«Sto vivendo una bellissima esperienza a Portella della Ginestra - racconta -
Armata di coltellino e cappellino, Anna è una di quei ragazzi che a Paceco hanno raccolto i meloni nelle terre confiscate al boss trapanese Vincenzo Virga. Cinquecento quintali che verranno commercializzati in Italia dalla Coop e che conterranno una vitamina in più: la "l" della legalità. Il campo di lavoro di Anna durerà una settimana. Niente discoteche, pub, ma terra da bonificare. Vacanze in controtendenza rispetto a quelle della maggior parte dei giovani, che fanno, però, registrare un boom di adesioni. Sono migliaia i volontari e le volontarie che ogni anno scelgono di lavorare nelle cooperative sociali gestite da Libera, l´associazione fondata da don Luigi Ciotti. Ragazze e ragazzi che sgobbano là dove nasceva il potere dei più temuti boss mafiosi.
Dopo Ferragosto, quattordici ragazzi tra i 18 e i 22 anni di Legambiente, provenienti da Italia, Francia, Giappone, Repubblica Ceca, per due settimane nella "Placido Rizzotto" aiuteranno i soci della cooperativa nata dal progetto "Libera terra", promosso da Libera, a partecipare alla sfida più impegnativa, quella della produzione del vino. «A fine agosto - spiega Francesco Galante, socio della cooperativa - l´attività principale di volontariato consisterà nella vendemmia». Numeri record quest´anno, per il vino. È prevista, infatti, per il 2008 la produzione di 300 mila bottiglie di vino "Centopassi", oltre a 850 mila confezioni di pasta che la cooperativa produce ogni anno.
Tempi "duri" per i volontari. La sveglia suona alle 5, per iniziare già alle
Elisa, 22 anni. Tanta forza e un sogno in testa. Aiutare a bonificare la terra che un tempo apparteneva ai fratelli Grizzaffi, nipoti di Totò Riina. Il suo accento la dichiara già dalle prime battute. Da Firenze si trova in Sicilia per coordinare gruppi. Ma non di professori di scienze internazionali. Ciò per cui sta studiando. Ma di lavoro sui campi. Elisa è una dei trecento giovani che, a Corleone, per due settimane e fino ad ottobre, parteciperanno ai dieci campi di lavoro organizzati da «Lavoro e non solo» e dall´Arci sui terreni confiscati alla mafia.
«Servono braccia per piantare e raccogliere pomodori, mietere il grano e vendemmiare le uve. Servono per "Liberarci dalle spine" della criminalità organizzata. L´attività nei campi è un modo - racconta Elisa - per dare un segnale forte contro il potere di Cosa nostra».
La cooperativa gestisce terreni a Canicattì, Monreale e Corleone, regno fino a qualche anno fa del boss Totò Riina. Di mattina tutti nei campi a legare viti e a zappare per i pomodori. Piccola pausa pranzo e di nuovo all´opera per partecipare a dibattiti sui temi dell´antimafia.
I campi di lavoro "LiberArci dalle spine" saranno quest´anno dedicati a Peppino Impastato e Giuseppe Fava, morti rispettivamente nel 1978 e nel 1984. «Due giornalisti - spiega Calogero Parisi, presidente di "Lavoro e non solo" - che coniugavano il lavoro d´inchiesta con interessi per il mondo dell´arte, convinti che fare antimafia significhi anche promuovere cultura».
Anche la cooperativa NoE (NoEmarginazione) da martedì prossimo, ospiterà cinquanta giovani di Bergamo che, a Partinico, zapperanno i pomodori in quello che un tempo era il regno del boss Francesco Madonia.
Repubblica/Palermo, 25 Luglio 2008
sabato 26 luglio 2008
Beni Confiscati. Boom di adesioni ai campi di lavoro nei feudi confiscati alla mafia
Cerca di stare tranquilla sulla sedia di vimini, ma l´entusiasmo è grande. Scatta come una saetta. Anna vive a Padova e ha 19 anni. Una carriera di scout e tanta voglia di esserci. Quando ha saputo che la coop "Placido Rizzotto" organizzava campi di lavoro nei terreni confiscati alla mafia, ha deciso di sporcarsi le mani per provare a capire se la Sicilia è quella dipinta dalla tv.
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