giovedì 19 novembre 2009

Termini, operai Fiat occupano il Comune. "Intervengano Scajola e Miccichè"

Le tute blu siciliane, nuovamente in cassa integrazione, protestano a Termini Imerese: "Vogliamo incontrare Miccichè". Il Comune: "Abbiamo già scritto al ministro Scajola"
TERMINI IMERSE (PALERMO) —
Sono circa 200 gli operai della Fiat di Termini Imerese che hanno occupato il municipio e la stanza del sindaco Salvatore Burrafato. Le tute blu sono di nuovo in cassa integrazione e temono che l'azienda possa smantellare il sito dove attualmente si produce la Lancia Y. «La nostra - spiega Roberto Mastrosimone della Fiom - è un'azione simbolica per chiedere attenzione sulla vertenza in atto. Siamo qui perché vogliamo incontrare il vicesindaco, cioè il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega al Cipe, Gianfranco Miccichè».Gli operai hanno «eletto» un proprio sindaco tra le tute blu che hanno occupano la stanza del primo cittadino Burrafato. L'operaio ha indossato la striscia tricolore. «Se le istituzioni non prendono in considerazione i nostri problemi - dicono gli occupanti - cercheremo di fare da soli». Gli operai insistono affinché il visesindaco Miccichè vada in Comune per parlare con loro e chiedono di fissare un incontro con il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, prima che la Fiat presenti ufficialmente il piano industriale. Senza questi due passaggi «staremo qui ad oltranza», annunciano.
Il sindaco. «Gli operai hanno espresso la volontà di mantenere il presidio fino a quando il ministro Scajola, al quale ho già scritto una lettera, non fisserà un incontro per discutere sul futuro dello stabilimento», afferma il primo cittadino, Salvatore Burrafato. «Ho fatto presente al ministro - aggiunge - che non si possono erogare ecoincentivi a un'azienda che chiude una fabbrica e ho rivolto un invito ai parlamentari, non solo siciliani, a votare contro il provvedimento. Vogliamo parlare col governo prima che il Lingotto presenti il suo piano».
Il ministro. «La situazione dello stabilimento non va drammatizzata: la Fiat ha infatti garantito il mantenimento dell'attività produttiva dell'impianto, anche se dopo il 2011 la produzione di auto potrebbe essere sostituita con quella di altri prodotti, sempre nel settore automotive», afferma il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola. «In ogni caso - aggiunge - l'occupazione sarà salvaguardata e il governo, assieme alla Regione siciliana, è pronto a sostenere con un contratto di programma l'eventuale riconversione produttiva».
La Regione. «Al tavolo di verifica con la presidenza del Consiglio, il 21 dicembre, Fiat auto porterà un piano industriale che prevede il rilancio della produzione nello stabilimento di Termini Imerese - si legge in una nota di Palazzo d'Orleans - E' questo l'impegno del governo nazionale, concordato tra il ministro Claudio Scajola, il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, e l'assessore all'Industria, Marco Venturi». La Regione comunque «dovrà fare la sua parte, formalizzando iniziative che garantiscano: la realizzazione nell'area di Termini di nuove infrastrutture per la intermodalità, il reperimento delle aree necessarie all'espansione dello stabilimento, la disponibilità delle risorse dell'accordo di programma quadro sulla ricerca, che potranno finanziare gli studi attivati da St e Fiat per lo sviluppo dell'auto elettrica».
Il Pd. «La scelta di chiudere la produzione di automobili a Termini Imerese dal 2012 - dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia - stride con la strategia di espansione e apertura ai mercati internazionali. Lo stabilimento, infatti, si trova in una posizione geografica strategica nell'area di libero scambio del Mediterraneo». Secondo il deputato nazionale Tonino Russo «non si può continuare a stare con le mani in mano. Scajola ascolti l'appello delle tute blu e dimostri che la politica di Palazzo Chigi non è nordista. Purtroppo in questi mesi - sottolinea Russo - non sono arrivati segnali incoraggianti e nessuno del governo, nemmeno il sottosegretario Miccichè che è anche vicesindaco di Termini, ha lavorato per fermare il piano dell'azienda».
(La Repubblica, 18 novembre 2009)

Nessun commento: