lunedì 25 maggio 2009

Azzerata la giunta Lombardo. Leoluca Orlando: "Troppe promesse non mantenute"

di Alberto Bonanno
Il Pd saluta l’azzeramento della giunta Lombardo come un gesto positivo e non rifiuta a priori la possibilità di collaborare con il governatore siciliano, come accaduto all’Assemblea regionale per la riforma della sanità. “Siamo di fronte al giusto epilogo dell'esperienza fallimentare del centrodestra in Sicilia”, dice Antonello Cracolici, presidente del gruppo Pd dell'Ars. “In un anno - aggiunge Cracolici - questo centrodestra ha pensato solo a litigare, ignorando le emergenze e i problemi della Sicilia”.
“ Finalmente, dopo risse e guerre fra bande, la maggioranza è esplosa - dice il deputato sicliano del Pd Sergio D'Antoni - ora occorre verificare quale sarà il comportamento di Lombardo nei confronti del governo nazionale e rispetto alle vicende politiche siciliane. Il Pd deve tenere ferma - dice D'Antoni - la sua posizione nell'interesse della Sicilia e contro un governo nazionale antimeridionale e antisiciliano. Se però si dovessero aprire prospettive vere sulla vicenda siciliana, noi saremo pronti a portare avanti una riflessione seria per vedere quale possa essere il nostro contributo per un reale sviluppo della Regione. Quel che di certo non serve alla Sicilia sono i pasticci e le strumentalizzazioni”. “La coalizione di Lombardo è ormai implosa, sopraffatta dalle troppe promesse non mantenute, dai troppi interessi affaristici e dall'eccesso di consensi ottenuti pagando, estorcendo e mettondosi sotto la protezione dei boss mafiosi” commenta Leoluca Orlando, portavoce di Italia dei Valori, che si schiera apertamente contro la possibilità di partecipare a un “governo istituzionale”: “Di fronte ai soliti balletti meschini, come sempre a danno dei siciliani - sottolinea Orlando - non c’è spazio per nascondere la gravità della questione morale e l'inefficienza per un governo istituzionale che servirebbe a confermare la subalternità del Pd al Pdl” E se il governatore in persona esclude attualmente l’ipotesi di un “ governo istituzionale”, per i suoi fedelissimi non è così: “Oggi diciamo basta. Facciamo questa compagna elettorale. Poi sarà l'ora di un governo istituzionale e dopo si vedrà”, dice Lino leanza, segretario regionale dell’Mpa, il partito fondato da Lombardo. Con chi sarà fatto questo nuovo governo? “Governo istituzionale - risponde - vuol dire coinvolgere figure di alto spessore, fare un governo per la Sicilia, con l'aiuto di uomini di buona volontà che daranno il loro contributo. La decisione del presidente Lombardo è condivisa da tutto l'Mpa e dai siciliani che hanno bisogno di fatti, di vedere governata questa terra senza i ricatti romani e i freni di coloro che sono asserviti a Roma”. Ma nel centrodestra si fa spazio anche la richiesta di un chiarimento politico. “La decisione del presidente Lombardo, inedita e senza precedenti, pone sul tavolo politico elementi complessi e delicati. Per questo motivo il Pdl deve riunire con urgenza i suo vertici politici a livello regionale, o almeno i coordinatori insieme ai parlamentari poichè la posta in gioco è altissima” dice il parlamentare siracusano del Pdl Fabio Granata, vice presidente della Commissione antimafia. E dopo le scaramucce iniziali, ora anche l’Udc non chiude la porta in faccia al governatore: “Avevamo rappresentato al Presidente della Regione la necessità di affrontare, prima della composizione della giunta, due temi prioritari: cosa fare e con chi. Lasciamo all'onorevole Lombardo, intera, la responsabilità della sua proposta politica che ci riserviamo di valutare al momento opportuno” dice Saverio Romano, segretario dell’Udc siciliana. Una dichiarazione distensiva che sottolinea il momento di difficoltà vissuto dallo Scudo crociato in Sicilia, messo all’angolo prima dalle dimissioni dell’ex presidente Cuffaro, condannato a cinque anni per favoreggiamento aggravato alla mafia, e ora da alcune inchieste giudiziarie che coinvolgono due noti esponenti del partito siciliano, l’assessore ai Beni culturali Antonello Antinoro e il deputato regionale Nino Dina.
(La Repubblica, 25 maggio 2009)

Nessun commento: