.ssa Natalia Scalisi, il prof. Francesco Magno, il provveditore Giuseppe Giambalvo, il vice-sindaco Nino Iannazzo e il sindaco Nicolò Nicolosi.

Dino Paternostro


25.10.2003

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