
Nel 1947 fu ricoverato per poche ore in quell’ospedale il cavalier Rossi, mentre veniva trasportato nel carcere dell’Ucciardone, con l’accusa di essere uno dei mandanti dell’assassinio di Accursio Miraglia, segretario della Camera del lavoro di Sciacca. E il dott. Navarra gli rilasciò subito un certificato medico che gli evitò il carcere. Nel 1948, in questo famigerato ospedale, qualche giorno dopo il sequestro e l’assassinio di Placido Rizzotto, segretario della Cgil di Corleone, venne ricoverato il giovane pastore Giuseppe Letizia, in preda a febbre alta e delirio. Diceva di aver visto gli assassini di Rizzotto. E Navarra lo fece tacere per sempre con una iniezione letale.
Durante una delle più cruente battaglie della guerra tra “liggiani” e “navarriani”, quella del 6 settembre 1958, proprio nell’Ospedale dei Bianchi ricevette i primi soccorsi il “liggiano” Bernardo Provenzano, ferito di striscio alla testa nella sparatoria di via San Rocco. Dopo la medicazione, il futuro boss ringraziò e fece perdere le sue tracce. Meno fortunati di lui furono invece i “navarriani” Pietro Maiuri e i fratelli Giovanni e Marco Marino. Quella sera furono portati pure in ospedale. I sanitari provarono a tamponare le ferite, ma per loro non ci fu nulla da fare.
Negli anni ’60 e negli anni ’70 era voce abbastanza diffusa a Corleone che nei locali abbandonati dell’ex Ospedale dei Bianchi si potessero nascondere latitanti di mafia. C’era addirittura chi giurava di aver visto di sera tardi e di notte finestre che si aprivano e si chiudevano. I fucile ritrovati martedì scorso potrebbero essere appartenuti a qualcuno di questi.
Dino Paternostro
NELLA FOTO: I Carabinieri di Corleone mostrano i due fucili rinvenuti nell'ex Ospedale dei Bianchi
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