giovedì 5 giugno 2008

La Chiesa Dell’Addolorata compie 20 anni dall’erezione a “Santuario”

Venti anni fa veniva eretta a Santuario la Chiesa dell’Addolorata. Era il 30 Maggio del 1988, quando, alla fine di una solenne cerimonia Mons. Girolamo Liggio, vicario foraneo, lesse il decreto emanato dall’arcivescovo, che venne accolto dal grande applauso dei numerosissimi presenti.

La cerimonia si concluse con gli interventi del sindaco Michele La Torre e dell’arcivescovo Mons. Salvatore Cassisa, i quali espressero l’auspicio che il Santuario Mariano, nel XXI secolo, potesse divenire centro di vita spirituale nonchè scuola di autentica dottrina cristiana.

Per quella occasione la statua dell’Addolorata, per tutto il mese maggio, venne portata in pellegrinaggio in tutte le parrocchie di Corleone, dove fu onorata con grande devozione.

Le prime istanze, per elevare a santuario la chiesa dell’Addolorata, furono fatte dal canonico Salvatore Tortorici; fin dai primi anni settanta, si fece promotore di una cospicua corrispondenza con l’arcivescovo di Monreale Corrado Mingo, ma, essendo che ogni progetto richiede i suoi tempi, nello specifico furono i successori delle due cariche, il parroco don Calogero Giovinco e il vescovo Salvatore Cassisa, a portarlo a compimento

Oggi che ricorre il ventennale del Santuario, è doveroso ricordare che, don Pino Provenzano, curatore dello stesso a partire dall’anno 2000, si prodiga quotidianamente, nell’evangelizzazione della nostra comunità, orientata nella formazione spirituale e cristiana, in sintonia con l’insegnamento del Papa e dei Vescovi.

E’ pronto sempre, in ogni occasione, a rammentarci la dimensione universale della chiesa, si sforza di farci capire, che spesso le nostre comunità restano chiuse in un particolarismo localistico senza respiro autenticamente evangelico, e che ciò ci porta a non farci vedere al di là degli stretti confini della parrocchia.

Ci rammenta che il più delle volte ci si concentra sulle nostre piccole tradizioni locali e in esse si fa coesistere tutto il cristianesimo, cose che ci fanno perdere il senso di appartenenza alla Chiesa Cattolica, cioè universale.

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Notizie storiche sulla chiesa dell’Addolorata di Corleone

Parlare della Madonna Addolorata di Corleone è come tagliare una fetta di storia cittadina.

Questo meraviglioso simulacro fu voluto dal fondatore della chiesa a lei intitolata, oggi uno dei Santuari più rinomati della diocesi di Monreale.

La chiesa, con i suoi due secoli e mezzo di storia arricchisce, il patrimonio storico culturale di Corleone, essendo luogo di tradizione religiosa e di formazione cristiana, morale e civile, essa riflette nella sua pienezza, gli usi e costumi, le tradizioni, i risvolti socio-economici dell’intera cittadinanza.

Fu verso metà del secolo XVIII, che Matteo Toscano e il figlio, sacerdote Giuseppe, si prodigarono per la costruzione della chiesa.

Infatti nell’ottobre del 1745, gli spettabili signori Pietro Rodriquez, Vincenzo Scarpinati, Michelangelo Friia, pretore e giurati della città di Corleone, “donano e assegnano ai sopradetti Toscano, dietro loro richiesta, un terreno pubblico sito nel quartiere san Nicolò sul lato sinistro della trazzera Corleone - Chiusa, per la costruzione di una chiesa da intitolare alla Madre SS. dei Sette Dolori”.

Il tutto è riportato in atto notarile del 16-10-1745 presso notaio Giuseppe Sutera.

Vista la poca area disponibile ( 3 canne di latitudine e 9 di longitudine ), la costruzione venne impostata in forma ellittica, e per sfruttare al massimo l’area assegnata, vi si ricavò una costruzione ottagonale.

Lo stile architettonico è di chiara matrice borrominiana, tipica del settecento, certamente unico nel suo genere in Corleone e nel suo territorio; si sconoscono però i progettisti e così pure la maestranza che ha realizzato i lavori, conclusisi dopo cinque anni.

Il Toscano, finita la costruzione, pensò anche all’arredo sacro e a tutto ciò che serviva alla chiesa.

Con atto notarile stipulato il 14-08-1750 presso il notaio Vincenzo Sutera, i Toscano, “donano e assegnano alla chiesa due case site nel quartiere san Martino e due appezzamenti di terreno siti in contrada san Filippo” con disposizione di alcune clausole aventi carattere vincolante, di cui si riportano le principali:

-E’ dovere del beneficiale predicare assiduamente, confessare i fedeli e istruire i ragazzi negli elementi della dottrina cristiana.

-Che il rev. d. Giuseppe Toscano debba essere durante vita il beneficiale di detta chiesa, che i beneficiali pro tempore siano padroni di tutti i redditi di detta chiesa.

-Che il beneficiale da eligersi debba essere sacerdote nativo corleonese e dottore in sacra teologia.

-Che il patronato di detta chiesa risieda presso i superiori pro tempore della congregazione dei sacerdoti sotto il titolo della “ Sacra spina “;( questa congregazione gesuitica si forma a Corleone verso la fine del 1600). In mancanza di questi requisiti acquisisce diritto il priore del convento di san Domenico.

-Che dopo la morte del beneficiale il successore venga eletto dalla congregazione del Sacra spina ( che risiedeva nell’omonimo oratorio, inglobato nella casa parrocchiale della chiesa di san Leoluca ), e precisamente il martedì successivo la morte del beneficiale. In caso di impedimenti nel rispetto di tale scadenza, la vacanza venga colmata dal priore del convento dei domenicani.

Seguono altre clausole meno importanti.

Il sac. Giuseppe Toscano, divenuto primo beneficiale pensò fin da subito a dotare la chiesa di un simulacro.

Come si evince dall’atto di fondazione, Don G. Toscano manifestò, già in corso di costruzione della chiesa, l’intenzione di collocarvi, un nuovo simulacro della Madonna, che, sembra da alcune lettere di mastro Matteo Toscano esservi già collocata sin dalla sua inaugurazione.

Comunque, nella visita fatta nel 1756 da Mons. Testa, la statua è presente nella chiesa, posta sull’altare maggiore. (Vedesi inventario fatto per l’occasione).

Gli altri due altari sono dedicati al Cristo morente sulla Croce ed alla discesa dello Spirito Santo su Maria e gli Apostoli radunati nel cenacolo ( opera su tela scomparsa nei primi anni sessanta del secolo scorso ) .

Il Toscano, sacerdote di elevato spessore culturale, durante la sua breve permanenza su questa terra (morto a 33 anni nel 1754), ricoprì incarichi di alta responsabilità presso la cancelleria del tribunale della S. Inquisizione, dove fu notaro maggiore.

Certamente ebbe solida influenza nell’ambito del clero corleonese, essendo membro della congregazione gesuitica della “Sacra Spina” cui erano ammessi solamente le personalità più eminenti.

Questa congregazione affonda le sue radici nella venuta dei padri “Gesuiti a Corleone”, e attorno ad essi, ruota, intrecciando interessi economici, culturali e sociali.

E’ dimostrato, da documenti emersi di recente, come la famiglia Toscano fosse ben inserita nella compagnia del SS..Rosario, fondata e gestita dai padri Domenicani, il nonno Giuseppe e il padre Matteo ricoprono cariche di rilievo, in detta compagnia.

Nel contesto dei 4 anni di vita da beneficiale il Toscano, diede, alla chiesetta ed alla sua comunità, efficace impulso sulla via della crescita spirituale e religiosa; si prodigò molto per la costituzione della compagnia "dei servi di Maria", che aderì alla compagnia nazionale, con sede a Roma,(in sacrestia si può ammirare il diploma rilasciato dal segretario generale dei Servi di Maria, datato 1750).

Nel 1752 diede alle stampe un opuscoletto in lingua dialettale, dove sono riportate le preghiere di lode a Maria dei Sette Dolori.

Ulteriore testimonianza del suo operato lo riscontriamo in un atto stipulato, nel 1784, dal 2° beneficiale della chiesa il can. Andrea Governali, presso il not. Francesco Ciampallari ;

l’atto viene stipulato in occasione delle frane che si sono succedute a Corleone nello stesso anno, mettendo a rischio l’intera chiesa dell’Addolorata.

Nel descrivere la magnificenza della statua, che in quella occasione venne, per precauzione, messa al sicuro nella chiesa di san Pietro, viene reso noto che il Toscano aveva commissionato e fatto realizzare il simulacro da un artista poco noto, della terra di santo Stefano di Bivona

Come detto, alla morte del Toscano, successe nella carica di beneficiale il can. Andrea Governali; questi, fin da subito, trovò delle grosse difficoltà conviviali con il fondatore Matteo Toscano.

A mettere fine ad ogni dissenso dovette intervenire il Card. Francesco Testa, che in occasione della sacra visita fatta nel 1756, chiarì dubbi e interpretazioni, e stabilì regolamenti chiari per il proseguo del culto.

(vedi lettera di Matteo Toscano al Cardinale ).

Il signor Matteo Toscano non dovette restarci bene alla sentenza del Cardinale Testa, la delusione fu pesante, vide svanire, con la precoce scomparsa del figlio, il suo progetto d’investimento, il ritorno economico da lui preteso, venne a mancare.

Si dovette accontentare di quel poco che il nuovo beneficiale gli passava, rassegnandosi alla sentenza emanata dal cardinale Francesco Testa

L’attività spirituale svolta dal can. Andrea Governali durò un trentennio, fu figura di spicco del clero Corleonese, costruì la sua carriera vicino ai Domenicani, quale cappellano della confraternita del S.S.Rosario e canonico di fiducia della compagnia dei Bianchi

Della sua attività, l’ultima citazione cronologica, la si riscontra nell'archivio della compagnia del S.S.Rosario,nella relazione annuale del 1786, un documento di bilancio in cui vengono riportate le somme percepite dalla confraternita.

A succedergli fu il can. G. Termine, e poi Il can. Gaetano Billingeri, figure di alto spessore culturale del clero Corleonese, soprattutto il secondo.

Fin dall'infanzia eccelleva nello studio, al seminario assieme al suo coetaneo e compaesano Biagio Ortoleva, si affermava in tutte le competizioni culturali che si svolgevano fra seminaristi.

Agli esami di maturità passò brillantemente con le migliori lodi dei professori del tempo; Billingeri assieme a pochi altri era l'orgoglio del Cardinale F. Testa.

Non fu fortunato come beneficiale della chiesa, entrato in conflitto contro i domenicani, questi, alla prima occasione trovarono un alibi per spogliarlo del ruolo di beneficiale.

Nel maggio del 1802 gli fu tolta la carica, poiché, il vescovo di Monreale, lo sospese dalla facoltà di confessare le donne, lo si accusava di intrattenere rapporti molto intimi con una donna; venne quindi resa operativa una clausola dell'atto di fondazione.

Considerando la grande personalità del can. Gaetano Billingeri, persona molto colta, rinomata in tutto il regno come grande oratore, riformatore, portatore di nuovi ideali, sembra ovvio che l'accusa vuole essere solamente un alibi; l’ostracismo pianificato da parte dei domenicani riesce alla perfezione.

La congrega della “Sacra Spina” elesse il can. Giuseppe Vernagallo, ma anche lui fu privato della facoltà di confessare le donne e in attesa di riscontri da parte del vescovo per verificare la veridicità, la carica passò al Priore del convento dei Domenicani, nel rispetto di una clausola dell'atto di fondazione.

La vicenda viene resa evidente, da due lettere mandate dal can. G. Vernagallo al vescovo di Monreale, una datata maggio 1803, e l’altra datata 03.01.1804.

In quest’ultima si lamenta da parte del supplicante, come il priore di S. Domenico lasci scorrere il tempo ostacolando la sua richiesta di essere abilitato alla confessione delle donne; la supplica al suo vescovo sortì l’effetto di ottenere una risposta definitiva.

Per quanto tempo il priore tenne tale carica non è dato saperlo, di certo il can. G. Vernagallo non diventerà beneficiale della chiesa; il segno del suo passaggio è documentato nei quattro quadroni posti agli angoli del cupolone centrale, (la fuga in Egitto, la crocifissione e gli altri due, in uno dei quali si può leggere: “donati dal rev. benef. Giuseppe Vernagallo”), opera del suo interessamento.

In quel momento Vescovo di Monreale era Mons Mercurio Teresi, persona pia e santa, eletto il 12 marzo1802, consacrato nel Duomo di Monreale il 13 giugno dello stesso anno, il quale nello stesso anno fu colpito da una malattia cerebrale che lo portò alla tomba nel 1805.

Una risposta al rev. Vernagallo, sicuramente fu data, ma non essendo nelle grazie del priore di S.Domenico, non diventerà beneficiale della chiesa dell'Addolorata.

Apprendiamo, da documenti della compagnia della Misericordia, che lo stesso manterrà la carica di rettore della omonima chiesa fino al 1840.

Mentre il can. Gaetano Billingeri, morirà nel 1834 all’età 84 anni .

Da un atto notarile del 6 gennaio 1810, presso not. Sangiorgio apprendiamo che beneficiale della chiesa dei sette dolori è il can. Benedetto Firmaturi, essendo che lo stesso per maggiore convenienza, cedette in enfiteusi i due apprezzamenti di terra in contrada S. Filippo, che il Toscano aveva lasciato alla chiesa, a don Paolo Sarzana per il censo annuo di onze 1, tari'10, grana 10.

Il can. tesoriere Benedetto Firmaturi figlio del marchese Ferdinando, fu eletto canonico della collegiata nel 1791 come per atto presso not. Gaetano Gennaro di Corleone.

Si sconosce la data esatta della sua elezione a beneficiale, di certo resse la carica per un trentennio.

Sotto la sua reggenza nel 1827 la chiesa, per istanza e cooperazione del popolo, fu fatta sacramentale.

Nel 1835, giorno 22 gennaio, fece redigere atto presso not. Antonino Gristina dove si annotarono tutti i legati con le rispettive quote, di cui beneficiava la venerabile chiesa di Maria Addolorata.

Era consuetudine al succedersi di ogni beneficiale, che venisse redatto un atto notarile, infatti nel 1837 morto il beneficiale Benedetto Firmaturi, la congrega della "sacra spina" elesse il can. Vincenzo Cammarata, e l'atto di elezione venne redatto presso il notaio Bentivegna di Corleone, il giorno 1-9-1837.

Da questo atto notarile si evince l’importanza del ruolo ricoperto da questa congrega di soli sacerdoti, presieduta dalle figure più eminenti del clero corleonese.

IL neo eletto canonico, nei primi anni del suo apostolato, incorse in una lite con il marchesino Firmaturi, dovette faticare non poco per il recupero di alcuni oggetti di argenteria di proprietà della chiesa;, di ciò fa riferimento in una missiva del 30.07.1838, scritta al vescovo Domenico Benedetto Balsamo, .supplicandolo di intervenire nei confronti del Marchesino Firmaturi, nipote del defunto beneficiale suo predecessore, affinché restituisse anche un calice di argento col piede dorato che lui sostiene essere di proprietà privata, in realtà documenti attestano essere della chiesa”.

IL canonico Cammarata tiene la carica di beneficiale fino al 1854, gli succede il can. Vincenzo Bentivegna (come per atto presso not. G. Bentivegna dello stesso anno)che mantiene la rettoria fino al 1899.

Con la reggenza di quest’ultimo, si modificò una delle norme dello statuto originario, che stabiliva l’uscita in processione del simulacro solo in caso di necessità e per volontà della cittadinanza, e si stabilì che il simulacro venisse festeggiato annualmente, nel giorno della sua ricorrenza.

Fu costituita una compagnia di abitini preposti al trasporto del simulacro che, il beneficiale, scelse con esclusività fra il ceto dei “burgisi” (piccoli proprietari terrieri).

Con lettera del 22-10-1857, Mons. Tarallo, Vicario Capitolare della diocesi di Monreale, concesse che i preposti al trasporto della bara del simulacro, indossassero un abitino color violaceo con nastro e cordone relativo,e portassero come emblema sul petto un cuore trafitto da una spada.

Questa data, segnò l’inizio ufficiale dell’attività della confraternita;

Dal 1866, inoltre,in occasione della commemorazione del venerdi santo, la statua partecipa alla processione notturna seguendo il cristo morto.

Questa scelta deviante presa dal can. Bentivegna nei confronti dell’atto di fondazione, sarà stata sicuramente dettata dal cambiamento dei tempi.

Gli successe il Can. Salvatore Mondello, che resse la carica di beneficiale per circa un ventennio, operando con tanto zelo e portando tanti benefici alla chiesa, ma non permise mai a nessuno di scattare foto alla statua, perche le considerava diavolerie, essendo un accanito antimodernista.

(Fatto raccontatomi dalla nipote del Canonico Liborio Badami suo successore).

Infatti la prima fotografia scattata al simulacro nel 1900 per volere del can. Badami, ora in mio possesso, avvenne all’insaputa del can Mondello profittando del momento dei festeggiamenti per il 150° anniversario della statua che si trovava nella chiesa Madre.

Come sopra detto seguì nella rettoria il Can. Badami, morto nel 1931,in questo ventennio di reggenza furono apportate delle modifiche ai regolamenti della confraternità.

L’avere precluso, infatti la partecipazione di ceti diversi da quelli dei proprietari terrieri (Burgisi) comportò una considerevole riduzione del numero degli abitini; il canonico abolì quell’anacronistico regolamento e da quel momento furono ammessi uomini di ogni ceto sociale.

IL suo successore, il can. Salvatore Tortrici proseguì in quest’innovazione, rimasto in carica fino al 1984 anno della sua scomparsa terrena, è stato l’ultimo canonico della collegiata di Corleone.

Si spese moltissimo affinché la chiesa fosse eretta a “Santuario Mariano”.

Gli successero il parroco Calogero Giovinco e l’attuale rettore Pino Provenzano, che con molto zelo pastorale curano e fanno crescere la devozione mariana.

Per quanto riguarda il simulacro, le notizie in nostro possesso sono pochissime, dall’atto sopra citato del 1784, leggiamo che fu realizzato da un artista poco conosciuto, che operava nelle zone di Santo Stefano di Bivona in Provincia Di Agrigento; purtroppo fin quando non viene alla luce l’atto di committenza , le notizie saranno sempre sul vago.

E’ in progetto il restauro e la pulitura della statua, potrebbe essere l’occasione per far emergere l’autore della meravigliosa opera.

Infatti la statua si presenta molto annerita, l’uso massiccio delle torcie di cera che si è fatto in passato, ha sicuramente modificato i colori originari dati dall’artista.

A tal proposito mi ritorna in mente la “za Lucia” (una signorina devotissima all’Addolorata, che collaborava alla gestione della chiesa), che negli anni settanta, in occasione di una ripulitura di tutte le pareti della chiesa, ha dovuto faticare non poco per convincere i fedeli a non accendere le torce, subendo in qualche caso delle aggressioni;

Passati pochi anni l’usanza scomparve totalmente.

L’ultimo retaggio culturale di tale usanza, ci è stato consegnato in occasione della processione del 15 settembre del 2007: v’era una sola torcia sorretta da una devota, gurdata dai fedeli come si fa per un cimelio.

Corleone 30 Maggio 2008

Francesco Marsalisi

Note Bibliografiche

Ricerche Notarili presso Archivio di Stato di Palermo (Alla Gancia)

Ricerche Notarile presso Archivio storico di Corleone

Ricerche presso Archivio storico di Monreale, carpetta “Chiesa di S.M. Addolorata”

Rollo di carte contabili custoditi in sacrestia presso la chiesa. (Fornitomi dal l’amico G. Castro)

Bollettino Ecclesiastico Di Monreale anno 1911.

Manoscritto del Bruno anno 1787

Libro Antichità a Corleone di Salvatore Mangano ed. Palladium

Libro L’Addolorata di Leoluca Pollara Ed. Palladium

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