L'ultimo in ordine di tempo era del capomafia Totò Riina: un immobile confiscato dai giudici e assegnato dallo Stato al Comune di Corleone che l'ha affidato al Consorzio Sviluppo e Legalità. Ora è un agriturismo: lunedì scorso è stato inaugurato dal ministro dell'Interno. Ma la lista degli immobili appartenuti alle cosche e trasformati in esempi di produttività dal Consorzio - che riunisce 8 Comuni del palermitano ad altissima densità mafiosa - è lunga. Un baglio antico di proprietà della famiglia Brusca, ristrutturato e adibito a piccolo agriturismo, il Portella della Ginestra, è finito addirittura nell'edizione francese della Guida Michelin. In incognito due redattori del prestigioso vademecum per turisti hanno fatto visita alla struttura, che si trova a Monreale, che ha incassato una valutazione molto positiva. Il cuoco è di Frascati, ha scelto di trasferirsi in Sicilia per lavorare: curioso esempio di emigrazione al contrario. A gennaio, poi, verrà inaugurata una cantina vinicola ricavata in un terreno appartenuto al boss Giovanni Genovese. Sarà gestita dalla cooperativa sociale Placido Rizzotto, una delle quattro costituite da giovani selezionati e formati dal Consorzio. Nell'attività sono finiti i finanziamenti del Por Sicilia, ma anche gli investimenti dei soci: un "esempio di privato - spiega il direttore del Consorzio, Lucio Guarino, - che non si limita a gestire risorse pubbliche, ma investe". Sempre su un fondo delle cosche, anche in questo caso il proprietario era Totò Riina, sorgerà, poi, un laboratorio di confezionamento dei prodotti, l'unico del palermitano. "Prima - racconta Guarino - le aziende del posto si appoggiavano a una ditta umbra; ora rivolgendosi a una impresa locale, ridurranno i costi. Strutture turistiche, cantine, laboratori di confezionamento, ma anche centinaia di ettari di terreno confiscati alla mafia sono finiti al Consorzio. "Attraverso le cooperative - dice il direttore - riusciamo a lavorare oltre 650 ettari di terra". Ma l'attività degli otto Comuni palermitani, che hanno deciso di mettersi insieme per sfruttare le ricchezze sottratte alla mafia, si estende anche al sociale. Due esempi: l'immobile del cugino dell'ex boss Giovanni Brusca, Mario, trasformato in centro per minori disagiati e gestito dalla cooperativa Elios e il Giardino della Memoria, uno spazio di aggregazione per ragazzi realizzato dove venne tenuto prigioniero il piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito, Santino, sequestrato per indurre il padre a ritrattare e poi strangolato e sciolto nell'acido. Proprio dal Giardino è partito un messaggio si speranza. A lanciarlo è stata la madre del bambino, Franca Castellese. "Giuseppe ha vinto la mafia", ha detto la donna che ha partecipato all'inaugurazione.
Fonte: ansa
14 novembre 2008
FOTO. L'agriturismo "Portella della Ginestra"
domenica 16 novembre 2008
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