Aggravato il regime di carcere duro al boss Bernardo Provenzano, detenuto a Novara. Il provvedimento, che inasprisce il 41 bis, è stato applicato per impedire eventuali comunicazioni con l'esterno. In prigione non ha perso il "vizio" dei pizzini. Attraverso il suo legale, il boss sostiene di non ricevere le cure adeguate
NOVARA - È stato aggravato il carcere duro per il capomafia Bernardo Provenzano, arrestato l'11 aprile del 2006 dopo una latitanza record (43 anni).Il provvedimento con il quale viene applicato il 14 bis, che si somma al 41 bis dell'ordinamento penitenziario è stato decretato dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria su proposta della Direzione generale dei detenuti. Questo duro regime carcerario, secondo quanto si legge nel provvedimento, ha come scopo "quello di impedire le comunicazioni con l'esterno".Il provvedimento è stato deciso in seguito ad attività di analisi e indagini che ha avuto anche il nullaosta di varie Procure in cui Bernardo Provenzano è imputato. Il 14 bis, che inasprisce il 41 bis, nei mesi scorsi è già stato applicato al boss mafioso Leoluca Bagarella e al capomafia trapanese Andrea Manciaracina. Il provvedimento verrà applicato per sei mesi.Il vizio dei pizzini. Il padrino, secondo gli inquirenti, "intrattiene inquietanti contatti epistolari con un calabrese, tale Bonavota, dal quale ha ricevuto a più riprese messaggi, fermati con la censura, e dal quale recentemente è stato trasmesso un pacco con l'intenzione che fosse consegnato" a Provenzano.Altri tentativi di contattare il boss sono arrivati anche da un altro personaggio su cui sono in corso indagini. Questi elementi, si legge nel provvedimento del Dap, "appaiono rilevanti anche sotto un diverso profilo, che attiene al ruolo ed al riconoscimento di capo che allo stesso si verrebbe a riconoscere pur nello stato di detenzione a seguito della sfrontata intenzione di continuare a comunicare con l'esterno, e che può costituire motivo di allarme in sè per l'ordine e la sicurezza interna dell'istituto.Non può infatti garantirsi alcuna condizione di controllo della struttura penitenziaria, se all'interno qualcuno continui a comportarsi da capo mafia ovvero tale possa essere considerato dagli altri detenuti, dal personale di polizia, dai funzionari e dagli impiegati civili".Provenzano, si legge nel provvedimento, "ha provveduto a redigere in carcere appunti volanti", e poi, "ha effettuato sottolineature sui testi a contenuto religioso (una Bibbia ed un libro di preghiere) la cui disponibilità gli era stata assicurata nel rispetto dei diritti fondamentali".Per il Dap, il vecchio padrino "ha dunque eluso la funzione di trattamento, perseverando in censurabili condotte che appaiono in perfetta continuità con il ruolo di leader dell'organizzazione mafiosa".Il boss sta male. "Mi sento come abbandonato dai medici". Scrive il vecchio padrino corleonese, Bernardo Provenzano, in un messaggio inviato al proprio difensore, l'avvocato Franco Marasà, facendo riferimento al proprio stato di salute. Il capomafia lo scorso ottobre è stato sottoposto in una clinica di Milano ad intervento chirurgico alla tiroide e attraverso il proprio difensore sostiene di non ricevere le giuste cure mediche.
la Sicilia, 11/01/2008
domenica 13 gennaio 2008
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