sabato 10 novembre 2007

"Libero futuro - associazione antiracket Libero Grassi": Palermo finalmente ci crede

PALERMO - Un teatro Biondo gremito di gente ha accolto a Palermo la nascita di "Libero futuro - associazione antiracket Libero Grassi", la prima associazione antiracket del capoluogo siciliano composta da commercianti e imprenditori impegnati nella lotta contro le estorsioni. Il 21 gennaio 2005 Confindustria e Associazione nazionale magistrati organizzarono un convegno per parlare del fenomeno del racket, ma nessun commerciante di Palermo partecipò e la sala rimase vuota. Dopo quasi tre anni il comitato Addiopizzo è riuscito nell'intento di riempire il teatro con esponenti delle istituzioni, dell'imprenditoria della società civile.A sedici anni dall'omicidio di Libero Grassi, l'imprenditore che si ribellò al pizzo imposto dai boss mafiosi e per questo suo atto non venne sostenuto da nessuno dei suoi colleghi che lo lasciarono da solo. Adesso Palermo cerca di cambiare in meglio."Dobbiamo continuare su questa strada - ha detto Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia -, la presenza di tutta questa gente dimostra che c'è una nuova consapevolezza del fenomeno mafioso e di come combatterlo. Oltre alla creazione di associazioni, occorre che lo Stato continui a essere presente e sia vicino alle aziende". "Ho sempre detto che il fenomeno mafioso non si combatte di certo con la presenza dell'esercito - ha aggiunto Grasso -, è inutile continuare a chiedere interventi di questo tipo allo Stato. C'è bisogno invece di arginare gli introiti economici che derivano dal pizzo. Il lavoro della Procura antimafia ne è la migliore testimonianza. Quando Bernardo Provenzano è stato arrestato disse: 'Non sapete cosa state facendo'. Abbiamo dimostrato il contrario. Per i mafiosi è sempre più difficile avere un consenso condiviso e questo facilita la cattura dei boss. Dico anche grazie ai magistrati di Palermo. Pure io nel mio passato recente sono stato in trincea, ho visto il nemico negli occhi, ne ho sentito le voci e le intercettazioni e so cosa significa operare in questo contesto".A "Libero Futuro" hanno già aderito 40 imprenditori. Presidente è Enrico Colajanni. Ma il riferimento forte resta proprio Libero Grassi; il presidente onorario, infatti, è la vedova, Pina Maisano Grassi. L'annuncio è stato fatto dal presidente onorario della Fai, Tano Grasso, suscitando l'applauso della vastissima platea. Colajanni ha annunciato che l'associazione prenderà presto possesso di un appartamento confiscato a un prestanome di Bernardo Provenzano."Provavo a fare nascere un'associazione del genere da 16 anni, finalmente ci sono riuscito. Per la prima volta abbiamo creato un'associazione fatta da operatori economici che si ribellano al pizzo", ha detto Tano Grasso, presidente onorario del Fai.Al teatro Biondo si sono presentati anche i sottosegretari agli Interni Alessandro Pajno ed Ettore Rosato, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Francesco Forgione, il questore di Palermo, Giuseppe Caruso, e il prefetto Giosuè Marino. La gente ha applaudito Damiano Greco, il commerciante del Borgo Vecchio, un quartiere di Palermo, che ha denunciato i suoi estortori; ma anche Vincenzo e Fabio Conticello. Tra i tanti, pure l'appello lanciato agli imprenditori palermitani da Rodolfo Guajana, a cui fu incendiata l'azienda il 31 luglio scorso, dopo che si era rifiutato di pagare il pizzo: "Lo Stato è forte, lo Stato è vicino agli imprenditori. Dovete avere fiducia nelle istituzioni: è l'unico modo per combattere la mafia"."Quando la mia azienda ancora bruciava - ha continuato - molti imprenditori mi guardavano come se a loro non potesse succedere, perchè probabilmente pagavano il pizzo. Adesso io mi sento più forte di loro". L'impresa di Guajana dovrebbe riaprire l'1 gennaio prossimo. "Sulla data ancora sono incerto, perché mancano dei permessi delle amministrazioni locali. Inoltre, il Comune mi ha mandato una lettera dicendo che la ristrutturazione dei locali è interamente a carico mio. Tutto questo però non mi scoraggia, continuerò nella mia attività".L'iniziativa, che ha avuto la sua sigla finale con la canzone di Eduardo Bennato "L'isola che non c'è", è stata chiusa da Tano Grasso che ha invitato tutti a fare il gesto di vittoria con le dita della mano, "lo stesso segno - ha ricordato - che Davide Grassi, figlio di Libero, fece nel giorno dei funerali del padre mentre portava in spalla la sua bara".
La Sicilia, 10/11/2007

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