mercoledì 19 settembre 2007

Palermo, uno stadio per Vito Schifani, eroe della scorta di Falcone

L'impianto di atletica di Palermo avrà il nome di uno degli agenti morti a Capaci. La moglie commosse l'Italia ai funerali. L'iter per l'intitolazione è stato lungo e complesso. Poliziotto, ma anche atleta: era uno dei più forti in Italia sui 400 metri

di PASQUALE NOTARGIACOMO

PALERMO - Il 23 maggio del 1992 Vito Schifani avrebbe dovuto correre i campionati regionali di atletica leggera. Smessi i panni di agente della scorta di Giovanni Falcone, avrebbe indossato gli scarpini chiodati e la canottiera della sua società per correre i 400 metri piani, la specialità che tanto amava. Quel giorno, andò diversamente: allo svincolo di Capaci, Vito Schifani saltò in aria per mano della mafia insieme al giudice che proteggeva, a sua moglie Francesca Morvillo, e ad altri due agenti della scorta, Rocco di Cillo e Antonio Montinaro. Due giorni dopo, ai funerali nella chiesa di San Domenico, la vedova dell'agente, Rosaria Costa, rivolta agli uomini della Mafia, commosse l'Italia con un appello tanto straziante quanto disatteso: "Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare...ma non cambiano". Il grido di dolore di un Paese ferito. Quindici anni dopo, l'ondata emotiva dello stragismo mafioso è ormai sopita. Anniversari istituzionali, tenacia investigativa degli inquirenti e dolore dei parenti e amici sono spesso i soli a "celebrare" il ricordo delle vittime. Qualcos'altro però resta, e colora di tensione morale, anche luoghi e contesti lontani dalle aule giudiziarie e dai monumenti funebri. È notizia di oggi: lo stadio delle Palme, storico tempio dell'atletica palermitana, avrà il nome di Vito Schifani. Vittima della mafia, ma anche atleta.
Si tratta dello stadio in cui si sono allenati campioni storici come Salvatore Antibo, e per restare ai giorni nostri Anna Incerti. A due passi dal parco della Favorita, sotto Monte Pellegrino. Impianto per agonisti ma anche per centinaia di appassionati, ristrutturato a tempo di record e pronto per i campionati italiani di atletica leggera del 29 e 30 settembre. Evento storico per l'isola: per la prima volta si assegna lo "scudetto" dell'atletica a Palermo. Ma qualcosa di storico, c'è anche in questa intitolazione. Un'iniziativa tanto lodevole, a lungo sostenuta da Repubblica. Ma spesso rallentata, ostacolata e per diverso tempo dimenticata. L'idea originale risale a diversi anni fa, subito dopo la strage. Ma dopo il memorial Schifani del 1993, è stato per lungo tempo tutto fermo. Gli amici di Vito, l'hanno perseguita con inusuale tenacia, scontrandosi con prevedibili lungaggini burocratiche e con i silenzi delle istituzioni. Ci sono volute tre amministrazioni comunali, prima di arrivare al nulla osta. L'ultima, quella riconfermata del sindaco Cammarata, ha dato primo parere positivo il 13 agosto, prima della delibera definitiva del 18 settembre. Una gioia a questo punto quasi inaspettata, ma fortemente voluta da quanti soprattutto in Fidal, hanno sempre portato avanti questa causa. Lontano da politici, con "la terzietà dello sport" e soprattutto come sottolinea il consigliere nazionale Bartolo Vultaggio "per unire e non per dividere". La cerimonia ufficiale avverrà in concomitanza con i campionati nazionali, previsti tra dieci giorni, per i quali lo stadio delle Palme è stato rimesso a nuovo in 4 mesi, con una spesa di 1,3 milioni di euro. Una nuova pista, un nuovo anello esterno e nuove attrezzature per l'unico impianto palermitano di atletica leggera. Sono emozionati gli amici di Vito Schifani. Ce lo racconta Bartolo Vultaggio, che lo ha conosciuto bene: "Un ragazzo spensierato, con la leggerezza dei suoi 27 anni, ma anche il senso del dovere di chi ha sacrificato la vita per lo Stato, con un figlio di quattro mesi". Amava lo sport, l'atletica prima di tutto, ma anche il paracadutismo. "Molti si sono accostati all'atletica, soprattutto nei quartieri più degradati di Palermo - racconta Vultaggio - e poi hanno scelto un percorso in polizia, grazie ai gruppi sportivi, tanti che non avrebbero voluto vederlo neanche da lontano "uno sbirro". Non è il caso di Vito Schifani, ma di tanti altri ragazzi palermitani. "Certo - continua il consigliere Fidal - per amore della verità bisogna dire che il percorso non è stato facile". Pesano e non poco i pregiudizi storici-culturali che ancora resistono sulla figura degli agenti, sempre più "sbirri" che eroi. È molto contenta anche la vedova Schifani, Rosaria Costa. Felice per tanta tenacia. Lei adesso ha una nuova vita, lontano dalla Sicilia. Ma un pensiero speciale, per tutti quei ragazzi che correranno come il suo Vito, lo avrà.

(L'Unità, 19 settembre 2007)
FOTO: Lo stadio delle Palme di Palermo

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