Che fare adesso?
«È un errore da non ripetere quello di ritenere che a sinistra si debba stare tutti insieme, a prescindere dalle vocazioni, dalle volontà, dalle categorie interpretative che si mettono in campo. Abbiamo condiviso questo percorso elettorale parlando allo stesso Paese ma con linguaggi diversi. C’era chi riteneva che il malessere, il disagio, la povertà diffusa potesse essere interpretata con il concetto di classe e di lotta di classe, senza rendersi conto che ormai la povertà sociale e la precarietà economica è una categoria profondamente interclassista che affligge il ricercatore universitario, l’operaio, il pensionato, l’operatore del call center. E quindi pieno rispetto per chi ritiene di dover rispondere a questo voto con
Quando parla di Costituente di sinistra guarda a quello che sta succedendo dentro il Prc...
«Certamente. Ma tutto questo vorremmo farlo senza aspettare i congressi degli altri, e quindi senza dover dipendere dalla legittima discussione che si svolge a casa degli altri. Vogliamo rivolgerci a una parte di società che probabilmente nulla ha a che fare con Sd o con Prc, e che in questi anni si è mostrata e ha chiesto un nuovo senso politico. Penso alla provocazione salutare di Nanni Moretti a Piazza Navona, ai tre milioni che si ritrovano a Roma per tutelare l’articolo 18, agli autoconvocati di piazza San Giovanni, fino ai centomila di Bari, della grande manifestazione di Libera per riprenderci la lotta alla mafia come lotta civile di tutto il Paese. Insomma, esiste un Paese che non so se oggi partecipa, è schierato, milita nel nostro movimento, nel Prc, nei Verdi o altrove, ma che vuole essere rappresentato e che ha difficoltà ad accettare l’autosufficienza del Pd».
Come vi muoverete rispetto al Pd?
«Dobbiamo lavorare per un nuovo centrosinistra che nulla abbia a che fare con l’esperienza dell’Unione, che è stata pessima per la sua stagione di governo ma anche per la molteplicità di voci, di storie, anche di interessi che rappresentava . Noi pensiamo che il centrosinistra sia un luogo di politica coerente, ma dentro questo crediamo che ciascuno debba fare la propria parte con autonomia. Allo stesso tempo deve esserci una convinzione di fondo, e cioè che nessuno è autosufficiente. Che non è autosufficiente il Pd e non è autosufficiente nemmeno questa sinistra di nuovo conio. Questa autosufficienza sta nel senso e nella qualità di una collaborazione nel rispetto delle reciproche autonomie».
Per lei la fase è ancora fluida...
«Noi pensiamo di lavorare per un centrosinistra che possa incontrarsi nel merito delle scelte politiche. Tutto questo va fatto non attraverso processi di annessione ma nell’autonomia delle nostre posizioni e in un convincimento comune che soltanto un centrosinistra rinnovato può offrire una stagione di governo a questo Paese».
L'
lunedì 12 maggio 2008
Claudio Fava: «Ora proviamo a rifondare la sinistra. Democratica»
di Eduardo Di Blasi
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