sabato 18 agosto 2007

Ciampi: "Eccesso di finanza, torniamo all'economia reale"

I timori dell'ex capo dello Stato: "Si pensa poco alla produzione". Ma non si dice preoccupato: "Ne ho viste di peggio, lasciamo sgonfiare la bolla

di ROBERTO PETRINI
ROMA - "L'economia finanziaria ha preso il sopravvento, è ora di occuparsi di più dell'economia reale". Carlo Azeglio Ciampi guarda con preoccupazione agli ultimi sviluppi della crisi, scaturita dai mutui subprime americani, che sta contagiando i mercati internazionali. Dall'altopiano dell'Alpe di Siusi, in Alto Adige, dove sta trascorrendo qualche giorno di riposo, il senatore a vita Ciampi segue minuto dopo minuto i sobbalzi dei cambi e dei listini di mezzo mondo e scruta le mosse dei suoi ex colleghi alla guida delle banche centrali del pianeta. Ma di fronte allo sviluppo tumultuoso di derivati, hedge fund, finanza che sfugge ai controlli, invita alla prudenza e alla riflessione: pensiamo alle aziende, alla produzione reale e al prodotto interno lordo. In altre parole, a tutto ciò su cui fa perno il benessere delle nostre società. Una circostanza tuttavia gli dà conforto: oggi, anche in condizioni turbolente dei mercati, uno scudo c'è e si chiama euro. All'ex presidente della Repubblica stanno a cuore l'Italia e l'Europa: mai, come in queste ore, riscontra che la sua più grande fatica - la costruzione della moneta unica europea - si sta dimostrando uno straordinario meccanismo di stabilità e coesione. Torna alla mente l'episodio, raccontato nella biografia Carlo Azeglio Ciampi, l'uomo e il presidente (Rizzoli) scritta da Paolo Peluffo, dell'Ecofin di Bath in Inghilterra il 4 ottobre 1992: allora, diversamente da oggi, prevalse l'egoismo dei singoli paesi europei. "Le monete europee faranno la fine dei Curiazi infilzate una per una dalla forza dei mercati", disse Ciampi. Lo raggiungiamo al telefono, da poco ha lasciato un piccolo ristorante con le immancabili manifestazioni di simpatia.
Presidente - chiediamo - i mercati "ballano" paurosamente e gli italiani sono colti dall'incertezza. Si è fatto un'idea delle cause che hanno portato a questa ennesima crisi globale? "Purtroppo credo che l'economia finanziaria abbia preso uno sviluppo non direi eccessivo ma certamente ma al di là di quello dell'economia reale. Si pensa più alla finanza e meno alla produzione". La carta più importante in queste situazioni ce l'hanno in mano le banche centrali, soprattutto la Bce, custode dell'euro. Come devono giocarla? "Gli interventi delle banche centrali devono far sì che si riduca al minimo l'impatto negativo della crisi sull'economia reale e perché continui la crescita. Bisogna privilegiare misure che sollevino l'economia reale. Tutto questo va lasciato alla sensibilità dei banchieri centrali che vivono sui mercati, che hanno la sensibilità di graduare e indirizzare i loro interventi". Lei dice che le responsabilità della crisi sono da addebitare allo sviluppo dell'economia finanziaria. Come intervenire per frenarla? "Gli interventi delle banche centrali, come dicevo, devono essere volti ad immettere liquidità sui mercati e mirare al sostenimento della crescita economia. Bisogna tuttavia anche considerare che se ci sono delle "bolle", come quella che si è verificata, è necessario che si sgon-fino. Perché l'economia finanziaria è cresciuta in modo abnorme e ciò può solo portare danni". La Banca centrale europea è intervenuta ripetutamente. Come giudica il comportamento di Francoforte? "La Banca centrale europea si sta comportando con molta saggezza. Del resto i mercati europei hanno reagito meglio di quelli di tutto il mondo, abbiamo avuto una caduta forte dei mercati asiatici". Dobbiamo ringraziare l'euro che sta mettendo l'Europa al riparo da una crisi più profonda? "Direi di sì, ho fortemente voluto che l'Italia facesse parte dell'euro fin dall'inizio. Oggi i fatti dimostrano quanto sia stato importante per il nostro paese in particolare. L'influenza della Banca centrale europea, data la sua caratteristica di un luogo di esperti di tutte le banche centrali, ha funzionato". Pensa che siano necessari maggiori controlli? "Devono intervenire tutte le autorità che seguono i mercati finanziari, dalla Consob in Italia, alle analoghe strutture presenti negli altri paesi. Bisogna rafforzare le autorità di controllo". Si parla del ruolo delle agenzie di rating internazionale e si dice che spesso hanno dato i propri voti con un eccesso di leggerezza. Lei cosa ne pensa? "Le agenzie di rating dovrebbero essere più prudenti nel dare i propri giudizi e seguire meglio i mercati finanziari tenendo conto che le loro valutazioni hanno grande influenza sull'andamento delle Borse". Presidente, pensa che ne usciremo? "Ne abbiamo viste di peggiori. Sta molto alla sensibilità e alla saggezza dei banchieri centrali e delle autorità di vigilanza".
(La Repubblica, 18 agosto 2007)

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