giovedì 7 febbraio 2008

Quei boss mafiosi a passeggio per le strade della Grande Mela

di SALVO PALAZZOLO
Le immagini degli emissari di Provenzano, il capo di Cosa nostra siciliana, a New York. Ma non sono turisti come tutti gli altri


PALERMO - Nelle foto al ristorante, in albergo e in limousine hanno l'aria di bravi ragazzi in vacanza a New York. Ma non sono turisti come tutti gli altri. Sono gli emissari di Bernardo Provenzano, il capo di Cosa nostra siciliana: nel novembre 2003, fu proprio lui a mandarli in missione, per rinsaldare i rapporti con i cugini della famiglia Gambino. Nicola Mandalà e Gianni Nicchi avevano questo incarico, e tutte le spese pagate. Lavorarono a lungo, così ha documentato l'Fbi, ma furono poco prudenti. Scattarono persino delle foto con le fidanzate, che la squadra mobile di Palermo ha poi trovato durante una perquisizione a casa di un amico di Nicchi, oggi latitante. Eccoli, i padrini siciliani a cena. Il primo a sinistra, è Frank Calì, l'emissario della famiglia Gambino. Al centro, c'è Nicola Mandalà, il rampante boss manager di Villabate che era ormai entrato nelle grazie di Bernardo Provenzano. A destra, Gianni Nicchi, 27 anni e già killer fidato dei padrini. Tutti con signora. Non hanno resistito a farsi immortalare anche in limousine e per le strade di New York, dopo aver fatto shopping. Scene dalla nuova Cosa nostra, quella che Provenzano aveva riformato dopo le stragi Falcone e Borsellino. Ma, probabilmente, non immaginava che le sue nuove leve si sarebbero concessi tanto. Lui, il capo di Cosa nostra, continuava a fare una vita riservatissima: non era ancora arrivato nel casolare di Corleone dove poi è stato arrestato nel 2006, ma di certo non si concedeva alcun lusso. Anche perché era reduce dall'operazione alla prostata, a Marsiglia, dove era stato accompagnato dal fidato Nicola Mandalà. E pure in Francia, il rampollo di Villabate aveva fatto la bella vita: la sera, quando finiva di assistere lo "zio Bernardo", andava sempre al casinò. In America, Mandalà e Nicchi si fermarono fino al 7 dicembre 2003. Le fidanzate tornarono subito a Palermo. Loro fecero invece una tappa a Milano. Due giorni dopo, Mandalà diceva alla fidanzata, al cellulare: "Ho preso due chili di coca... micidiale". Ecco il motivo del viaggio. A Palermo, i magistrati avevano compreso. Il pool costituto dai pm Prestipino, De Lucia, Di Matteo, Gozzo, Buzzolani e dagli aggiunti Pignatone e Lo Forte, aveva già segnato una svolta nell'indagine. Qualche tempo dopo, le intercettazioni chiarivano ancora. Qualcuno doveva essersi lamentato per le spese pazze dei rampolli a New York. Così Mandalà diceva alla fidanzata, e non sospettava di essere ascoltato al telefono: "Troppi soldi abbiamo speso. Troppi, troppi, troppi. Quarantamila euro. Solo l'albergo e l'aereo sono stati diciannovemila. E poi abbiamo speso ventimila euro lì". Mandalà rassicurava: "Non sono soldi nostri tanto...". Il 18 marzo 2004, il boss di Villabate tornò a New York, questa volta con due collaboratori, Ignazio Fontana e Nicola Notaro. Anche quella volta c'era l'Fbi a riprenderli. Eccolo, Nicola che scende dall'auto. Ignazio è il ragazzone con la camicia a righe e il borsello al collo. Notaro ha un gilet marrone e la giacca al braccio: è il più discreto della compagnia, in realtà era lui il vero manager. Con Frank Calì aveva costituito la Haskell international trading, che si era aggiudicata dalla multinazionale Nestlè un accordo di esclusiva per la distribuzione in America di uno dei marchi più amati dagli italiani. Il primo atto della società italo-americana fu una donazione di 300 chili di pasta ai pompieri della nuova caserma di Liberty Street, costruita davanti la voragine delle torri gemelle. Durante la cerimonia ufficiale di consegna a Ground zero, il 5 dicembre 2003, c'era anche il governatore dello Stato di New York a ringraziare i benefattori italiani, i soci della Haskell international trading. Ma presto, la Nestlè cominciò ad avere qualche dubbio, e fece saltare l'accordo con i distributori italiani.
(La Repubblica, 7 febbraio 2008)

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