Anche in Sicilia la sinistra potrebbe presentarsi ai prossimi appuntamenti elettorali divisa almeno in due schieramenti
di Emanuele Lauria
È stato per 18 anni il volto più noto di Rifondazione comunista in Sicilia. Francesco Forgione (nella foto) è stato l´ultimo emblema della falce e martello all´Ars, di un´opposizione griffata ma senza inciuci, fedele al dogma della legalità e dell´antimafia. Domani il pupillo di Bertinotti, il più durevole segretario siciliano del partito (dal 1996 al 2001), reciterà il suo ultimo intervento al comitato regionale del Prc e annuncerà il suo addio. Seguirà Nichi Vendola nel nuovo «movimento per la sinistra» lasciando al suo destino Ferrero e tutti quelli, dice, «che vogliono creare un involucro meramente ideologico utile solo ad accreditare il Pd come unica alternativa credibile al centrodestra». Forgione - che vive ormai fra Palermo, Roma e L´Aquila dove insegna - è anche l´immagine di una sinistra in movimento, uscita a pezzi dal 2008 elettorale ma ancora percorsa da addii e lacerazioni. E con una doppia tagliola sul suo cammino: al possibile sbarramento al 4 per cento alle europee - tema attuale di dibattito - in Sicilia si somma lo sbarramento certo al 5 per cento alle amministrative, recentemente introdotto dall´Ars. A giugno ci sarà un nuovo, impegnativo, banco di prova per i reduci delle forze antagoniste e movimentiste nel regno di Lombardo e del Pdl. Una sfida nella sfida: sostituire a caratteristiche quali «snobismo e litigiosità», per dirla con le parole di un preoccupato Giusto Catania, la capacità di aggregarsi. Con l´obiettivo della sopravvivenza. Questa travagliata fase politica mette a repentaglio anche antichi sodalizi umani e politici. Come quello fra Forgione e lo stesso Catania, che invece rimane sotto le bandiere del Prc: un divorzio che si consuma, anche se i due amici che si separano concordano sulla necessità di un´alleanza che coinvolga l´intera sinistra. In vista, appunto, dei prossimi appuntamenti elettorali.
«Presentarci ancora una volta frammentati equivale a un suicidio politico. È a questo che puntano i gruppi dirigenti dei partiti?», chiede Catania. Sulla base anche dei dati delle ultime regionali, che nel 2006 hanno visto le formazioni di sinistra superare di poco il 5 per cento, nel 2008 fallire il traguardo e restare fuori dall´Ars. E invece.E invece anche in Sicilia, come nel resto d´Italia, la sinistra potrebbe presentarsi ai prossimi appuntamenti elettorali divisa almeno in due schieramenti. Da un lato c´è una possibile lista comunista formata dal Prc - che tenterà domani di eleggere finalmente il successore di Rosario Rappa alla segreteria regionale - e dal Pdci di Diliberto, rimasto orfano nell´Isola di una figura simbolica come il sindaco di Gela Rosario Crocetta (transitato nel Pd): «Naturale che abbiamo accusato il colpo - ammette Orazio Licandro, responsabile organizzativo dei Comunisti italiani - ma ci interroghiamo sulla credibilità di Crocetta: non depongono a suo favore le voci di un addio legato a una candidatura alle europee. Ma il partito è organizzato attorno al suo segretario regionale (Salvatore Petrucci, ndr) e gli ultimi sondaggi ci danno in crescita a livello nazionale». Già, ma le alleanze? «Noi stiamo lavorando con il Prc di Ferrero alla costruzione di un unico partito che si colleghi alla tradizione comunista. Sono le altre forze a dire no a un dialogo con noi. Forse perché guardano al Pd o vogliono presto finirci dentro».E l´altro cartello è quello composto dai vendoliani, dalla Sinistra democratica e dai Verdi. Qualcosa di più di una coalizione elettorale, rammenta il coordinatore nazionale di Sd Claudio Fava: «Da un anno lavoriamo a un progetto politico ben definito, quello di una sinistra non comunista, non settaria ma aperta al contributo della società e di intellettuali quali Moni Ovadia e Stefano Rodotà. Una vera alternativa a un Pd che in Sicilia - dice Fava - è esile e malinconico, che appoggiando lo sbarramento al 5 per cento ha barattato la sua sconfitta con piccoli spartizioni politiche». Certo, pure Sd deve fare i conti con qualche illustre defezione: il segretario regionale, l´ex senatore Gianni Battaglia, si è dimesso dall´incarico. Anche lui viene dato in viaggio verso il Pd. È stato sostituito dall´ex sindaco Acicastello Paolo Castorina, che con Fava condivide un passato da atleta di buon livello: pallavolista il primo, pallanotista il secondo. Serve uno sforzo da campioni, per risollevare una sinistra che nell´Isola è ai margini di quasi tutte le istituzioni. Il gioco di squadra Fava lo vede con i socialisti di Nencini e naturalmente con Rita Borsellino, tentata però anche da Di Pietro. Che la porta di quest´aggregazione sia chiusa alla lista comunista è invece confermato da Massimo Fundarò, componente del coordinamento nazionale dei Verdi: «Ci viene difficile dialogare con un Prc che, con la segreteria Ferrero, afferma una linea identitaria da vecchio Pci. Noi abbiamo un programma riformista, di governo, che può ripartire dai Comuni siciliani. Perché non crederci?». Perché?
(La Repubblica, 31 gennaio 2009)
sabato 31 gennaio 2009
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