di Andrea Carugati
E' finita male, decisamente male. Fino alle 23 le sette regioni conquistate, con Lazio e Piemonte in bilico, consentivano al centrosinistra di sperare in un buon risultato, anche nel colpaccio del 9 a 4. Ma il doppio ko in Piemonte e Lazio ha mutato il volto di questa tornata elettorale per il Pd. Con una vittoria della Bresso o della Bonino si sarebbe anche potuto arginare il ko in Calabria e Campania. Ma così, con la vittoria (seppur risicatissima) della Polverini e quella appena poco più larga del leghista Cota queste regionali disegnano un paese ancora assai lontano dal tramonto del berlusconismo. E un centrosinistra che, dal profondo Piemonte fino alla Calabria, perde colpi. E non basta per consolarsi il pesante tracollo del Pdl nel mezzogiorno, e neppure il sorpasso della Lega che umilia in Veneto gli uomini di Berlusconi. E non basta neppure verificare che, in termini di voti ai partiti, Pdl e Pd sono vicinissimi, 26,7% contro 25,9%. A dire il vero l'unico partito che può festeggiare davvero è la Lega, che centro il colpaccio di ottenere due governatori con Zaia che dilaga oltre il 60% in Veneto e la Lega che sfiora il 13% a livello nazionale e si allarga in Emilia, dove triplica i voti del 2005. Non a caso l'unico leader di partito che ha festeggiato è stato Bossi, mentre Bersani e il Cavaliere attendono i dati definitivi, per compiere un'analisi più accurata del voto.In un confronto complessivo con le politiche 2008, entrambi i partiti maggiore retrocedono: il Pdl passa dal 33,3% del 2008 al 26,7% di oggi, mentre il Pd scende dal 34,1% al 25,9%. Un calo consistente per entrambi i partiti. Di Pietro, con il 7%, aumenta rispetto al 4% del 2008 ma scende rispetto all'exploit delle europee 2009 quando ha ottenuto oltre l'8%. L'Udc ha una sostanziale tenuta, 5,7% di oggi contro il 5,3% del 2008 mentre la sinistra radicale, nonostante il successo di Vendola in Puglia, non recupera granchè a livello nazionale: Rifondazione resta intorno al 3%, così come Sinistra e libertà, dati molto simili a quelli delle europee 2009.Per il Pd c'è una tenuta: 26%, dato identico a quello delle europee 2009. Non c'è l'auspicato recupero al Nord, come dimostra il flop del pure autorevole candidato nel Veneto, Giuseppe Bortolussi, che si ferma sotto il 30% mentre la lista dei democratici è al 19,3%. In Lombardia e Piemonte Pd attorno al 22%. Buona tenuta nelle regioni rosse (circa il 40% in Emilia e Toscana), mentre in Umbria e nella Marche il dato è leggermente inferiore (poco sotto il 35%). Nel Mezzogiorno il risultato è deludente, con un picco negativo del 16% in Calabria (circa 10 meno delle europee) e una performance deludente anche in Campania (19,5%), così come in Puglia e Basilicata, regioni vinte dal centrosinistra (rispettivamente il 19,7% e 25,3%). In particolare in Basilicata, la regione storicamente più rossa del Sud, il Pd perde circa il 5% rispetto all'anno scorso. Nel sud, dunque, dalla Puglia alla Campania passando per la Calabria, per il Pd di Bersani si impone una seria riflessione e forse un drastico rinnovamento della classe dirigente. Il caso Loiero è emblematico: il partito nazionale e locale aveva tentato un'operazione di rinnovamento, ma il governatore uscente è riuscito a imporre la sua ricandidatura e alle elezioni ha ottenuto una sconfitta disastrosa, con il 32%, regalando al Pd il peggior risultato tra tutte le regioni, con un 16%.L'unica nota davvero positiva, l'unica vittoria non scontata di questa tornata, è quella di Nichi Vendola in Puglia (49% contro 42%), un risultato certo sperato nelle ultime settimane ma che solo pochi mesi fa era solo un miraggio. Neppure per il Pdl e per il suo leader si tratta di un buon risultato. Il partito del Cavaliere crolla in tutte le regioni principali regioni del meridione, in particolare in Puglia e Campania, dove precipita rispettivamente dal 43,2% del 2009 al 31,3% e dal 43.5% al 32,5. Crollo anche in Calabria: dal 35% al 27,6%. Netto calo anche in Lombardia e Veneto (-3 punti in Lombardia, -6 in Veneto).Tornando al Lazio, va segnalato l'ottimo risultato di Emma Bonino: con il principale partito, il Pd, al 27%, e con una coalizione stretta (senza l'Udc che invece appoggia la Bresso in Piemonte), la performance della candidata radicale è stata senza dubbio convincente, anche se è stata sconfitta per una manciata di voti.
L'Unità, 29 marzo 2010
martedì 30 marzo 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento