domenica 28 ottobre 2007

Fiction su Riina, ascolti record e anche il boss la guarda in cella

Il padrino nel carcere milanese di Opera giovedì sera ha rinunciato all'abitudine di andare a letto alle dieci per la prima puntata del "Capo dei capi". La madre di uno dei poliziotti morti con Paolo Borsellino: "Pentiti"

di SALVO PALAZZOLO

PALERMO - Per due ore è rimasto immobile davanti alla sua vita che scorreva dentro il piccolo televisore, unico lusso della cella al carcere duro, nel girone più blindato di Milano-Opera. Salvatore Riina non ha battuto ciglio quando si è rivisto ragazzino nella Corleone del dopoguerra, messa in scena da Mediaset per la prima puntata del "Capo dei capi". Lui, il padrino vero, non ha tradito alcuna sensazione per la scena del primo incontro con Luciano Liggio. La cena che lo fece diventare quello che è adesso, il responsabile di una catena di delitti e di misteri ancora irrisolti. Giovedì sera, Totò Riina ha rinunciato alla maniacale abitudine di andare a letto alle dieci. Per rivedere in fiction tutti i compagni della Corleone ruggente del dopoguerra: da Bernardo Provenzano, che è rinchiuso nel carcere di Novara, a Vito Ciancimino, il figlio del barbiere del paese che divenne il sindaco di Palermo, morto ormai da sei anni. Per una sera, Riina ha rinunciato alla sua passione televisiva per lo sport. Provenzano, invece, ha seguito le ultime notizie dei Tg e alle nove, puntuale, si è messo a letto. Fra i 7 milioni 146 mila spettatori che hanno seguito il "Capo dei capi" (è stato il programma più visto, con il 27,21 per cento di share) non c'è stato, però, solo uno spettatore eccellente. A Palermo, anche la madre di uno dei poliziotti morti con Paolo Borsellino ha ripercorso la vita di quei ragazzi di Corleone. E oggi lancia un appello a Totò Riina, quello vero: "Devi pentirti - dice Emilia Catalano, la mamma di Agostino - hai rivisto la tua vita? Cosa hai costruito? Cosa stai lasciando a tua moglie e ai tuoi figli? Solo morte e ancora dolore".
Proprio i figli e la moglie sono stati la preoccupazione principale di Totò Riina per la serie televisiva prodotta da Valsecchi. Racconta l'avvocato Luca Cianferoni: "Quando si è saputo che Mediaset aveva in preparazione questo lavoro abbiamo chiesto di poterlo visionare, unicamente per comprendere come sarebbero stati raccontati la moglie e soprattutto i figli di Riina. La vicenda giudiziaria è una cosa, il lato personale è un altro". In realtà, i figli di maschi del capo dei capi hanno seguito presto la strada del padre. Giovanni, 31 anni, è rinchiuso all'ergastolo. Giuseppe Salvatore, 30 anni, spera di uscire presto, dopo una condanna per associazione mafiosa e un processo d'appello che la Corte di Cassazione ha ordinato di rifare. "Adesso, Giuseppe si è iscritto a Economia e Commercio", dice l'avvocato Cianferoni. Giuseppe sembrava davvero il volto diverso dalla famiglia: prima di finire in carcere, si era fatto persino intervistare da Speciale Tg1, per ribadire la sua voglia di "vita normale". E intanto, organizzava una cosca tutta sua, con la complicità di alcuni insospettabili professionisti palermitani, per aggiustare appalti. Adesso, in carcere, i Riina si scambiano lettere. Fra loro, e con gli altri corleonesi. Chi scrive di più è Leoluca Bagarella. "Riina sta molto male - ribadisce Cianferoni - non può restare dove si trova". I giudici del tribunale di sorveglianza di Milano la pensano diversamente. E di recente, hanno ribadito il loro no agli arresti domiciliari o al trasferimento in una struttura ospedaliera. "Stanno arrivando altri esami del sangue - annuncia il legale - che metteranno in evidenza la gravità del quadro clinico".

(La Repubblica, 27 ottobre 2007)

Nessun commento: