sabato 26 luglio 2008

Trapani, una procura che si svuota, mafiosi e complici ringraziano

Trapani, 24.07.2008 | di Rino Giacalone

Tre magistrati sono andati già via dalla Procura di Trapani, i pubblici ministeri Luciano Di Transo, Marco Gaeta, Elisa Pazè, un altro è in procinto di farlo, il sostituto procuratore Delia Boschetto, c’è poi l’ufficio lasciato da un altro magistrato ancora, Alessandra Converso, che dopo un lungo periodo di astensione obbligatoria per maternità, anche lei sarà presto destinataria di trasferimento. Cinque poltrone, dunque, in totale, dell’ufficio inquirente trapanese che sono destinate a liberarsi ma a restare vuote.
E altre se ne renderanno disponibili allo stesso modo, altri pm sono in procinto di chiedere trasferimento per avvicinarsi ai rispettivi luoghi di origine, ma non ci sono certezze sulle nuove nomine. E alla fine si deve prendere atto che quando la lotta alla criminalità di qualsiasi genere si dice e si chiede, e si promette anche, dovrebbe farsi più incisiva si scopre invece che lo Stato di fatto è disarmato. E lo ha fatto da se stesso. Come è successo già altre volte, sempre a Trapani, quando ad un certo punto, tra il 2001 ed il 2003, quando la lotta alla mafia poteva essere accelerata, a seguito della cattura del capo mafia Vincenzo Virga, che era stato latitante per sette anni, riuscendo a tenere le fila dei collegamenti tra mafia, impresa e politica, essa ha conosciuto una fase di stallo, con il tentativo di trasferire investigatori di punta, mettendo in dubbio la capacità di alcuni inquirenti, facendo trasferire un prefetto.


Il caso Trapani di recente è finito sotto esame da parte della Giunta nazionale dell’associazione magistrati. La Procura di Trapani è tra quelle cosiddette di frontiera del meridione d’Italia, accomunate tutte da un futuro per niente allegro: secondo le previsioni, ritenute attendibili, fatte dall’Anm, si tratta di uffici giudiziari che verranno svuotati nel giro di poco tempo per le modifiche all’ordinamento giudiziario. La previsione non è a lungo termine, ma si sta già realizzando. A Trapani per i posti vuoti nell’organico della Procura non ci sono magistrati in arrivo. Il nuovo concorso non potrà portare nuovi pm, e al Csm, dopo la pubblicazione dei bollettini che indicano la disponibilità dei posti, non ci sono domande presentate da giudici o pm che chiedano di essere assegnati a Trapani. Il guaio è serio, sempre a secondo da che punto di vista lo si guardi, le nuove norme dell’ordinamento giudiziario impediscono la nomina nelle procure degli “uditori”, i vincitori di concorso appena nominati possono andare solo nei Tribunali, come accadrà a partire dal concorso appena concluso, per accedere alle procure i giudici dovranno avere 4 anni di anzianità, e non potrà più accadere che un giudice transiti nei ruoli del pm, cambiando ufficio restando nello stesso Palazzo di Giustizia, un giudice nominato pm deve cambiare distretto se non addirittura regione. In questi anni sono stati gli uditori, li chiamavano “giudici ragazzini”, a riempire gli organici delle Procura di frontiera, quelle dove più da vicino si è combattuto e si è dato contrasto al crimine organizzato e mafioso. Giudici e pm che sono cresciuti, si sono forgiati, alcuni hanno poi ottenuto e chiesto trasferimento, altri sono rimasti.

Ma se le nuove norme di oggi fossero state sempre in vigore, pm, come il trapanese Andrea Tarondo, a Trapani forse non sarebbero mai arrivati. Certamente altri non ne potranno arrivare. “Un problema drammatico – conferma proprio il sostituto procuratore Andrea Tarondo – riguarda la Procura di Trapani come tutte le altre Procure che operano nei territori dove esiste un’alta densità mafiosa. Accadrà nel tempo, e non ce ne vorrà nemmeno molto, che queste Procure si svuotino, non potrà esserci ricambio, saranno contenitori senza che nessuno li occuperà. La modifica di questa norma è urgente se non si vuole causare un pericoloso arretramento dinanzi ad ogni forma di mafia”. Il periodo del tutto completo per l’organico della Procura di Trapani non è dunque durato molto tempo. Tredici posti in organico dei quali oggi occupati ne risultano occupato solo nove, ma non sarà ancora così per molto ancora. Modifiche alle norme, ma non solo, rendono difficile amministrare la giustizia. Non di poco conto è il problema dei tagli alle spese, che sta investendo le forze dell’ordine come la magistratura. Gli effetti anche in questo caso non sono tardati a farsi vedere. Nelle settimane scorse c’è stata una pericolosa assenza di carta in Procura che ha messo a rischio l’esecuzione di alcune misure cautelati. Scorte esaurite e difficoltà a rimpinguarle. Così come le auto di servizio dei magistrati. Un poliziotto è finito anche in ospedale per avere respirato gas di scarico finiti nell’abitacolo, e non sempre le blindate sono in grado di viaggiare. In questo modo si combatte la mafia e i suoi complici. Solo che dalle armi spuntate messe a disposizione adesso si rischia di non trovare nemmeno chi quelle armi, anche malfatte, deve impugnare.

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