venerdì 8 maggio 2009

LA STORIA . Silvio, Veronica e le altre. Bugie e domande senza risposta

di GIUSEPPE D'AVANZO
C'È IN giro una semplificata idea di democrazia. "Le regole del gioco in una democrazia decente sono chiare: ciascuno dice la sua". Memorabile e coerente perché è appunto questo che abbiamo nelle orecchie, a proposito di Silvio, Veronica e le altre.

Slogan demagogici (tra moglie e marito...); frasi fatte (i panni sporchi si lavano in famiglia); chiacchiericcio (la vicenda è privata). Dire democrazia, questo frastuono, pare un azzardo. E' rumore che ogni cosa confonde. E' un dispositivo che distrugge la realtà nell'immagine riflessa del contenitore vuoto dei media. L'operazione non è senza conseguenze perché "il falso indiscutibile" prima cancella l'opinione pubblica che diventa incapace di farsi sentire; poi anche solo di formarsi. C'è chi in questo andazzo ci sta come il topo nel formaggio o perché ha già conquistato il suo posticino a corte o perché spera di conquistarlo al prossimo turno o perché, più umanamente, non ha voglia di darsi il coraggio necessario per chiedere di non essere preso per il naso, almeno. Sarà anche legittimo non farselo piacere l'andazzo, no? Sarà ancora legittimo credere ancora che la realtà esista o che la rimozione non aiuta a guarire le nevrosi - siano esse di un individuo o di una società. E' ancora legittima, per questa destra nichilista, l'esistenza di chi crede che negare la verità significa sempre negare dei fatti e quindi concedergli di conoscerli? Si potrà forse acconsentire che un principio della cultura dominante (Leitkultur) dell'Occidente europeo e liberale è l'"uso pubblico della ragione". Allora, diciamo che è in nome della ragione o, senza esagerare, di una mediocre ragionevolezza che si può chiedere a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio, di inventare meglio la frottola perché così come ce la offre è troppo taroccata per crederla vera. Dovunque la sfiori, suona falsa. E' in cerca di risposta qualche domanda: Berlusconi "frequenta minorenni", come sostiene Veronica Lario quando si convince a divorziare? Che rapporto, negli anni, Berlusconi ha intrattenuto con Noemi Letizia, 18 anni il 26 di aprile? In quale clima psichico vive il premier? "Ha bisogno di aiuto perché non sta bene", come sostiene preoccupata sua moglie? La febbre o l'inclinazione psicopatologica che lo accalda può definirsi, come hanno scritto il Riformista e l'Unità senza ricevere smentite, un'impotente satiriasi o sexual addiction sfogata in "spettacolini" affollati di escort e "farfalline" tra materassi extralarge in quel palazzo Grazioli, impernacchiato di tricolore, dove si decidono le politiche del Paese? E, per ultimo ma non ultimo - perché questione politica per eccellenza - può essere, per dirla con le parole di Veronica Lario, "il divertimento dell'imperatore", questo "ciarpame senza pudore in nome del potere", a selezionare le classe dirigenti, a decidere della rappresentanza politica? Non emerge oggi "attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile (ancora la Lario) la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte le donne soprattutto di quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono, a tutela dei loro diritti"? Abituato a scriversi in solitudine l'agenda dell'attenzione pubblica, assuefatto a dettare il menabò dell'informazione scritta e televisiva, Berlusconi barcolla quando lo assale l'imprevisto e non ha il copione scritto. Bersaglio delle critiche al "velinismo in politica" di Sofia Ventura, politologa di Fare Futuro, sorpreso a festeggiare a Casoria, Napoli, una diciottenne, Berlusconi da Varsavia improvvisa e sbaglia le sue mosse. Dice che non ha mai pensato a sistemare "veline" (escluse a sorpresa e in gran fretta, una miss Veneto, una "meteorina" di Retequattro lo smentiscono mentre tacciono deluse una "rossa" del Grande Fratello, una valletta Mediaset, un star di "Incantesimo", un'"Elisa di Rivombrosa"). Dice che Noemi è soltanto "la figlia di un vecchio amico, ex autista di Craxi" (lo smentiscono Bobo Craxi e Giulio Di Donato, vicesegretario del Psi e per di più un napoletano che dovrebbe conoscere l'autista napoletano del segretario). Dice che si tratta di un "tranello mediatico" in cui è caduta anche "la signora", cioè sua moglie. Trappola di chi? Di Fare Futuro, think tank di Gianfranco Fini? La teoria del complotto non fa molta strada, è buona soltanto per babbei e turiferari. Muore lì. Tornato in Italia da Varsavia, Berlusconi guadagna qualche ora per rimettere insieme e meglio i cocci della sua storia. Che, sulla scena gregaria di Porta a Porta, diventa questa. "E' una menzogna che frequento minorenni. Il padre della ragazza mi ha chiamato perché voleva un appuntamento con me per parlarmi delle candidature nel sud di Franco Malvano e Flavio Martusciello. E' stata soltanto Repubblica a sottendere la frequentazione della ragazza". La favola è scritta male, può contare - per essere accettata - soltanto su una pulsione servile. E' stata Noemi, che lo chiama "papi", a raccontare come sono andate le cose in questi anni. "Papi mi ha allevata. Non mi ha fatto mai mancare le sue attenzioni. Un anno, ricordo, mi ha regalato un diamantino; un'altra volta, una collanina. Domenica, una collana d'oro con un ciondolo. Lo adoro. Gli faccio compagnia. Lui mi chiama, mi dice che ha qualche momento libero e io lo raggiungo a Milano, a Roma. Resto ad ascoltarlo. E' questo che lui desidera da me. Poi cantiamo assieme. No, non mi candiderò alle prossime regionali. Preferisco candidarmi alla Camera. Ci penserà papi Silvio". Di questi incontri e promesse, Berlusconi non parla. Lascia pubblicare a un periodico della Casa le foto della festa di Casoria. E che c'entrano? Mica Veronica Lario lo ha accusato di atti osceni in luogo pubblico? La strategia di Berlusconi è nota, e le foto la confermano. Non confuta, ma distrae. Non offre alcun certo punto di riferimento per orientarsi nella polemica, ma disintegra nel rumore quel che poco che si sa nella convinzione che, presto, affiorerà la consueta "indifferenza per come stanno davvero le cose". La fanfaluca ("non frequento minorenni") non regge nemmeno se la si verifica, diciamo così, dal lato del padre di Noemi, Benedetto Letizia. E' lui, Benedetto, il "contatto" tutto politico di Berlusconi? L'uomo, commesso in municipio, dovrebbe essere un influente esponente del Popolo della Libertà meridionale se il presidente del Consiglio discute con lui, proprio con lui e solo con lui senza intermediari, le candidature europee. Purtroppo nel Popolo della Libertà nessuno conosce Benedetto Letizia. Ignorano chi sia Benedetto anche Franco Malvano e Flavio Martusciello. Il primo è stato questore di Napoli e, investito da Berlusconi, candidato sindaco di Napoli. Il secondo è il fratello di Antonio Martusciello, dirigente di Publitalia prima di entrare nella task force di Marcello Dell'Utri che creò Forza Italia, diventato parlamentare e anche viceministro dei Beni culturali. Un buon veicolo, il fratello, per raggiungere il Capo. E' ragionevole credere che se i due avessero voluto discutere delle loro candidature si sarebbero rivolti direttamente a Berlusconi e non ai buoni uffici di un commesso del Comune che nel PdL non si è mai visto. Berlusconi ammette di aver incontrato la ragazza in qualche occasione, ma sempre alla presenza dei genitori. Né la madre né il padre di Noemi hanno mai parlato di incontri a Milano o a Roma con Berlusconi. Si può scommettere qualche euro che lo faranno nei prossimi giorni. Se si sbriciolano tutti gli argomenti preparati per smentire gli incontri con una minorenne (tre regali, tre compleanni vuol dire che Noemi incontra Berlusconi da quando aveva sedici anni e lo ha conosciuto quindicenne), è più assennato credere alle parole inquiete di Veronica Lario: è vero, il presidente del Consiglio frequenta minorenni che "magari" fossero sue figlie segrete. Trascuriamo le ricostruzioni degli "spettacolini" e gli "accappatoi di un bianco che quasi abbaglia" e il vigore ritrovato con un misterioso "farmaco che si inietta", assunto ormai "fuori da ogni controllo medico". Abbandoniamo queste scene tra le cose dette e mai contraddette perché è ben più critico (o molto coerente) che la questione politica, sollevata all'inizio di questa storia da due donne, Sofia Ventura e Veronica Lario, sia stata affrontata soltanto da altre donne (Aspesi, Bindi, Bonino, Spinelli, Dominijanni) nel raggelante silenzio dell'élite nazionale come se questa "valorizzazione" delle donne non riducesse "la loro libertà a libertà di mostrarsi in tv e offrirsi come gadget al circuito del potere" o a un dominio proprietario e "spettacolare". Sembra che soltanto le donne abbiano capito che quest'ambigua, violenta atmosfera che consente di ridicolizzare le loro storie e il loro destino, tra sghignazzi, ironie e magari qualche "palpatina di classe", educa "la gente per bene ad abituarsi ad ascoltare cose che, nel passato, sarebbe stata orripilata di pensare e alle quali non sarebbe stata concessa pubblica espressione". O alcun "uso pubblico della ragione".
(La Repubblica, 8 maggio 2009)

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