lunedì 4 febbraio 2008

Veltroni a Palermo: "Adesso in Sicilia bisogna voltare pagina!"

Palermo. Anche se ancora il candidato alla presidenza della Regione non è stato designato, il Partito democratico ha dato il via ieri, da Palermo, alla campagna elettorale siciliana. E, probabilmente, pure a quella nazionale. Anche se il leader del Pd, Walter Veltroni, spera ancora che il presidente incaricato, Franco Marini, riesca a formare un nuovo governo con almeno l'obiettivo minimo di modificare la legge elettorale. Ma che sia molto difficile che il tentativo riesca, lo ha ammesso il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, parlando del disegno di legge contro le infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione, già pronto: «Dubito che possa essere approvato entro martedì». Giorno in cui il capo dello Stato potrebbe sciogliere il Parlamento. Da parte sua Veltroni, ha rilanciato al centrodestra la proposta di dare vita ad una «grande coalizione subito» e non dopo le elezioni anticipate. Ovviamente, durante l'incontro su «La nuova Sicilia è passione, lavoro e legalità», si è parlato anche delle imminenti elezioni regionali e di programmi per rilanciare l'economia dell'Isola. Rilancio che non può fare a meno del binomio legalità e sviluppo. Cioè, senza una seria lotta alla mafia, l'economia sana non potrà mai decollare.Non a caso, è stato invitato a prendere la parola il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, molto applaudito dalla centinaia di persone che affollavano il Teatro Politema. Dalla platea più voci lo hanno esortato ad accettare la proposta del centrosinistra di candidarsi alla presidenza della Regione, ma Lo Bello ha detto, ancora una volta, no. Ha, però, indicato in alcuni punti sintetici un vero e proprio programma politico: «Bisogna abbattere il mito della Sicilia irredimibile; il mito della spesa pubblica; il mito che con la mafia si può convivere; il mito della politica che occupa gli spazi della società civile». Ed ha aggiunto, Lo Bello: «Oggi Libero Grassi sarebbe uno dei nostri leader».Tutto lo stato maggiore del Pd siciliano occupava le prime file del Politeama, c'era anche Rita Borsellino. Grande attenzione nel soppesare le parole di Veltroni, che ha speso parole di fiducia e di speranza per la Sicilia. «Molte cose nuove - ha detto Veltroni - ci sono sotto il cielo di Sicilia, certe rappresentazioni oleografiche che se ne fanno, sono di comodo. Oggi, c'è qui a parlare il presidente di quell'associazione di imprenditori che anni fa isolò Libero Grassi. Lo Stato in Sicilia c'è, ci sono anche tanti fermenti nuovi. Ho assistito con sdegno al festeggiamento di Cuffaro. E' la distanza dalla Sicilia nuova che sta emergendo».Veltroni ha ribadito che il suo partito affronterà le elezioni in autonomia, segnando la distanza dalla sinistra radicale: «Non ci potranno più dire che siamo alleati di quelli che bruciano la bandiera italiana». Così come nel pomeriggio, nella sede di Confindustria, parlando di infrastrutture ha detto che bisogna dire «basta all'ambientalismo del no». Una linea politica per smarcarsi dai veti incrociati, che hanno impedito la realizzazione di importanti progetti. Progetti che dovranno essere portati avanti da una classe dirigente giovane ed entusiasta: «Chi fa da vent'anni il parlamentare ormai è stanco». Parole che avranno creato i brividi alla schiena di parecchi dei presenti.In apertura dei lavori, il segretario regionale del Pd, Francantonio Genovese, ha sottolineato che è arrivato il momento di cambiare pagina. Molto seguito l'intervento della capogruppo al Senato, Anna Finocchiaro, che ha parlato delle eccellenze della Sicilia, tra le quali ha citato la «vivace università Kore di Enna che grazie al suo rettore Andò può esercitare un ruolo importante nel dialogo tra i paesi del bacino del Mediterraneo. «L'Autonomia - ha aggiunto - può essere una grande opportunità, ma non quella miserabile che ci presenta Raffaele Lombardo, né quella di chi si spoglia all'Ars».Pronta la replica del sen. Giovanni Pistorio: «Sono davvero deluso che la sen. Finocchiaro riservi un giudizio così approssimativo e banale, quasi offensivo, dell'esperienza dell'Mpa che aumenta sempre più i suoi consensi, a fronte di un centrosinistra, incapace e arrogante, che precipita sempre più in basso».

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