Il poeta dialettale Ignazio Buttitta |
Studi recenti hanno evidenziato il carattere fortemente selettivo della memoria umana. Oggi si sa molto più di ieri sul suo funzionamento. Si è compresa, soprattutto,la ragione per cui non si può ricordare tutto nella vita, rilevando anche l’utilità della dimenticanza e la sua necessità biologica.
Ma ci sono cose e persone che non si possono dimenticare. Tra queste, per me, occupa un posto centrale Ignazio Buttitta. Devo, infatti, in gran parte a lui la mia prima iniziazione politica. Più precisamente ad un suo testo – il famoso Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali – scritto dal poeta nel 1956 , che ho sentito cantare, per la prima volta nei primi anni sessanta, dall’indimenticabile Cicciu Busacca. La voce tagliente di questo grande cantastorie è penetrata nel profondo del mio cuore quando avevo meno di quindici anni e da allora la sento ancora risuonare dentro di me insieme agli splendidi versi del poeta:
Ancilu era e nun avia l’ali
nun era santu e miraculi facia
ncelu acchianava senza cordi e scali
e senza appidamenti nni scinnia
era l’amuri lu so capitali
e sta ricchizza a tutti la spartìa
Turiddu Carnivali nnuminatu
e comu Cristu murìu ammazzatu.
Vincenzo Consolo mi sembra quello che meglio di tutti ha spiegato le ragioni della forza di questo testo: Mai forse come in quel momento la poesia era stata così dentro la verità (…). Mai forse così dentro la verità, la poesia, per i gesti e la voce del poeta, per il linguaggio e il sentimento, così dialettali e diretti, così corrispondenti al linguaggio e al sentimento di quelli che lo ascoltavano.
Mauro Geraci in un suo bel saggio ha documentato i rapporti stretti che hanno legato in vita Ignazio Buttitta e Cicciu Busacca e nel Convegno che abbiamo organizzato credo che fornirà ulteriori elementi che aiutino a capire le ragioni della feconda collaborazione che c’è stata tra i due. Erano entrambi dei grandi cantastorie: Cicciu e ‘Gnaziu hanno formato una coppia davvero straordinaria. Insieme, oltre a girovagare con i poveri mezzi del tempo per i paesi della Sicilia contadina, hanno girato il mondo - da Roma a Parigi, da Milano a Mosca – ottenendo consensi dappertutto. Secondo alcuni studiosi Ignazio Buttitta ha avuto poco a che fare con la poesia colta, e nulla a che fare con “quella pletorica (…) arcadietta di nostalgici di colore locale che scrivono in dialetto le loro malinconie” ; più articolato e problematico è stato il giudizio di P.P. Pasolini sul poeta siciliano. Ma non c’è lo spazio quì per approfondire la questione. Con Marineo il poeta ha avuto un rapporto speciale. Infatti, oltre a dedicare alcune sue composizioni al paese, ha dato il suo generoso contributo alle feste della sezione del PCI locale e contribuito in maniera decisiva al successo del Premio di Poesia “Citta di Marineo” giunto alla XXXVI edizione.
Francesco Virga
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