venerdì 4 gennaio 2008

Paternostro: "Se vuole, Milillo può raccontarci in dettaglio la sua versione"

DINO PATERNOSTRO
Delle osservazioni critiche che il generale Milillo rivolge ai giornalisti Bolzoni e D’Avanzo, se vorranno, risponderanno gli interessati. Invece, per quanto riguarda i rilievi mossi alla nostra pagina monografica “Il vero Biagio che arrestò Totò Riina”, pubblicato su “La Sicilia” del 16 dicembre 2007, precisiamo subito che il protagonista della stessa (come possono constatare i lettori) è il poliziotto Biagio Melita, che nel 1963 – insieme ad altri poliziotti, arrestò il giovane Totò Riina. La foto (delle polemiche) sull’arresto di Luciano Liggio del 16 maggio 1964 a Corleone, l’abbiamo pubblicata solo perché vi compare (alla destra di Liggio) il poliziotto Melita. Nessuna intenzione di dire l’ultima verità, quindi, su chi entrò per primo nella stanza di Liggio, quella sera del 16 maggio di tanti anni fa. Il generale a riposo Gianfranco Milillo sostiene – come ha fatto con passione anche in passato – che ad arrestare materialmente l’allora “primula rossa” della mafia fu suo padre Ignazio, all’epoca tenente colonnello dei carabinieri, e non il commissario di polizia Angelo Mangano. Qualche anno fa, occupandoci della questione, abbiamo dato atto di entrambe le versioni ed abbiamo anche pubblicato l’intervista ad un poliziotto in pensione che quella sera c’era. Siamo disponibili, quando il generale Gianfranco Milillo lo vorrà, ad intervistarlo sull’argomento, offrendogli la possibilità di raccontare con dovizia di particolari il suo punto di vista.
In ogni caso (e al di là delle polemiche), quella del 16 maggio 1964 a Corleone, fu sicuramente una brillante operazione congiunta polizia-carabinieri, di cui tutti i cittadini onesti saranno eternamente grati.
Dino Paternostro
4 gennaio 2007

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