Il senatore Beppe Lumia è stato uno dei protagonisti della complessa trattativa che si è svolta fra i democratici e il governatore, Raffaele Lombardo, con l’obiettivo della partecipazione del Pd al governo della Regione siciliana. Negli ultimi giorni, Lumia, ha seguito con particolare intensità le fasi conclusive dl “dialogo”, attraversato da alcune novità, vere o finte, che non l’hanno agevolato. I “nemici” dell’accordo programmatico fra Lombardo e il PD sono numerosi e importanti, vanno dal Pdl – lealista o ribelle – a frange ampie dell’Udc e dello stesso Pd. Lumia ha condotto con pazienza il filo del dialogo, cercando di raccordarsi con il segretario regionale del partito, cui compete l’onere di rappresentare le posizioni ufficiali senza “sforare”. La sua tenacia nel favorire l’esito positivo dell’incontro fra Mpa e PD, ha fatto dell’ex Presidente della Commissione nazionale antimafia un “amico” di Lombardo e prima di ciò, grazie ad un patto locale con il Pdl Sicilia di Miccichè, un assertore dell’alleanza con i ribelli del partito di maggioranza relativa. La scelta di Miccichè, inevitabilmente, ha destato perplessità nei settori più radicali del centrosinistra, quelli – per intenderci – che fanno dell’antimafia la priorità politica, non solo giudiziaria, al punto che di Lumia di recente è stato disegnato il quadro di un uomo politico che ha abbandonato i
01 settembre 2010
vecchi amici e i temi che gli sono stati cari, facendogli assumere responsabilità nazionali di primo piano (la presidenza della Commissione nazionale antimafia). Il senatore, dunque, ha “pagato” la sua tenacia, ma questo non sembra averlo fatto retrocedere di un passo.
Segno che ci crede o che cosa?
“Certo che ci credo, la politica deve voltare pagina, e mettersi al servizio della Sicilia”, spiega, rammaricato ma affatto preoccupato Lumia. “Faccia un passo indietro se occorre, perché le alchimie della politica non debbono e non possono soffocare i bisogni della gente, che sono pressanti e meritano di stare in testa all’agenda, non in coda”.-
E’ più o meno quel che va dicendo Gianfranco Miccichè da qualche tempo a questa parte.
“C’è una differenza ed è sostanziale. Noi non ci limitiamo agli appelli ed agli auspici, indichiamo gli strumenti e ci mettiamo a disposizione di questi obiettivi, facendo un passo indietro perché è questo che viene chiesto oggi alle persone di buone volontà che hanno responsabilità istituzionali”.
Che significa in concreto?
“Significa che abbiamo l’obbligo, morale ed irrinunciabile di trovare le risorse migliori ed affidare loro il governo della Regione. Invece del manuale Cencelli, il cursus honorum. Invece che il “tavolo” della spartizione, la ricerca dei talenti”
Governo tecnico, pare di capire.
“Esatto, è ormai questo il proposito. Non ci sono alternative. Dobbiamo rivoltare la Sicilia come un guanto, fare le riforme annunciate e metterne in cantiere altre di nuove. Non ci deve essere niente come prima. Vogliamo radicamento radicale e su questo ci ritroviamo con il governatore…
L’accordo è fatto, dunque.
“Siamo sulla buona strada. Dobbiamo affidare questa svolta epocale alle persone giuste, non altro”.
E Gianfranco Miccichè, il Pdl Sicilia?
“Non voglio polemizzare con alcuno, nemmeno con Miccichè, dobbiamo operare in positivo e raccogliere consensi, non dissensi, ma la nostra posizione politica è chiara, l’ha illustrata più volte il segretario Lupo. Miccichè deve superare le sue contraddizioni, non abbiamo alcuna altra perplessità. Se torna a casa nelle braccia di Berlusconi, noi stiamo da un’altra parte, e sfido chiunque a darci torto per questa posizione, che non ha niente di personale. Se invece si comporta in modo conseguente alle sue enunciazioni e taglia il cordone ombelicale con il Pdl, cade ogni remora. Sempre che sciolga anche il nodo Dell’Utri, su cui personalmente la mia intransigenza resta irreversibile e severa. Impensabile che la nuova Sicilia si porti appresso le ombre che hanno reso irrespirabile l’aria della vecchia Sicilia”.
mercoledì 1 settembre 2010
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