giovedì 6 settembre 2007

Lotta al racket. Iniziativa del comune di Corleone: "Niente appalti a chi paga il pizzo"

(sari) «Nessun incarico alle ditte che pagano o hanno pagato il pizzo al racket delle estorsioni». A deciderlo è stato il comune di Corleone, attraverso un protocollo della giunta del sindaco Nino Iannazzo, approvato all'unanimità, intitolato al Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
In sostanza, l'atto deliberativo impegna le ditte che si aggiudicheranno appalti e servizi a sottoscrivere alcune clausole antimafia: «impegnarsi a denunciare alla stazione appaltante ed alle Forze dell'ordine qualsiasi tentativo di estorsione o di condizionamento all'acquisto di materie prime, per noli di mezzi ed attrezzature durante il corso dell'appalto e di accettare incondizionatamente la rescissione del contratto d'appalto nel caso in cui l'amministrazione venisse a conoscenza di tali evenienze attraverso atti pubblici o per qualunque altra via istituzionale non riconducibile alla denuncia dell'impresa». Dei paletti importanti che intendono arginare il fenomeno del racket, in un momento in cui è forte il rischio di una riorganizzazione della mafia. Il Comune alza così la soglia di guardia. Una diga virtuale fatta di regole trasparenti che renderanno l’iter di aggiudicazione delle gare più cristallino. Il protocollo è stato inviato a tutti i capi settore del comune per essere inserito in tutte le procedure d'appalto che saranno espletate.«Abbiamo voluto ricordare il generale Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e l'agente di Polizia Domenico Russo, con un atto d'indirizzo concreto che possa contrastare il fenomeno del pizzo e delle estorsioni da cui trae sostentamento Cosa Nostra - ha detto il sindaco Nino Iannazzo - Il generale Dalla Chiesa nella sua visita a Corleone nell'agosto 1982 aveva invitato gli amministratori del tempo a rivolgersi a lui per risolvere i problemi quotidiani dell'amministrazione».
E’ ormai chiaro che soffia un vento nuovo, deciso a contrastare tutte le forme di estorsione in mano alla criminalità organizzata. L’impulso è partito da Confindustria Sicilia, che ha fatto inserire nel proprio statuto la clausola che prevede l’espulsione per gli associati che si macchiano pagando il pizzo. La catena della lotta al racket conta ogni giorno di un anello in più. «La posizione degli industriali è un atto politico importante, perché è la prima volta che questa associazione assume un atteggiamento così netto – dice il segretario della Camera del Lavoro di Corleone, Dino Paternostro –. Nel caso del Comune, pur condividendo la presa di posizione contro il fenomeno delle estorsioni, credo che sarà difficile mettere in pratica questa procedura».
Salvo Ricco
Giornale di Sicilia, 5 settembre 2007

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