Gestita dalla Caritas, può ospitare interi nuclei familiari. Dopo i recenti lavori di ampliamento ha una capienza di 40 posti letto. A Piana una casa per gli immigrati. Antonella, ex baby prostituta: "Qui ho ricominciato a vivere"
Adesso è davvero serena. Ha trovato una famiglia e quello che doveva essere un approdo temporaneo da due anni è diventata la sua casa. Antonella Ogu Tonica, ventitreenne nigeriana in Sicilia da sei anni, vittima del giro della prostituzione fin da quando ne aveva quindici, al centro di prima accoglienza per gli immigrati della Caritas di Piana degli Albanesi a Santa Cristina Gela in provincia di Palermo, ha iniziato una nuova vita. «Non avevo punti di riferimento - racconta la ragazza - Qui non avevo nessuno che potesse occuparsi di me. La solitudine e la strada mi stavano uccidendo. Al centro di Santa Cristina Gela mi sento al sicuro e sto facendo di tutto per voltare pagina, cominciando da un lavoro che mi faccia sentire utile e integrata in questa realtà che mi ha accolto».Il centro, grazie al progetto "Verso l'altro" della Fondazione San Demetrio e ai 236 mila euro della Fondazione Vodafone, è stato appena ampliato e può ospitare quaranta persone. Gli immigrati, provenienti principalmente da Nigeria, Marocco, Tunisia, Ghana, Romania, Cina, Albania, Kossovo, Eritrea, Somalia ed Etiopia, uomini, donne e bambini, mangiano e dormono lì. Con la possibilità del servizio di assistenza sanitaria e burocratica per il disbrigo delle pratiche legate al permesso di soggiorno. All'interno della struttura un giardino, un parcheggio, un locale lavanderia, una sala relax e una grande cucina.Qualcuno, appena arrivato sull'Isola come Hassan Fadhaloui, si è rivolto subito al centro per trovare asilo. «Ho viaggiato per una settimana - dice il ragazzo tunisino - sopra un barcone fatiscente in cui c'erano anche altre 160 persone. Quando mi sono presentato al centro, sono stato accolto come minore non accompagnato. Da poco ho compiuto finalmente 18 anni e spero di affrancarmi da questa vita precaria. Nel mio Paese lavoravo come programmatore informatico, certo sono disposto a fare qualsiasi lavoro, ma forse un giorno riuscirò a guadagnarmi da vivere con quello che mi piace: i computer. Nella zona di Santa Cristina Gela mi sono ambientato bene, ho il mio giro di amici e mi diverto con quel poco che c'è. Ho conosciuto persone molte diverse fra loro, ognuna con la sua storia da raccontare. Questa è una ricchezza per chi come me non ha nessuno qui, è come avere tanti genitori, tanti fratelli e sorelle».
Nel corso degli anni il team del centro ha seguito anche casi di minori stranieri che hanno affrontato un trapianto all'Ismett e sono ancora tanti gli stranieri che si rivolgono alla struttura di prima accoglienza per motivi di salute. C'è per esempio Theresa Ihdioha, nigeriana di trentadue anni, che si trova a Santa Cristina Gela da mesi in attesa di subire un delicato intervento agli occhi all'ospedale di Villa Sofia. «Ho proprio la sensazione di essere in buone mani - dice la Ihdioha - Vengo da un Paese povero in cui non c'è nulla. E per la mia situazione venire in Italia era la salvezza. Da quando sono al centro tutti mi hanno aiutato moltissimo. Spero di risolvere il mio problema di salute, ma intanto mi guardo intorno per trovare un lavoro e migliorare la mia vita».Per informazioni sul centro è possibile chiamare il 333 9001202 o inviare un'e-mail a caritaspiana@libero.it
Da La Repubblica-Palermo
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