sabato 10 novembre 2007

IL VITTIMISMO: NUOVO MANIFESTO POLITICO DELLA CDL SICILIANA

di Agostino Spataro

Il vittimismo piagnone sembra sia diventato il nuovo manifesto politico del centrodestra dominante in Sicilia. L’ultima dimostrazione di questa bizzarra concezione della politica si è avuta l’altro ieri a Roma con la manifestazione, organizzata dal Movimento per l’Autonomia dell’on. Lombardo con la copertura (non unanime) dell’Unione delle province siciliane presieduta dallo stesso Lombardo, per chiedere al governo centrale l’emanazione dei decreti di assegnazione dei finanziamenti di strade secondarie in Sicilia e in Calabria.
Per come è stata ideata, gestita e propagandata, infatti, l’iniziativa si configura come un’altra tappa dell’escalation politico-mediatica che il centrodestra siciliano ha deciso di scatenare contro il governo Prodi. Forza Italia per non essere da meno ha lanciato una petizione popolare all’insegna della parola d’ordine: un euro e una firma per cacciare Prodi.
Insomma, nella CdL è tutto un gran fermento che non lascia presagire nulla di buono. Tanto che perfino alcuni dirigenti del centro sinistra se ne sono accorti e hanno cominciato a reagire. Anche se diversi esponenti e parlamentari del PD si sono fatti notare a Roma fra la folla eccitata dei manifestanti, assicurando a Lombardo e a Cuffaro un’insperata “trasversalità” contro il governo dell’Unione.
Ciò detto, preciso che nessuno vuol mettere in discussione la legittimità di quella manifestazione, ma solo rilevarne il suo carattere smaccatamente strumentale, pre-elettorale.
E, in quanto tale meritevole di una più incisiva reazione, non solo verbale, da parte delle forze destinatarie le quali dovrebbero tener conto di un particolare inquietante: il centro destra, che in Sicilia governa senza intralcio, sta mutuando gli stessi metodi e forme di lotta, perfino gli stessi slogan, un tempo usati dalla sinistra d’opposizione e dal movimenti sindacale.
Siamo di fronte ad un plagio evidente, ad una carenza di spirito creativo che, tuttavia, può dare i suoi frutti in un momento così opaco come quello che si vive in Sicilia.
Perciò, se il centrosinistra desidera neutralizzare questa offensiva deve rendere visibile e credibile il suo ruolo di opposizione e il suo progetto di alternativa di governo, uscire dalle logiche delle conventicole politiche e dai sollazzi delle aule parlamentari e consiliari e “riconquistare” la piazza, i quartieri, i luoghi di lavoro, le scuole, le università.
Evidenziando gli errori, gli abusi e le contraddizioni di questo centrodestra piagnone.
A cominciare dal fatto che marcia su Roma per reclamare autonomia per poi accentrare tutto a Palermo, che dell’autonomia dovrebbe essere la culla, dove non si muove foglia…che il presidente non voglia.
Ma andiamo al merito delle rivendicazioni. Intanto, c’è da rilevare che mai il governo ha posto in dubbio o addirittura “scippato” i finanziamenti in favore di Sicilia e Calabria.
Semmai, c’è stato un ritardo procedurale, tuttavia non tale da far gridare allo scandalo e comunque da giustificare questo tipo di mobilitazione e gli attacchi pesanti contro il governo di Romano Prodi.
D’altronde, il ritardo era stato già colmato con la firma del ministro Di Pietro (seguita da quella di Bersani) del decreto interministeriale per l’erogazione della prima quota di 500 milioni. Ma la gita a Roma – sostengono gli organizzatori- era stata già programmata e non si poteva più fermare la partenza dei pulmans. A proposito, sarebbe interessante rispondere alle interrogazioni parlamentari che chiedono di sapere chi paga per questo trasferimento di massa.
Insomma, tutti capiscono che si è trattato di una forzatura politica mirante a rassicurare quanti cominciano a nutrire dubbi sulla rotta intrapresa dal centrodestra alla regione e in molte di queste province delle quali nessuno comprende l’utilità effettiva.
In pratica, si urla contro Prodi per lanciare un messaggio a quei settori aggrappati alla spesa pubblica i quali vedono che le cose non girano come dovrebbero e che molte loro attese sono andate deluse.
Si è imbastita una manovra diversiva anche per confondere le idee ai cittadini siciliani che vedono arrivare soltanto tagli ai servizi sanitari e alla spesa sociale e bollette sempre più esose da pagare.
Tutto ciò si spiega, poiché siamo all’antivigilia d’importanti scadenze elettorali (in 7 Province e in quasi duecento comuni), rispetto alle quali i giochi non sono per nulla scontati, è c’è bisogno assoluto di far affluire finanziamenti per far fronte agli impegni assunti (e non mantenuti) e così riconfermare il vasto consenso ricevuto. Se non arrivano, o semplicemente ritardano (come in questo caso), allora bisogna trovare un nemico sul quale scaricare le responsabilità.
E se non si trova, s’inventa. Così il gioco è fatto. E chi meglio di Prodi può svolgere questo ruolo di capro espiatorio? Basta cucirgli addosso un’accusa diretta, personalizzata.
Questo fanno i vertici politici e istituzionali siciliani, quando accusano il capo del governo di coltivare un truce pregiudizio nei confronti della Sicilia.
La ragione di cotanto accanimento non è stata mai chiarita, lasciando ad intendere che potrebbe essere dovuto al fatto che l’Isola è una delle poche regioni governate dal centrodestra.
In realtà, la rivalità politica non c’entra nulla. Semmai, il governo di centrosinistra avrebbe tutto l’interesse di occuparsi benevolmente dei problemi della Sicilia per tentare di recuperare lo sfavorevole divario elettorale.
Per altro, tale, presunto astio non si riscontra nei rapporti con altre regioni governate dal centro-destra. Come, ad esempio, la Lombardia che costituisce il più importante bastione politico della CdL. Una conferma di ciò l’ho avuta, nei giorni scorsi, assistendo ai lavori della conferenza ministeriale fra Italia e America latina e Caraibi, tenutasi alla Farnesina con la partecipazione della presidente cilena Bachelet, di Prodi, D’Alema e di vari esponenti dei governi invitati.
Nei loro interventi Roberto Formigoni, presidente della regione Lombardia, e Letizia Moratti, sindaco di Milano, si sono relazionati col governo centrale in termini di proficua collaborazione su aspetti importanti riguardanti quella regione. Negli stessi termini si sono espressi gli esponenti del governo Prodi nell'accogliere le istanze dei dirigenti lombardi.
Insomma, a tutti è parso che fra la Lombardia del centro-destra e il governo centrale di centrosinistra esistano rapporti di cordiale e reciproca cooperazione. Com’ è giusto che sia.
Perché Prodi dovrebbe avercela solo con la regione siciliana?
Credo che per il bene della Sicilia sia auspicabile smettere questa capziosa polemica e concentrarsi sulle tante cose serie che restano a fare, per dare una risposta alla gran massa di siciliani onesti che, in questi giorni di successi contro la mafia, stanno riassaporando la speranza di un futuro migliore nella legalità..
10 novembre 2007

Nessun commento: