di MICHELE RUSSOTTO
Fra Palazzo Comitini, dove il presidente ha tenuto per sé le deleghe che contano, e Palazzo delle Aquile c’è una stretta sinergia, a differenza del passato. Il Consiglio stenta ad entrare a regime
La Provincia regionale di Palermo? Un’isola felice. Così è se vi pare. Un’isola felice, sia politicamente che amministrativamente. Niente contrasti all’interno della maggioranza, come avviene al Comune, perché l’Mpa è regolarmente in giunta e rimangono comunque nell’ambito fisiologico quelli tra centrodestra e centrosinistra. Al Comune non c’è una lira per festeggiare in piazza l’arrivo del nuovo anno? Ci pensa la Provincia che ha le casse piene e non sa come spendere i soldi. Come sembrano lontani i tempi in cui sindaco e presidente di Provincia si facevano la guerra. Su tutto. Sul tram, sulla metropolitana, sulla sponsorizzazione del Palermo, sull’Ato idrico. Guerra senza esclusione di colpi, prima tra Orlando e Musotto, esponenti di schieramenti opposti e poi addirittura tra quest’ultimo e Cammarata, entrambi di Fi. Ma adesso è cambiato tutto, perché il presidente Avanti e il sindaco Cammarata, politicamente, sembrano due anime in un corpo. Il patto di ferro rinnovato a Villa Niscemi qualche mese fa tra i cuffariani dell’Udc e i forzisti di Schifani, sancisce anche che Comune e Provincia si muovano all’unisono per condurre le loro battaglie. Proprio in quell’occasione Giovanni Avanti tenne a sottolineare la sua rottura col passato musottiano. E battaglie comuni, con Cammarata, ha portato avanti sulle vicende Ato rifiuti e salvaguardia dell’aeroporto di Punta Raisi. Poco importa che gli equilibri politici nei due enti, al momento, siano diversi. Ma l’anomalia che un pezzo della maggioranza (Mpa) al Comune non sia rappresentata in giunta, incide poco o niente sulla strategia complessiva di muoversi sempre e comunque sulla stessa lunghezza d’onda. Vero è che su questo fronte Avanti ha rotto con il passato. Ha, però, saputo ereditare dal suo predecessore, anche se con toni e sfumature diverse, tutto il protagonismo. Se sino a qualche mese fa la Provincia si identificava con Musotto, adesso si identifica con Avanti. Il quale, intanto ha tenuto per se tutte le deleghe che contano (Ato rifiuti, Ato idrico, cultura, turismo, spettacolo, politiche comunitarie, informatizzazione, comunicazione) e ha chiuso ogni visibilità esterna ai dodici componenti la sua squadra. In questi sei mesi di amministrazione Avanti, chi ha mai visto o sentito un assessore provinciale? Insomma, la personalizzazione dell’ente con il presidente è identica a quella della gestione Musotto.
Il consiglio provinciale, invece, è come se non ci fosse o quasi. Basta scorrere quello che ha fatto, o non ha fatto, in questi suoi primi sei mesi di vita. Grosso modo, la stessa produzione della precedente assemblea nei primi cinque mesi dell’anno. L’unica deliberazione, diciamo così, fuori dall’ordinario, è stata, niente meno, quella relativa al regolamento per la gestione degli esami di autotrasportatore approvata nella seduta del 16 dicembre scorso. Per il resto, in quest’ultimo semestre ha tenuto 18 sedute, approvando due debiti fuori bilancio per 45 mila euro, sette ordini del giorno, una mozione e le delibere relative agli equilibri e alle variazioni di bilancio e al rendiconto del 2007. Non si può certo dire che questo consiglio provinciale si muova in controtendenza rispetto a chi sostiene l’inutilità dell’ente o di chi lo considera addirittura un esempio di sperpero di denaro pubblico.
La Sicilia, 4 gennaio 2009
domenica 4 gennaio 2009
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