di GIUSEPPE BALDESSARRO
Nel Vibonese vendetta di alcuni membri delle organizzazioni criminali dopo il divieto, emanato dalla Diocesi, di partecipare al rito pasquale. Il comune di Sant'Onofrio è stato sciolto lo scorso anno per infiltrazioni mafiose
SANT'ONOFRIO (VIBO VALENTIA) - Il ruolo di "portatori" era sempre stato in gran parte dei picciotti dei clan della 'ndrangheta. Erano loro a portare sulle spalle le statue della Madonna Addolorata, di San Giovanni e del Cristo Risorto la domenica di Pasqua. Per la tradizionale "Affruntata" gli uomini della 'ndrina si vestivano a festa e si presentavano in chiesa per la processione. Con la spavalderia di chi "chiama a sé" il consenso popolare. Per i "novizi" della cosche era una sorta di debutto in società. Un appuntamento importante per la comunità cattolica del paese, ma anche un'investitura di boss e gregari, di capi e killer. Tutti in strada, piegati sotto il peso del "Santo". Era così a Sant'Onofrio, ed è così in molti comuni calabresi. Dove il sacro e il profano sono un'unica cosa. Era così fino ai giorni scorsi quando le regole sono cambiate, Fin quando il vescovo di Mileto, Luigi Renzo, ha deciso di far girare per le parrocchie della provincia un "direttorio", un regolamento interno, per le "buone pratiche" nelle manifestazioni pubbliche. E tra le "raccomandazioni" del vescovo proprio quella di tenere lontane dalle processioni le "persone discusse". Un'indicazione seguita dal parroco don Franco Fragalà e dal priore della confraternita che si occupa del sorteggio dei nomi dei portatori, Michele Virdò. Un elenco che non è piaciuto ai boss, come dimostrano i due colpi di pistola esplosi sabato notte contro il cancello d'ingresso del capo della confraternita del Santissimo Rosario. Virdò sabato notte ha chiamato i carabinieri e il parroco, e questi il vescovo, che dopo un breve consulto con i suoi collaboratori e con le forze dell'ordine ha deciso di sospendere la processione, "per evitare ulteriori tensioni". Tutto rimandato quindi, forse a domenica prossima, se vi saranno le condizioni. A rivelare il ruolo della 'ndrangheta nelle manifestazioni religiose di San'Onofrio fu il pentito Rosario Michienzi, del luogo, autista del commando della strage dell'Epifania consumata negli anni '90 a Sant'Onofrio. Michienzi disse che tutti i "picciotti" che vengono "battezzati" durante l'anno, "fanno la loro prima apparizione pubblica in occasione dell'Affruntata portando sulle spalle la statua di San Giovanni, segno di forza e di comando". Gli altri, intesi come il potere economico e militare del clan, prendono posto sotto le altre statue. Negli anni i posti sotto le statue, che evidentemente sono in numero contenuto, venivano messi all'asta "del cerino". Venivano cioè assegnati a chi faceva l'offerta più alta prima che un cerino si spegnesse. Una pratica sostituita poi, con le "offerte in busta chiusa". In un caso o nell'altro i clan si aggiudicavano buona parte dei posti disponibili. Successivamente, con l'arrivo del vescovo Renzi, anche questa pratica venne messa da parte, per andare ad un sorteggio. Tuttavia, pure in questo caso, tra rinunce "volontarie" e "fortunate" combinazioni, boss e picciotti facevano man bassa tra i portatori delle "vare". Quest'anno non è stato così. E i clan hanno fatto sapere di non gradire l'estromissione. Che Sant'Onofrio sia un paese dove la 'ndrangheta ha il suo peso lo dimostra anche il fatto che nell'aprile scorso il comune è stato sciolto per presunti condizionamenti mafiosi. Da allora l'amministrazione è retta da una commissione straordinaria che, domenica mattina, è stata informata di quanto accaduto e della sospensione della manifestazione. Nella zona, una delle cosche più potenti è quella dei Bonavota, a cui dopo una serie di arresti, un mese fa, la Guardia di Finanza ha sequestrato beni per 4,5 milioni di euro.
(La Repubblica, 05 aprile 2010)
Nella foto: Una processione dell '"Affruntata" (Ph. Valentino Maiolo)
martedì 6 aprile 2010
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