venerdì 29 febbraio 2008
Mafia, la sfida di Riina jr. a passeggio con i familiari per le strade di Corleone
PALERMO - Il figlio del boss Riina, scarcerato ieri per decorrenza dei termini, ha trascorso il primo giorno di libertà passeggiando per Corleone insieme ai familiari. Ha sfidato lo sguardo incredulo di qualche compaesano, salutando con sorrisi e cenni della mano gli amici che non vedeva da sei anni, da quando fu arrestato per associazione mafiosa. Il sindaco Antonino Iannazzo non esita a definire "scoraggiante" l'episodio: "Saremmo stati ben felice se fosse andato a vivere da un'altra parte", ammette con rammarico. "La sua presenza in città ci mette in difficoltà. Sarà il test effettivo per capire se Corleone ha maturato gli anticorpi contro Cosa nostra. La città non è quella che lui ha lasciato anni fa. C'è stato un cambiamento profondo ed è maturata la consapevolezza del vantaggio della legalità" Felpa celeste, jeans e piumino bianco griffato - lo stesso che indossava ieri all'uscita dal carcere di Sulmona in Abruzzo - Salvatore Riina, "Salvuccio", figlio di zu Totò e nipote di Leoluca Bagarella, ha camminato per le strade della "sua" Corleone a testa alta. Prima, nella caserma dei carabinieri dove era andato per firmare il libro dei vigilati, ha voluto conoscere il comandante della compagnia. Unici obblighi imposti al figlio del boss, la dimora a Corleone, il divieto di frequentare pregiudicati e la firma in caserma tre volte alla settimana. La legge lo ha scarcerato per colpa della giustizia troppo lenta ma a lui non basta e annuncia ricorso alla corte Europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Protesta contro un'inefficienza dell'apparato giudiziario che lo ha trattenuto in "carcerazione preventiva" troppo a lungo. "E' una violazione dei diritti dell'uomo", ha tuonato il suo avvocato Antonio Malagò. Secondo i magistrati, Salvuccio "era diventato il nuovo punto di riferimento della famiglia Riina e protagonista della riorganizzazione della cosca che egli gestisce come una vera e propria impresa". Ma la Cassazione non ha fatto in tempo a valutare se rendere definitiva la precendente condanna a otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa.
La Repubblica, 29.02.2008
giovedì 28 febbraio 2008
Carriera di un aspirante boss, tra bravate, pizzo e affari
di ENRICO BELLAVIA
In carcere c'era finito nel giugno del 2002. Due anni dopo gli avevano contestato la partecipazione allo sterminio di una famiglia di Corleone insieme con il fratello. L'accusa che lo vedeva assassino a 17 anni era poi caduta. Scalpitava e tanto per tornare libero già da mesi, Giuseppe Salvatore Riina, per tutti Salvuccio. Lo avevano intercettato mentre pronunciava frasi ingiuriose nei confronti di Falcone e Borsellino e al processo, giocando il ruolo del figlio oppresso da un cognome ingombrante, aveva anche fatto pubblica ammenda per quelle offese. Non gli era bastato a evitare una condanna pari quasi al doppio di quella definitiva.
Altre e decisive prove della smania di seguire le orme del padre aveva rassegnato alle microspie. Era caduta così anche la patina di rispettabilità che aveva provato a darsi commerciando in macchine agricole con
Aveva in odio il sindaco ds Giuseppe Cipriani, uno dei più dubbiosi sull'effettiva riabilitazione dei figli di Riina. Proprio Cipriani aveva accolto quei ragazzi in municipio, quando, dopo l'arresto del padre erano tornati dalla clandestinità, nel 1993. Aveva avvertito sulla necessità di evitare che le colpe del superboss ricadessero sui figli. Ma i rampolli di Riina avevano subito rivelato ben altre aspirazioni. Il danneggiamento della lapide di Falcone e Borsellino nella piazza di Corleone, diverse altre spacconate, le corse in motorino, le risse in discoteca avevano gelato le speranze di quanti speravano che il terzogenito di Totò u'curtu sfuggisse al suo destino.
Il resto lo hanno fatto le intercettazioni nella sua auto. Durante i lunghi viaggi in giro per
A partire dal furto telematico di milioni di euro ai danni del Banco di Sicilia, Riina Jr era entrato in affari con Gianfranco Puccio, suo amico di infanzia e puntava a "riempirsi i sacchittuna con i soldi illeviti (riempirsi le tasche con i soldi facili" . Per questo dava lezioni di economia, invitando i soci a fatturare acquisti con l'Agrimar: "Tu devi anche sapere... riciclare, i soldi quelli "illè" (in nero, ndr), li puoi fare spuntare "original"". Aggiungeva che "i soldi non si tengono sotto il mattone, perché altrimenti fetono (puzzano) e allora bisogna movimentarli".
Teneva fede al patto di una Corleone tranquilla, dove neppure la droga circola, a costo di sforacchiare a pistolettate l'auto di uno spacciatore riottoso. "L'ordine qui sono io", ricordava con spocchia a un benzinaio a corto di carburante che si giustificava sostenendo che le esigue scorte gli servivano per le forze dell'ordine.
Analizzava a suo modo la crisi delle casse mafiose. E a Salvatore Cusimano diceva: "Se tu pensi quello che ha fatto mio padre, allora io oggi dico con quello che ha fatto mio padre di pizzo, allora oggi noialtri neanche possiamo fare l'uno per cento. C'era più benessere, i soldi si facevano, oggi vedi che non si possono fare più".
Aveva del resto una sua idea sulla dissociazione dei boss e rivendicava con orgoglio: "Noi putroppo siamo quelli all'antica, noi ci mangiamo la galera". È quello che ha sempre pensato del padre e dello zio Leoluca Bagarella: "Linea dura!! Ne pagano le conseguenze, però, sono stati uomini, alla fin fine". Passando per l'autostrada di Capaci commentava: "A maggio ci fu sta strage, a luglio l'altra e poi a gennaio hanno arrestato a mio padre. Perché io non so come sarebbe andata a finire, si o statu poi un ci avissi fatto calari i corna". Ed ecco come vedeva la repressione del dopo stragi causata dal clamore degli attentati: "Purtroppo ci fu troppo accanimento, e poi che "sciddicò (scivolò, ndr) a palla", "sciddicò u peri" nel momento giusto". L'intento delle stragi era chiaro: "Perché noi le corna gliele facevamo a tutti i compagni e dirgli "qua in Sicilia ci siamo noi", forse da là sopra in poi ci siete voi, "ma cca semu nuatri".
(la Repubblica, 28 febbraio 2008)
Termini scaduti, libero Riina jr. E nasce la polemica: "Assurdo"
PALERMO - "Salvuccio" Riina è libero. A bordo di una Mercedes nera ha lasciato il carcere di Sulmona. Jeans nero, felpa rosa e giubbotto senza maniche Moncler, Giuseppe Salvatore Riina, 27 anni, il più piccolo dei figli maschi del boss Totò e nipote di Leoluca Bagarella, ha lasciato alla spalle il pesante portone del carcere speciale alle
Addirittura l'avvocato di fiducia Luca Cianferoni ha "contestato l'ingiusta detenzione almeno a partire dal giugno scorso. I termini prevedono in questo caso due anni oltre le sospensive per la stesura delle sentenze. La sentenza annullata è del 2 luglio 2007, la prima condanna è del 31 dicembre 2004. Abbiamo fatto i nostri conti e alla fine il procuratore generale della Cassazione ci ha dato ragione". Nella pratica significa che Riina jr potrà attendere fuori dal carcere la sentenza definitiva. Senza alcun provvedimento restrittivo. Libero a gestire l'enorme potere della famiglia.
Giuseppe Salvatore Riina era stato arrestato nel 2002. Secondo i magistrati "era diventato il nuovo punto di riferimento della famiglia Riina e protagonista della riorganizzazione della cosca facente capo al padre che egli gestisce come una vera e propria impresa". Accusato di associazione mafiosa ed estorsione, Riina jr era stato condannato in primo grado a 14 anni e 6 mesi. In appello la pena era stata ridotta a 11 anni e 8 mesi.
E la conclusione della vicenda non ha tardato a provocare reazioni. Dura quella del ministro dell'Interno, "amareggiato", che manda la sua solidarietà alle forze dell'ordine anche se - dice - "sono sicuro che non si scoraggeranno per questo episodio". E il suo collega di governo, il guardasigilli Scotti, ha chiesto "informazioni urgenti su tutto l'iter processuale". Proteste dalle associazioni antimafia mentre l'Unione delle camere penali torna a chiedere processi più rapidi.
(La Repubblica, 28 febbraio 2008)
mercoledì 27 febbraio 2008
martedì 26 febbraio 2008
Anna Finocchiaro: "Lombardo? Un disastro"
ROMA - "E' una partita difficile, ma sicuramente non scontata, sia dal mio punto di vista che da quello del mio avversario". Anna Finocchiaro, candidata governatrice del Pd, ha parlato della sfida per la presidenza della Regione siciliana a Sky Tg24.
La Regione siciliana, ha detto, "non può più essere usata come una grande mammella del consenso elettorale. Nella pubblica amministrazione si entra se occorre assumere e non per chiamata diretta perché questo mi pare un modo distorto di concepire il potere istituzionale che in quel momento si esercita".
Finocchiaro non ha mancato di dare qualche stoccata al suo avversario, Raffaele Lombardo: "Con lui ho rapporti personali buoni, politici... un disastro. E' stato contemporaneamente presidente della provincia e vicesindaco di Catania, non vorrei imputargli colpe non sue, ma forse dovrà rispondere delle svariate centinaia di migliaia di euro di deficit con la città che è al buio e tra poco avrà anche problemi con l'immondizia".
La senatrice ha quindi precisato: "Se mi fossi dovuta basare solo sulla consistenza delle forze di centrosinistra e di centrodestra in Sicilia sulla base degli ultimi dati elettorali, avrei dovuto dire 'scusate, ma vado per un mese in vacanza'.
Invece mi sono candidata perché dalla Sicilia ho avuto molto ed è arrivato il momento di dare".
"Io penso che oggi - ha aggiunto - sia arrivato il tempo di dare ai siciliani anche un'altra immagine di ciò che
"La mia candidatura, quello che farò e che dirò, è rivolto a un ambito elettorale più ampio dello zoccolo duro del centrosinistra. Quello che propongo - ha osservato - è un modello di sviluppo alto per
La senatrice ha poi osservato che rispetto alla candidatura di Rita Borsellino, con la sua candidatura "torna in campo la politica" in senso stretto, rispetto a quella comunque svolta dai movimenti. "La mia - ha concluso - è una candidatura politica".
Infine il ponte sullo Stretto: "Non discuto la modernità dell'opera, ma abbiamo poco tempo e un ritardo da colmare.
26/02/2008
Raffaele Lombardo, leader Mpa: "Rinnegare Cuffaro è da vermi"
CATANIA - "Ho un'amicizia trentennale con Cuffaro e a differenza di molti uomini della sinistra, che da lui hanno ottenuto vantaggi e privilegi, non lo rinnego. Mi sembra da vermi fare questo". Così si è espresso il leader del Mpa e candidato del centrodestra a governatore in Sicilia, Raffaele Lombardo, alla trasmissione 'Panorama del giorno' di Maurizio Belpietro.
Sulla 'continuita" tra lui e Cuffaro avanzata dal centrosinistra, Lombardo sottolinea: "La continuità che posso assicurare è con un governo dell'Ente locale". "Sono stato fino a qualche giorno fa - ricorda - presidente della Provincia di Catania e vari sondaggi, uno del Sole24ore, mi attribuiscono, sarà pur merito delle mie capacità di amministrare, i primi posti in quanto riguarda a fiducia dei cittadini e crescita di consenso tra gli elettori. Insomma non credo di aver ingannato nè illuso i miei elettori".
Alla domanda se è famoso per avere fatto assunzioni, come pubblica un quotidiano, Lombardo replica che è "una grande menzogna, con cui non solo mi pagherò le spese della campagna elettorale, ma assicurerò il futuro alle prossime generazioni per il danno che mi venga risarcito". "Io ho assicurato dignità e certezza di lavoro a gente che lavorava - ha concluso Lombardo - parlo di 420 persone o qualcosa del genere, alla provincia attraverso cooperative che sfruttavano questi lavoratori. Non costa un euro di più".
Il leader del Movimento per l'autonomia Raffaele Lombardo "non vede alcunchè di male" se a sostenerlo nella sua candidatura a presidente della Regione Siciliana ci dovesse essere
"In Sicilia è stata fatta una scelta un po' autonoma rispetto a quanto accaduto a Roma: qui sia al governo delle Regione sia in tutti gli Enti locali siciliani o quasi in tutti, Udc, Mpa e quello che oggi è il Pdl e che ieri era Forza Italia e An, governano insieme", ha poi aggiunto Lombardo.
"Anche oggi il governo della Regione - ha osservato Lombardo - si riunisce e lavora assieme. Sarebbe stato assurdo riprodurre in Sicilia una divaricazione che avrebbe indebolito la governabilità e la stabilità non soltanto di una regione in cui organi si rinnovano ma in tanti locali che continueranno a governare anche nei prossimi anni".
"Tra l'altro - ha rilevato l'eurodeputato - si tratta di un'anomalia di cui c'è poco da scandalizzarsi. Qui abbiamo lavorato insieme. Invece per quanto riguarda il fronte del centrosinistra a Roma si è vista e determinata questa divisione profonda con
26/02/2008
Il Sub-Priorato del Piemonte dell’Ordine di San Fortunato onlus
Per ricorrere un po’ le tappe della creazione del Sub-Priorato del Piemonte dell'Ordine di San Fortunato onlus, bisogna risalire alla sera del 2 luglio 2005, quando a Torino è stata ufficialmente inaugurata l’ Associazione omonima, con scopi culturali e caritatevoli che opera in tutti i campi della cultura e dell'assistenza sociale. Per ripercorrere le tappe che hanno portato alla creazione di questo Ordine, bisogna tornare al 600 d.C., quando Fortunat di Poitiers, allora Cardinale della città, fondò un circolo di amici che operava in campo sociale. Dopo la sua morte fu Prosper Montaigner a continuare quest'attività, ponendo come pilastri per un buon operato, i principi del bene e della bellezza. Da questi presupposti nel 1950 Réné Morand fondò un Club intitolato proprio a Prosper Montaiger e in seguito Armand Tètard ampliò ulteriormente l'attività del Club non solo operando per il miglioramento dell'alimentazione umana, ma anche abbracciando tutti i settori culturali. Le attività del Club ebbero risonanza anche in Germania, dove il Professor Jörg Mara trasformò
lunedì 25 febbraio 2008
Anna Finocchiaro: "Ma Lombardo come Cuffaro"
ROMA - "Quello che è avvenuto in queste ore non è che l'epilogo naturale di una vicenda il cui unico obiettivo è la gestione del potere in Sicilia. E da questo punto di vista la candidatura 'unitaria' di Lombardo sancisce la perfetta continuità con il precedente governo di centrodestra". Anna Finocchiaro, candidata del Pd alla presidenza della Regione siciliana, commenta così l'intesa tra Pdl e Mpa per opporle Raffaele Lombardo nella corsa alla guida della Regione.
"Si tratta - aggiunge - della conferma di una concezione del potere fatta di occupazione della pubblica amministrazione, di clientele, di inefficienze e di sprechi. Oggi tutto è uguale a ieri: Lombardo come Cuffaro. E in tutto questo la rivoluzione di Miccichè si 'spegne' con una poltrona al governo nazionale".
"Per noi non cambia nulla - conclude la presidente dei senatori del Pd - Lo sapevamo e ce lo aspettavamo: si conferma ancora più forte la necessità di un cambiamento per la nostra isola e oggi sono ancora più convinta che accanto a noi ci saranno le risorse più sane, le forze più oneste, i talenti più brillanti, le donne e i giovani della Sicilia".
Regione Sicilia, accordo trovato nel centrodestra
ROMA - "Silvio Berlusconi mi ha chiesto di essere il garante, a livello di governo nazionale, del rinnovamento e del cambiamento nella politica siciliana: io fino ad oggi mi sono sempre rifiutato per non dare l'idea di alzare il prezzo ma oggi quella partita è finita e la situazione è diversa". Gianfranco Miccichè ha ritrovato il feeling con Silvio Berlusconi.
"Sul piano siciliano - aggiunge Miccichè - sceglierò gli uomini della giunta Lombardo ed è possibile che presenti una lista composta da giovani, da nuove idee, per continuare la battaglia di rinnovamento. Al governo nazionale posso continuare questa lotta per un nuovo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno in grado di governare al meglio l'importante capitolo del quinquennio di sviluppo "Agenda 2007-2013".
Tornando sulle trattative che hanno portato all'intesa sulla candidatura di Raffele Lombardo, Miccichè si dice d'accordo con Marcello Dell'Utri quando sostiene che il candidato ideale sarebbe stato Stefania Prestigiacomo: "Di questo - aggiunge - ne è consapevole anche il presidente Berlusconi, anche lui voleva Stefania, tuttavia è stato costretto a indicare Lombardo per una serie incredibile di pressioni. Solo ieri sera si era convinto del progetto ed era stato freddo con Lombardo. Poi, però, hanno fatto credere a Berlusconi che senza Lombardo ci sarebbe stata una sconfitta sicura, cosa che invece non ci sarebbe stata".
Al cronista che gli chiede se l'appoggio di Cuffaro a Lombardo possa creare qualche imbarazzo a livello nazionale al Pdl, Miccichè risponde con una battuta ironica: "Evidentemente c'è un motivo per cui Kafka è nato a Vienna e Pirandello è nato in Sicilia".
Miccichè poi aggiunge: "Sono molto soddisfatto dell'ultimo incontro con il presidente Berlusconi che ancora una volta ha dimostrato il suo interesse reale nei confronti di tutto il Sud e della Sicilia in particolare e della necessità di rafforzare gli strumenti di legalità".
Stamane Miccichè, vice coordinatore nazionale di Forza Italia, ha incontrato a Roma il leader del Pdl, insieme ai parlamentari siciliani di Fi Pippo Fallica, Mario Ferrara e Gaspare Giudice e al deputato regionale Michele Cimino. "Su questa base - sottolinea Miccichè - ho garantito al presidente il mio rinnovato impegno nei confronti del suo progetto e, in conseguenza, di quello di Raffaele Lombardo, con cui spero di incontrami quanto prima per discutere del programma per il futuro".
24/02/2008
venerdì 22 febbraio 2008
Rita Borsellino: "Perchè il tandem con Anna Finocchiaro..."
Per questo vi chiedo: restatemi accanto. Mi fido di voi.
Rita Borsellino
giovedì 21 febbraio 2008
Mafia, sequestrato il tesoro di Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo
PALERMO - Beni per circa 150 milioni di euro sono stati sequestrati a un prestanome dei boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. A farlo sono stati gli agenti della sezione Misure di prevenzione della questura di Palermo che, nell'operazione denominata ''Secret business'' hanno apposto i sigilli a centinaia di immobili in provincia di Trapani e di Palermo riconducibili ad Andrea Impastato, 60 anni, arrestato nel 2002 per mafia e ritenuto un prestanome dei due boss. Il patrimonio sequestrato comprende aziende operanti nell'edilizia e nell'estrazione di materiale da cava, complessi industriali, capannoni, terreni, beni mobili, conti correnti, depositi e titoli per un valore complessivo di un milione e mezzo di euro, e un complesso turistico-residenziale a San Vito Lo Capo, costituito da numerosi appartamenti e alcune villette. I provvedimenti di sequestro sono stati disposti dai giudici del tribunale di Palermo che hanno accolto la richiesta del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato e del pm Gaetano Guardì, che hanno coordinato l'inchiesta. Tutti i beni erano riconducibili, direttamente o indirettamente, ad Andrea Impastato, figlio di Giacomo detto "u sinnacheddu", esponente mafioso di spicco della famiglia di Cinisi e legato ai Badalamenti. Un fratello di Impastato, Luigi, 65 anni, venne assassinato a Palermo il 22 settembre del 1981, agli inizia della guerra di mafia finita con il predominio dei corleonesi. Andrea Impastato era stato arrestato il 2 ottobre del 2002 per associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta su Pino Lipari, 73 anni, arrestato il 24 gennaio dello stesso anno e condannato come il consulente finanziario di Provenzano. Dall'esame del materiale informatico sequestrato a casa di Lipari è emerso che Impastato era stato indicato da Provenzano come amministratore delle ricchezze dei boss. Le successive indagini hanno portato a far emergere una serie di contatti, sia personali che economici, di Impastato con numerosi personaggi di spicco di Cosa nostra, come Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.
mercoledì 20 febbraio 2008
Finocchiaro: "Cuffaro arrogante". L'ex governatore: "Mai festeggiato con i cannoli"
"Non ho bevuto spumante né ho festeggiato con i cannoli come qualcuno, sebbene la vicenda sia stata ampiamente chiarita anche dai giornalisti presenti, si ostina a voler credere". Così l'ex governatore siciliano e vice presidente dell'Udc replica alla senatrice del Pd Anna Finocchiaro, candidata del centro sinistra alla presidenza della Regione Sicilia."Sono orgoglioso del fatto che tanta gente in un momento per me molto difficile e delicato abbia voluto farmi sentire affetto e partecipazione umana raccogliendosi in preghiera - aggiunge Cuffaro - anche se capisco e rispetto le valutazioni di chi ha idee diverse. Se in me prevale l'umiltà e la discrezione o l'arroganza e la protervia lo lascerei valutare ai siciliani che certamente nel loro giudizio sono più imparziali, rispetto alla senatrice Finocchiaro".
20/02/2008
Miccichè: "Non mi ritiro"
ROMA - "La mia candidatura non è ritirata e le condizioni perchè ciò possa accadere non mi sembrano vicinissime". Dice Gianfranco Miccichè, lasciando Palazzo Grazioli al termine dell'incontro con Silvio Berlusconi."Non è una questione che si risolverà - assicura - in giornata. Berlusconi incontrerà altre persone, quindi ci sentiremo, valuterà la questione generale, sono certo che prenderà la decisione giusta". Ai cronisti che gli chiedono se Berlusconi gli abbia chiesto di fare un passo indietro, Miccichè risponde: "in questo caso non si fanno passi avanti o passi indietro, ma c'è da valutare la situazione generale e, ora come ora, si ragiona per capire chi ha ragione". I giornalisti chiedono quindi se sia ancora possibile che il centrodestra presenti due candidature alla presidenza della Regione Sicilia."In questi giorni - commenta Miccichè - leggo sui giornali troppo ipotesi. Non so se ci sono le condizioni perchè si vada su due o tre candidati. So però che ci sono delle condizioni che non favoriscono la mia tranquillità rispetto a quanto ho fatto negli ultimi mesi per la Sicilia. Sono comunque pronto a seguire la gente onesta siciliana in un momento in cui c'è forse la voglia di cambiamento reale e non di facciata, è questo che sta avvenendo non fare nemmeno di facciata".Nel suo blog aveva scritto: "Non solo non ho mollato ma mi sento più carico che mai. Non lasciate spazio alle delusioni solo per le notizie d'agenzia o dei tg che non conoscono la reale situazione. La partita è aperta e vi confermo che, comunque vadano le cose, sarò schierato contro il cuffarismo"."Non mi farò convincere - rimarca Micciché - a fare qualcosa che possa aiutare il cuffarismo a sopravvivere" e ai suoi elettori promette "il mio è un sogno che non intendo abbandonare. Voi nel blog e centinaia di messaggi, telefonate e mail di altri mi dicono di non abbandonare. Questo è quello che dirò al presidente, sperando che poi tutti voi abbiate voglia di lottare con me".
20/02/2008
"Abbiamo scelto Lombardo come candidato alla presidenza della Regione Sicilia"
ROMA - "Oggi si è raggiunto un accordo politico con la soddisfazione di tutte le parti: Raffaele Lombardo sarà il candidato unitario di tutto il centrodestra siciliano". E' quanto annuncia Roberto Calderoli, spiegando le ragioni che hanno portato all'intesa su Lombardo, che in queste ore sta rientrando a Catania per stare vicino al padre le cui condizioni di salute si sono aggravate."In Sicilia - sottolinea Calderoli - il centrosinistra si presenta unito riproponendo l'alleanza che portò Prodi al governo. Per questa ragione noi abbiamo ritenuto che fosse necessario trovare un'intesa tra tutte le forze di centrodestra presenti, il Pdl, il Mpa e l'Udc". Al riguardo, il dirigente leghista mette in chiaro che quella siciliana "non implica alcunché a livello nazionale perché con Casini c'è un accordo locale". "Così facendo - assicura il dirigente del Carroccio - avremo una vittoria del centrodestra sul piano regionale con Lombardo e una netta vittoria sul piano nazionale anche per quanto riguarda il premio al Senato". Secondo Calderoli, anche l'opposizione di Miccichè verrà superata: "A questo punto - conclude - ritengo che tutte le parti prenderanno atto della decisione assunta dal capo della coalizione, Silvio Berlusconi".E Gianfranco Fini da Napoli ribadisce che "l'accordo per le regionali in Sicilia sul nome di Raffaele Lombardo è in dirittura d'arrivo" e potrà vedere insieme Pdl e Udc. "L'accordo era in dirittura d'arrivo quando ho lasciato Roma - ha detto Fini - e nel tragitto non ho ricevuto telefonate. Il mio auspicio e che il candidato presidente sia l'onorevole Lombardo sul quale può esserci, senza alcuna incoerenza la convergenza non solo del Pdl ma anche dell'Udc".
20/02/2008
martedì 19 febbraio 2008
Sicilia, è election day. Nell'isola si voterà il 13 e 14 aprile per le politiche e per le regionali.
PALERMO - Si svolgeranno il 13 e 14 aprile le elezioni regionali in Sicilia. Lo ha confermato il vice presidente della Regione, Lino Leanza, a conclusione della riunione della giunta. Nell'isola dunque sarà election day con i siciliani che voteranno negli stessi giorni per le politiche e per le regionali.La riunione fissata per le 16 è cominciata con due ore di ritardo, con alcuni componenti della giunta in contatto con le segreterie dei rispettivi partiti. La proposta del 13 e 14 aprile era stata avanzata dal Movimento per l'autonomia, come sintesi rispetto alle richieste di Fi e An, che proponevano il 20 aprile, e dell'Udc che chiedeva il 6 aprile.Come in altre regioni, i siciliani andranno alle urne il 13 e il 14 aprile. La legge regionale 44 del 1976 prevede infatti che nell'eventualità di elezioni politiche e regionali in contemporanea prevale la normativa nazionale: dunque si voterà domenica e lunedì.Oltre alle due schede di Camera e Senato, gli elettori riceveranno una terza scheda, quella con cui votare per il presidente della Regione e per il proprio candidato all'Assemblea regionale. Rispetto alle liste bloccate per il voto delle politiche, per le regionali l'elettore potrà esprimere la preferenza. Secondo Leanza, l'Election day farà risparmiare alle casse pubbliche circa otto milioni di euro.Non c'è ancora una data per lo svolgimento delle elezioni amministrative in Sicilia. La giunta regionale ha invece rinviato ai prossimi giorni la decisione sulle amministrative.Le consultazioni dovrebbero svolgersi a giugno, probabilmente il giorno 8. Si voterà per il rinnovo di otto Province: Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani, quest'ultima si è aggiunta per le dimissioni del presidente Antonio D'Alì, candidato alle politiche. Tra i comuni al voto anche Messina (commissariata) e Catania, dove il sindaco Umberto Scapagnini si è dimesso in vista delle politiche.
19/02/2008
Berlusconi, meno 2% in un mese. Ma al Senato ha la maggioranza
“Il distacco tra le due principali coalizioni è di dieci punti netti, a favore di Popolo della Libertà-Lega Nord. Ma questo vantaggio è diminuito di circa due punti nell'arco di un mese". Nicola Piepoli rivela in esclusiva ad Affari l'ultimo sondaggio datato 18 febbraio. "Nell'aprile del 2006, alle ultime elezioni politiche, l'attuale Partito Democratico più l'Italia dei Valori era 33,6%, mentre oggi arriva al 34-34,5%. Le forze che compongono il Popolo della Libertà e la Lega Nord avevano il 42,2%, in questo momento l'attuale aggregazione di Berlusconi si attesta al 44,5%. Però ha perso due punti rispetto a trenta giorni fa, quando Pdl+Lega erano 46,5%. Invece il Pd (più Di Pietro) è rimasto sostanzialmente invariato". Tra le cause della flessione del Cavaliere c'è "La Destra - Fiamma Tricolore di Storace, che ottiene una cifra abbastanza vicina al 2%. Casini, invece, un mese fa era al 6% mentre ora è al 7. Diciamo che oscilla tra il 6 e il 7% e aveva ottenuto il 6,8% nell'aprile 2006. Però è ancora da verificare se lo strappo con gli alleati fa aumentare i consensi dell'Udc. Non c'è un trend preciso. La Rosa Bianca? E' attorno all'1% ed era più forte nel momento in cui Casini non aveva deciso di correre da solo, anche perché si muovono sullo stesso terreno". In termini di seggi, però, questi numeri sorridono a Berlusconi. "La situazione a Montecitorio è uguale a quella a Palazzo Madama. Anche considerando questa legge elettorale, certamente pessima, non è vero che le due Camere divergono. Con l'attuale distacco di dieci punti Berlusconi avrà 170 senatori, ovvero la maggioranza del 54% dei seggi".Elezioni/ Il sondaggista Luigi Crespi ad Affari: il Pd ha recuperato due punti. Veltroni è partito alla grande, Berlusconi sta sbagliando tutto"E' vero che Veltroni sta recuperando, anche se non nella quantità che lui indica. Ma è molto più probabile che il Partito Democratico recuperi voti dalla sinistra radicale che non dalla CdL, perché lo spostamento tra i due poli non è molto diffuso. Nell'ultimo sondaggio che abbiamo realizzato il distacco tra i due schieramenti (Pdl+Lega e Pd+Idv) era sceso a 8,5. Quindi il Partito Democratico ha recuperato un paio di punti nell'ultima settimana". Così il sondaggista Luigi Crespi (Ekma), intervistato da Affari. Da esperto di comunicazione, Crespi loda Veltroni e boccia Berlusconi.
"Il segretario del Pd un po' gioca con la propaganda, ma lo start-up della sua campagna elettorale è stato qualcosa di stupefacente. E' partito alla grande, è riuscito a far dimenticare la monnezza di Napoli e i due anni di governo Prodi. E' riuscito a presentarsi miracolosamente come un soggetto che portava una proposta nuova".
"Berlusconi invece è partito male, ma è sempre così. Lui d'altronde è un diesel. La posizione del Cavaliere, 'mi stai copiando', è puerile, non funziona. Veltroni sta portando, a livello di comunicazione, il modello berlusconiano, addirittura migliorandolo: il grande sogno, meno tasse per tutti, la fiducia nel futuro, l'ottimismo. Il Cavaliere si sta incardinando con un messaggio che sintetizzo nell'usato sicuro, non legato alla novità. E' bloccato da una serie di operazioni che lo spostano troppo a destra, la cosa di Ferrara e lo scontro con Casini. La lite tra Pd e Radicali-Socialisti non ha gli stessi toni personalistici così elevati. In questo momento è netto il vantaggio di Veltroni, ma Berlusconi parte sempre male in campagna elettorale".
Crespi non usa mezzi termini: "Sono rimasto molto impressionato dalla partenza di Veltroni. La scelta dei colori, gli slogan, le luci. Tutto l'insieme si muove in termini di positività e propositività. Berlusconi invece è imprigionato nella gabbia di Rete 4, ha perfino cambiato clamorosamente la libreria di Arcore. Ma appena si renderà conto di che cosa sta succendendo ribalterà tutto e cambierà passo. Il manifesto che ho visto in giro del Cavaliere è qualcosa di concettualmente negativo. 'Rialzati, Italia!' è meccanicistico, qualcosa di assolutamente sbagliato. Se ne renderà conto e per vedere il vero Berlusconi bisognerà aspettare i primi di marzo. Ora è distratto ed è convinto che sia solo una formalità la campagna elettorale: niente di più sbagliato. D'altronde Berlusconi è sempre stato bravissimo negli ultimi 15-30 giorni prima del voto e all'inizio ha avuto sempre grandi difficoltà. Sarà una bella sfida tra i due, che sono le migliori forze italiane della comunicazione. Saranno decisivi i faccia a faccia".
Finocchiaro-Borsellino, via libera. Lombardo e Miccichè, lingue diverse
ROMA - L'incontro con Rita Borsellino "è andato molto bene". E' sorridente la presidente uscente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro, entrando al loft del Pd a piazza Anastasia in vista delle elezioni del Governatore della Sicilia. "Ci sarà - fa sapere Finocchiaro - un percorso unitario: io e Rita siamo in tandem, biciclettiamo insieme..."."Io ho sempre detto due cose - ha aggiunto Finocchiaro - e cioè che non intravedevo nessuna possibilità al di fuori del percorso unitario del centrosinistra e che mai avrei corso contro Rita Borsellino". In mattinata, il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, proposto come candidato alla presidenza della Regione siciliana dal Pdci e da diversi movimenti, ha incontrato la candidata del Pd, Anna Finocchiaro. Il sindaco antimafia ha detto: "Potrei entare nella squadra di governo di Finocchiaro".Poi ha aggiunto: "Abbiamo parlato dei punti programmatici come il lavoro, la lotta alla mafia, la trasparenza degli atti amministrativi e ci siamo trovati d'accordo. Io non ho proposto la mia candidatura ma ho sempre detto che ero pronto a scendere in campo se c'era l'unità del centrosinistra"."Io non sono uno che fa le cose per trovare un posto - spiega - ma sono un soldato che sta combattendo una battaglia in trincea durissima, dove è difficile governare ma dove si è dimostrato che si può governare. Ed è con questa logica che mi metto al servizio sapendo che sicuramente ci sarà un ruolo, ma anche se non ci fosse sarebbe la stessa cosa". Su un dato l'esponente dei Comunisti italiani non ha dubbi: "Io farò sicuramente il sindaco di Gela".
ROMA - "E' molto probabile che io sia l'unico candidato del centrodestra per la Regione Sicilia". Il leader del Mpa, Raffaele Lombardo, intervistato da Corradino Mineo su Rainews 24, si è sbilanciato sulle prossime elezioni. "Incontrerò a breve Berlusconi e verrà presa una decisione", ha aggiunto. Quindi è probabile che il centrodestra non si presenterà diviso con due candidature diverse? "No, è molto probabile che io sia l'unico candidato".Lombardo ha definito quella di Anna Finocchiaro per il centrosinistra "una candidatura di qualità. La Finocchiaro è una persona che stimo molto". Lombardo ha concluso sostenendo che "per vincere in Sicilia è indispensabile riunire Forza Italia e Udc dietro alla mia candidatura alla presidenza della Regione. L'accordo sarebbe auspicabile anche a livello nazionale". Ma nel blog di Gianfranco Miccichè, finora unico candidato della Pdl a presidente della Regione siciliana, si legge ben altro: "Sto lavorando per il nostro sogno, non sono uno che si arrende, non mi arrendo mai, anzi vi dico: porteremo questo sogno a casa".E Pier Ferdinando Casini, nel corso della registrazione di "Porta a porta", ribadisce come i centristi non siamo contrari a eventuali alleanze con il resto del centrodestra su base locale: "In ogni realtà in cui è possibile trovare una intesa programmatica siamo aperti ad alleanze senza veti ideologici. In Sicilia abbiamo amici maggiorenni e vaccinati che possono tranquillamente decidere loro cosa fare".Intanto l'Ufficio politico dell'Mpa convocato da Lombardo per stamattina, a Catania, per definire il quadro delle alleanze in vista delle prossime elezioni politiche e regionali siciliane, è stato rinviato a domani pomeriggio, alle ore 18, a Roma, nella sede nazionale del Movimento, di via dell'Oca 27.
18/02/2008
FOTO. Dall'alto: Anna Finocchiaro, Gianfranco Miccichè.
lunedì 18 febbraio 2008
Anna Finocchiaro: "Sicilia, io ci sono"
ROMA - "Sono disponibile a candidarmi nell'unità del centrosinistra e se Rita Borsellino sarà con me". La formalizzazione della disponibilità a candidarsi alla presidenza della Regione Sicilia, Anna Finocchiaro l'ha annunciata all'assemblea costituente del Pd, mettendola nero su bianco in una lettera aperta.
"Mi conoscete - scrive
"Una terra soffocata dalla mafia. Dove il centrodestra ha avuto, alle ultime regionali, il 64% dei consensi e governa province, comuni, città grandi e piccole. Dove tutto è estremo - prosegue - ed estrema è la contraddizione e dove occorre che sia forza la contraddizione e l'eccezione diventi regola: che gli imprenditori non paghino il pizzo, i ragazzi e le ragazze restino a lavorare in Sicilia, la qualità e l'eccellenza siano il nostro metro. Per intercettare - e per sempre - sviluppo buono, buona occupazione, modernizzazione, legalità".
"
"Perché non dobbiamo fare in modo che diventi la casa comune dei giovani del mediterraneo, dove i ragazzi italiani si incontrino con quelli marocchini, algerini, egiziani, libanesi? In Sicilia è tutto più difficile. Molto. Assai più che altrove. Ma dove riuscire - spiega ancora l'esponente del Pd - è per questo molto più prezioso".
"Per questo - in questa sede che è la più autorevole del mio partito - voglio dare al mio partito, a Walter, la mia disponibilità a correre per diventare governatore della Sicilia. Lo voglio fare nell'unità del centrosinistra e se Rita Borsellino sarà con me. A lei dobbiamo molto, le dobbiamo tanto tutti".
"Chiudo con una riflessione sui miti,
16/02/2008
PALERMO - "Ho sentito nelle parole di Anna Finocchiaro: passione, orgoglio siciliano e non sicilianista, e un segno concreto di impegno per il cambiamento". Rita Borsellino, dopo l'intervento di Anna Finocchiaro all'assemblea del Pd a Roma, ha ribadito la sua "disponibilità ad un progetto comune per
"In queste ultime settimane - continua - ho ribadito di essere disponibile solo a soluzioni unitarie. Sono convinta che c'è bisogno non solo di un'unità del centrosinistra o di una unità elettorale ma di una unità di progetto. Un'unità che dia risposte ai bisogni e anche ai sogni dei siciliani. Da domani le forze politiche della coalizione inizino a lavorare per questo. Da parte mia farò di tutto perché ciò avvenga e perché si superino le difficoltà politiche e programmatiche".
Secondo
"La società siciliana oggi ha compiuto una saldatura tra i percorsi che molti di noi da anni abbiamo messo in campo a partire dalle stragi e gli omicidi di Paolo e Giovanni e, ancora prima, con la voglia di affermare la crescita di una politica nuova di Pio
16/02/2008
Veltroni: "Ricchezza e felicità". Prodi: "Farò politica con voi e per il Pd"
di CLAUDIA FUSANI
Walter Veltroni parla per un'ora e mezzo, ha preparato un discorso lungo 45 pagine ma alla fine saranno molte di più perché il segretario allunga, aggiunge, va a braccio, arricchisce. Si ferma solo un attimo, tra un applauso e l'altro, per un veloce bicchiere d'acqua. Parla ma non legge perché guarda sempre davanti a sé, ai 2800 delegati dell'Assemblea nazionale del Pd arrivati da tutta Italia nel padiglione 4 della Fiera di Roma. E' la seconda volta che si vedono e si incontrano, il partito nuovo e fluido. La prima volta, era ottobre, c'era ancora il governo Prodi e il partito era tutto da fare, sembrava ci fosse tempo davanti. Oggi ci sono le elezioni, una sfida difficile, in salita e non c'è tempo da perdere. Allora era un'assemblea allegra, entusiasta, vivace. Oggi è più seria, grintosa, preoccupata. "Si può fare" è scritto sui cartelli che qualche delegato tiene tra le mani. Ci stanno provando. Sembrano motivati. E concentrati. L'allenamento è stato breve ed è già finito. Ora comincia la partita.
Veltroni prende la parola dopo il presidente Romano Prodi che quando dice "continuerò a fare politica col Pd e con voi" strappa un lungo applauso con standing ovation. E dopo Anna Finocchiaro che annuncia la sua candidatura in Sicilia, "una terra disastrata e piena di ferite, tocca a una donna prendersene cura, io ci provo, sono convinta che si può fare". Standing ovation anche per lei, per la coraggiosa e agguerrita capogruppo dell'Ulivo al Senato. Il segretario - alle sue spalle l'architetto Malfatti ha ricreato la scenografia-giardino con prato vero e parquet e citazioni hi-tech in metallo, alluminio e schermi giganti - parte con le parole di Giusy, 18 anni, la figlia del maresciallo Giovanni Pezzullo ucciso in Afghanistan cinque giorni fa. "Papà era in Afghanistan per portare la pace e non è la prima volta che andava all'estero: tutti i giorni ci mandava le foto di quello che faceva con i bambini nelle scuole che ricostruivano... Credeva fino in fondo al suo lavoro mettendo al servizio dello Stato e della patria la sua vita". Ci sono spesso lettere all'inizio e alla fine degli interventi di Veltroni, le voci degli altri che arrivano fin dove non credevano di poter mai arrivare. Il cuore dell'intervento sono "i dodici grandi obiettivi, le dodici proposte innovative che possono cambiare l'Italia". Un mix tra economia e ambiente, distribuzione di risorse e più ricchezza. "Dobbiamo ricercare la felicità" dice Veltroni.
"Modernizzare l'Italia". E' la prima parola d'ordine. Per realizzarla le priorità sono almeno due: le infrastrutture, valorizzare il trasporto ferroviario che non è solo alta velocità ma "aumento del 50 per cento delle tratte ferroviarie nel trasporto regionale"; e la qualità ambientale. "Produrre il 20 per cento di energia con i lsole e con il vento - spiega Veltroni - significa risparmiare miliardi di euro sulle importazioni di petrolio; migliorare l'efficienza energetica significa più competitività per le imprese e risparmio per le famiglie".
"Far crescere il Mezzogiorno". Basta con la dispersione di risorse e di fondi in decine e decine di programmi che poi non si sa più che fine fanno. "Occorre procedere a una loro drastica revisione e all'accentramento delle risorse su pochi, quantificabili e qualificabili obiettivi" dice Veltroni. La priorità, ancora una volta, sono le infrastrutture: "Entro il 2013 occorre portare il sistema dei trasporti a livello europeo".
Stop alla spesa pubblica. E' il terzo grande obiettivo di innovazione. Il governo Prodi, che pure si era trovato tra minori entrate e maggiori uscite 3 punti e mezzo di pil da finanziarie, "per la prima volta in dieci anni era riuscito a mettere sotto controllo la spesa corrente primaria passata dal 39,9 del 2005 al 39,3 del 2007". Si può fare, dunque, di "spendere meno e spendere meglio". Veltroni promette "risparmi sugli acquisti di beni e servizi ricorrendo a grandi piattaforme di acquisto". Sarà aumentata l'efficienza del lavoro pubblico "collegando l'effettiva produttività alla dinamica delle retribuzioni" e "valutando il raggiungimento degli obiettivi". I cittadini dovranno avere la possibilità di "giudicare i servizi ricevuti". E basta con le sovrapposizioni di uffici, si invece "all'accorpamento in un'unica sede provinciale di tutti gli uffici periferici dello Stato".
Ridurre le tasse. Veltroni strappa applausi quando illustra la ricetta per fermare la spesa pubblica. Ma soprattutto la platea si spella le mani quando indica il quarto obiettivo: "Ridurre davvero le tasse ai contribuenti leali, indipendenti e autonomi, e che pagano davvero troppo". Parole magiche: "Quello che non è mai stato fatto e che oggi è possibile fare". Il piano ruota intorno a un principio cardine: incremento della detrazione Irpef a favore dei lavoratori dipendenti. Da qui passa l'aumento di salari e stipendi. E' una manovra "in più fasi che parte dai redditi medio-bassi".
Il lavoro delle donne. Bassi tassi di occupazione femminile, bassa natalità e alti tassi di povertà minorile sono "le tre grandi patologie che affliggono il modello sociale italiano". E', dice Veltroni, "un cricolo vizioso che blocca la crescita economica, demografica e civile dell'Italia". La ricetta per rovesciare questo circolo vizioso passa da incentivi fiscali per il lavoro delle donne a quelli per promuovere i servizi sociali utili a "conciliare lavoro e maternità". E poi orari flessibili e lunghi negli asili, nelle scuole materne e negli ufifci pubblici. Il segretario fa un esempio: "Gli asili dovranno chiudere una sola settimana a Ferragosto". E sia chiaro, aggiunge Veltroni, "la 194 è una buona legge ma è una legge che va difesa ed è un tema che va tenuto fuori dalla campagna elettorale". Il partito Democratico si "riprende" con chiarezza e lealtà, senza speculazioni, un tema che in queste ore e in questi gionri ha rischiato di perdere.
Più case in affitto. E' il sesto obiettivo del piano di innovazione ed è definito da numeri precisi: 700 mila unità abitative da mettere sul mercato a canoni compresi tra i 300 e i 500 euro grazie a un progetto di social housing realizzato da fondi immobiliari di tipo etico a controllo pubblico. E poi poter detrarre fino a 250 euro di affitto ogni mese.
Più bambini e più nascite. Invertire il trend demografico è il settimo grande obiettivo del programma. Con alcuni punti cardine: la dote di 2.500 euro ogni anno sul primo figlio, dote che aumenta col numero dei figli ; l'asilo nido deve diventare un servizio universale "disponibile per chiunque ne abbia bisogno". Il piano prevede il raddoppio dei posti in cinque anni in modo da assicurare il servizio ad almeno il 20 per cento dei bambini. E quando si parla di bambini Veltroni impegna il programma del suo governo contro la pedofilia, "il più orrendo dei crimini, equiparabile ad un delitto perché è la vita di u npiccolo innocente che si spezza".
Cento campus. Scuola, università e ricerca sono i destinatari dell'ottavo obiettivo. Si parla di scuole aperte nel pomeriggio, di attezzature didattiche di qualità, di strumenti tecnologici e di impianti sportivi. Cento campus, scolastici e universitari, pronti entro il 2010.
Morti bianche. Sicurezza sul lavoro e lotta alla precarietà sono il nono "grande obiettivo". Incidenti sul lavoro e precari: Veltroni li mette insieme, quasi a volerli mettere anche in relazione. Propone di creare un'Agenzia nazionale per la sicurezza sul lavoro "il luogo di indirizzo e coordinamento per l'attività ispettiva, preventiva e repressiva". E il compenso minimo legale, mille euro al mese. La logica è quella di "far costare di più i lavori atipici e favorire un percorso graduale verso il lavoro stabile e garantito".
Una tivù di qualità. Sicurezza dei cittadini (utilizzando anche le grandi tecnologie per un maggiore e più capillare controllo del territorio), giustizia più veloce e processo, sia civile che penale, in tempi certi ( intercettazioni sì ma divieto assoluto di pubblicazione fino al termine dell'udienza preliminare) sono il decimo e l'undicesimo obiettivo. All'ultimo posto, Veltroni ci mette "una tivù di qualità" e "più libera". "Più libertà - spiega - significa superamento del duopolio grazie anche al digitale e correzione degli eccessi di concentrazione delle risorse economiche accrescendo così pluralismo e libertà di sistema".
(16 febbraio 2008)
Epifani a Palermo: più potere d'acquisto ai salari
Palermo. Guglielmo Epifani è accolto da una pioggia fine e insistente. Il numero uno della Cgil ha trovato una Palermo inedita dove trascorrere il primo giorno del Tax day, la raccolta di firme proposta assieme a Cisl e Uil a sostegno della piattaforma unitaria con la quale si chiede di aumentare redditi da lavoro dipendente e da pensioni puntando sulla riduzione fiscale. Un'iniziativa che sfocerà nella grande manifestazioni in programma oggi a Roma ma anche un'occasione per lanciare un segnale chiaro a chiunque uscirà vincitore dalle urne, il prossimo aprile. «In questa campagna elettorale dobbiamo essere presenti con proposte sulle quali invitiamo le forze politiche a misurarsi».
I sindacati, quindi, vogliono essere parte attiva e proprio dal capoluogo Epifani piazza delle stoccate ben calibrate all'indirizzo dei leader in corsa per Palazzo Chigi iniziando da Silvio Berlusconi del quale boccia l'idea di detessare gli straordinari, ipotesi cassate con un laconico «non ci interessa».
Quindi interviene anche sulla vicenda infinita del tesoretto la cui esistenza è messa spesso in dubbio da alcuni componenti dello stesso esecutivo di centrosinistra. «C'è sicuramente – commenta –. Non so dire, però, in che dimensioni anche perché non spetta al sindacato farlo. Certo è che il balletto all'interno del governo non va bene». All'esecutivo presieduto da Romano Prodi manda anche a dire che sui salari è possibile muoversi molto prima dell'appuntamento elettorale: «Ci sono i margini per intervenire e dare risposte immediate ai lavoratori che vivono in una situazione di estremo disagio. E se bisogna, come noi pensiamo, dare una risposta ai redditi delle famiglie dei lavoratori e degli anziani è necessario farlo adesso, perché adesso c'è bisogno di sostenere la domanda e i consumi e di far respirare quelle situazioni di grandissimo disagio economico e sociale che il paese e il soprattutto il Mezzogiorno esprimono».
Un Mezzogiorno che ancora più del resto del Paese rischia di pagare le conseguenze dell'immobilismo della politica e della recente crisi economica. Epifani non usa mezzi termini per descrivere la situazione in cui versa quella che un tempo era la classe media.
«Così non si può andare avanti. Bisogna fare di tutto per recuperare un po' di potere d'acquisto. Questo si unisce al rammarico per la crisi del governo, perché noi avremmo dovuto iniziare già in queste ultime settimane il confronto per provare a mettere un freno all'aumento di prezzi e tariffe, calmierare gli affitti, trovare queste risorse per abbassare le tasse sul lavoro dipendente e sulle pensioni e tutto questo fino ad oggi non si è potuto fare».
Epifani propone una ricetta semplice per fare uscire il Paese da una situazione di stallo: scendere fra la gente - l'iniziativa del Tax day ne è un esempio - proprio come fa il sindacato che del rapporto diretto con i cittadini ha fatto il suo elemento fondante «il patrimonio che non va disperso».
A margine di un convegno sui diritti dei lavoratori organizzato dalla Flai Cgil al teatro Politeama, di fronte al quale è stato allestito il gazebo per la raccolta delle firme per il Tax day, il leader sindacale dà proprio questo consiglio alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale. «I partiti ritornino di più tra la gente. Nell'ultima legislatura – conclude – il venti per cento dei parlamentari erano avvocati. Spero, invece, che nel prossimo Parlamento ci sia più spazio per operai, tecnici e quadri. Sarebbe davvero un bel segnale».
Roberto Valguarnera
La Sicilia, 16 febbraio 2008
domenica 17 febbraio 2008
CORLEONE. Timbravano in ufficio e andavano a spasso. Truffa aggravata e falso per 16 dipendenti della condotta agraria
accusati di assenteismo. In particolare, gli agenti del commissariato di polizia corleonese avrebbero documentato come, dopo aver firmato il registro di presenza, i dipendenti, di volta in volta, si sarebbero allontanati dall’ufficio per sbrigare faccende private: chi tornava a casa, chi andava al supermercato per fare la spesa. L’inchiesta risale ad un anno fa. L’ufficio monitorato è quello della «condotta agraria»: 29 impiegati in tutto. Gli agenti hanno registrato la presenza virtuale degli impiegati per i quali è scattata l’inchiesta. Gli indagati sono stati seguiti, nel mese di ottobre scorso, dalla polizia nel corso dei loro spostamenti. Gli assenteisti, dopo la firma d’ingresso, «iniziavano un lungo peregrinare mattutino al di fuori dell’ufficio», con «passaggi nei mercatini ambulanti ed esercizi di ristoro e frequenti puntate persino presso abitazioni private». In più di
una circostanza, alcuni dipendenti sono stati addirittura immortalati dai poliziotti a spingere carrelli della spesa ricolmi di prodotti alimentari all’interno di un ipermercato della zona, quando invece avrebbero dovuto trovarsi nei loro uffici.
LEONE ZINGALES
giovedì 14 febbraio 2008
Le nuove proposte di Walter Veltroni (Pd)
Patto tra lavoro e impresa
Sostegno alle famiglie
mercoledì 13 febbraio 2008
Mafia, morto il boss Michele Greco. I Corleonesi lo fecero "Papa"
di ENRICO BELLAVIA
ROMA - Michele Greco - detto "il papa", storico boss della mafia siciliana - è morto oggi all'ospedale Pertini di Roma, dove era ricoverato da alcune settimane. L'uomo, che aveva 84 anni, era detenuto a Rebibbia, dove stava scontando diversi ergastoli definitivi. Nella sua carriera di capomafia di Ciaculli, e ai vertici di Cosa Nostra, è stato tra i mandanti di alcuni degli omicidi eccellenti che hanno insanguinato la Sicilia. Nel dell'aristocrazia imprenditoriale della città e la politica di marca dc. parco di Croceverde, un pezzo incontaminato di Conca d'Oro dove si coltivava il mandarino tardivo di Ciaculli ospitava il bel mondo palermitano. Pochi si interrogavano sulle origine delle sue fortune, annidate in una cassaforte societaria in cui era rappresentata la cremeMa Michele Greco era soprattutto l'erede di una mafia antica. E fu per questo che da capo di quella borgata si ritrovò incoronato "papa" di Cosa Nostra. Lo scelsero i corleonesi perché il suo aspetto pacioso e moderato era la migliore garanzia per annettersi Palermo, prima con un golpe strisciante e poi con la sistematica decimazione dei nemici. Greco nicchiava, faceva finta di non capire. Ai vecchi boss che chiedevano spiegazioni su quella mattanza, rispondeva allargando le braccia. E intanto dava il proprio assenso per omicidi e lupare bianche. Quando lo arrestarono era in un casolare sperduto nelle montagne di Caccamo. Aveva la bibbia sul comodino e parlava come un curato di campagna. Il Paese lo vide in gabbia al maxiprocesso, il giorno in cui la corte si ritirò in camera di consiglio avvicinarsi al microfono e pronunciare poche frasi rivolto al presidente Alfonso Giordano: "Signor giudice, io vi auguro la pace, perché solo con la pace si può giudicare". Durante il suo interrogatorio gli chiesero di tanti morti ammazzati e lui, serafico rispose: "La violenza non fa parte della mia dignità".
(La Repubblica, 13 febbraio 2008)
L'ANALISI. La crudeltà dell'ideologia
Cosa avrebbero fatto i sette agenti di polizia se in quell'ospedale di Napoli fossero arrivati durante l'operazione e non subito dopo? Avrebbero rimesso il feto dentro la donna? "Fermi tutti, in nome della legge: controabortisca o sparo!". Davvero la polizia che a Napoli irrompe in sala operatoria e sequestra un feto malformato è roba da teatro del grottesco e della crudeltà, da dramma di Artaud. Sembra un episodio inventato per dimostrare la stupidità dei fanatici della vita ad oltranza, per far vedere a quale ferocia si può arrivare in nome di un principio nobile e astratto ridotto ad ossessione e sventolato come un'ideologia, persino elettorale. È difficile anche ragionare dinanzi a questa violenza che è stata commessa a Napoli. Una violenza contro la legge, innanzitutto, perché l'aborto era terapeutico e quindi legittimo, nel pieno rispetto della 194. Anche se va detto forte e chiaro che l'oscenità dell'irruzione non sarebbe cambiata di molto se quell'aborto fosse stato ai limiti della legge o persino fuorilegge, come si era arrogato il diritto di credere il giudice napoletano, informato - nientemeno! - da una telefonata anonima. Ed ecco la domanda che giriamo ai lettori: perché un giudice, che ha studiato il Diritto laico e che sa che la giustizia mai dovrebbe muoversi in base ad una qualsiasi convinzione religiosa; perché un giudice che si è formato in un'Italia civile e tollerante non capisce che ci sono ambiti delicatissimi nei quali comunque non si interviene con i blitz, con le sirene, con le manette e con le pistole? Amareggia e addolora che questo signor giudice di Napoli si sia comportato come il burocrate di quella ferocia ideologica che si sta diffondendo in Italia su temi sensibili - e l'aborto è fra questi - che invece richiedono silenzio, rispetto, solidarietà. È come se un diavolo collettivo, un diavolo arrogante che presume di incarnare la morale pubblica, avesse spinto giudice e poliziotti a trattare un'intera struttura ospedaliera - dagli amministratori ai medici, dagli anestesisti agli infermieri - come un covo sordido di mammane abortiste.
Solo il fanatismo, che come sempre nasce da un'intenzione apparentemente buona, può fare credere che i medici di Napoli non siano persone per bene ma stregoni sadici, allegri assassini di nascituri. Il signor giudice, mandando la polizia in sala operatoria, ha trasformato un luogo di lenimento della sofferenza in un quadro di Bosch. E alla fine invece di mostrare il presunto orrore della professione medica, ha mostrato tutta l'asfissia di un'altra professione, della sua professione. Quante telefonate anonime riceve un giudice a Napoli? Davvero ad ogni telefonata ordina un blitz in tempo reale? E come ha misurato l'urgenza dell'intervento? E quali rei stava cercando? La mamma? Il papà? I medici e gli anestesisti? Cosa voleva mettere sotto sequestro preventivo: l'utero di quella donna? Adesso, a quella signora che, appena uscita dalla sala operatoria, è stata sottoposta ad un incredibile interrogatorio, bisognerebbe che lo Stato chiedesse scusa. L'hanno trattata come un'omicida, come una snaturata che si vuole sbarazzare di un feto alla ventunesima settimana. Hanno inventato per lei il reato di feticidio, hanno applicato contro di lei il loro stupido estremismo che inutilmente vorrebbe deformare e deturpare il buon cattolicesimo italiano in schemi da sermoneggiatori fondamentalisti, con tutto questo parlare di Dio e dividersi su Dio. La polizia non ha sorpreso una gang di infanticidi ma una donna provata da un terribile dramma personale, costretta ad abortire per non mettere al mondo, nel migliore dei casi, un infelice menomato. Per questa signora come per tutti gli italiani, di destra e di sinistra, l'aborto è, qualche volta, una disgrazia necessaria. Perché il diritto all'aborto, in questo caso terapeutico, risponde sempre e comunque a una legislazione d'eccezione. Speriamo dunque che serva questo orribile episodio di Napoli a mostrare tutta la miseria di un'idea che attribuisce alla sinistra di questo infelice paese la voglia matta di abortire e alla destra invece la difesa della vita. Non è così. Non ci sono in Italia da un lato gli abortisti che ballano attorno ai feti e dall'altro gli antiabortisti che si organizzano in squadre di polizia. In questo paese per tutti, e anche per la legge, l'aborto è sempre una tragedia. Ecco perché, prima che il clima diventi infernale, ci permettiamo una volta tanto nella vita di esser d'accordo con Silvio Berlusconi che ha sconsigliato a Giuliano Ferrara di presentare una lista elettorale "per la vita". C'è forse in Italia qualcuno "per la morte"? Berlusconi ha aggiunto ieri che secondo lui il dibattito sull'aborto andrebbe tenuto lontano dalla campagna elettorale. Ha ragione. E non perché il dibattito non meriti l'attenzione e il rispetto che anche Ferrara merita. È stato Ferrara a dichiarare al "Corriere" che mai egli vorrebbe incriminare una donna che ha abortito, e che non è a cambiare la legge 194 che aspira con la sua battaglia. Chi allora, secondo lui, ha armato di ferocia l'interventismo del giudice e dei poliziotti di Napoli? Si sa che i cattolici sostengono che la vita va protetta sin dal concepimento, col risultato estremo di giudicare ogni aborto come una violazione del quinto comandamento. I protestanti invece considerano la nascita come la soglia decisiva senza tuttavia negare che la morte del feto sia un danno per i genitori. Per gli ebrei lo statuto del feto è una questione controversa perché un feto nel ventre della madre è un progetto di vita in corso d'opera. Per i musulmani il feto diventa un persona umana a quattro mesi dal concepimento anche se si tratta di "una persona umana allo stato vegetativo". Come si vede - e ci scusiamo per il necessario schematismo - le religioni si dividono. E anche la scienza si divide. Ma nessuno stato laico, nessun legislatore laico può risolvere per legge questa disputa e nessuna sentenza di qualche Cassazione può fissare il momento in cui il nascituro diventa un individuo da proteggere giuridicamente. Senza arroganza dunque lo stato laico ha stabilito quel giorno e quell'ora nell'atto di nascita. Prima, il feto e la donna che lo porta in grembo vengono tutelate da un legge che, per quanto carente, è una buona legge, che ha fatto progressivamente diminuire il numero degli aborti, ha insegnato alle italiane che il diritto all'aborto è una drammatica conquista, un'angosciosa soluzione d'eccezione, e che la destra e la sinistra per una volta non c'entrano nulla.