giovedì 26 novembre 2009

C'era una volta... e c'è ancora adesso!

di MIRIAM DI PERI
C'era una volta Bernardino Verro, sindaco di Corleone nei primi '900, che organizzò i contadini perché riteneva che fosse un'ingiustizia che loro dovessero solamente coltivare le terre dei grandi latifondisti mafiosi in cambio di un tozzo di pane. Con quei contadini, Bernardino Verro costruì la prima casa del popolo di Corleone. Ogni notte ciascuno di loro trasportava un balatòne, col mulo. Quella diventò la sede della prima cooperativa agricola corleonese. Bernardino Verro fu ucciso a Corleone il 3 novembre 1915.
C'era una volta Placido Rizzotto. Tornò dalla guerra e pensò che le lotte per la terra fossero una buona causa per spendere la propria vita. Aveva 34 anni quando venne ucciso barbaramente e buttato in una foiba a Roccabusambra. Era il 10 marzo del 1948.
C'era una volta Pio La Torre. Ebbe una buona intuizione. E capì che sequestrare i beni ai mafiosi poteva essere uno di quegli strumenti concreti dei quali lo Stato avrebbe potuto dotarsi nella lotta alla criminalità organizzata. Anche lui fu fatto fuori. Il 30 aprile 1982.
C'era una volta Carlo Alberto Dalla Chiesa. Non era siciliano. Non glielo portava nessuno. Non era affare suo. Fu necessario che ammazzassero anche lui, il 3 settembre 1982, perché la legge sulla confisca dei beni ai mafiosi, la Rognoni-La Torre, fosse votata in Parlamento da lor signori deputati a rappresentarci.
C'erano una volta Falcone e Borsellino. Era il 1995 quando è nata l'associazione Libera. C'era una volta una buona intuizione. Che raccolse un milione di consensi e portò, nel 1996 a una legge d'iniziativa popolare sul riutilizzo sociale dei beni confiscati ai mafiosi. Qualche anno dopo, c'è stato un buon sindaco, uno di quelli che lasciano il segno. Si chiama Pippo Cipriani. Lui per primo ebbe il coraggio di prendere la casa di Totò Riina a Corleone. La consegnò agli studenti dell'istituto agrario del paese, che non avevano una sede per la loro scuola. Li fece studiare lì. Perché quei mattoni erano intrisi del sangue di Bernardino Verro, di Placido Rizzotto, di Pio La Torre, di Carlo Alberto Dalla Chiesa, di Falcone e Borsellino. E quel gesto rendeva meno vane le loro morti.
Nel 2000 Pippo Cipriani assegnò il primo ettaro di terra confiscata alla cooperativa Lavoro e non solo. I contadini corleonesi che per primi portarono le loro mietitrebbie su quelle terre, si misero contro mezzo paese. Da quella prima esperienza, oggi esistono 4 cooperative che gestiscono i beni confiscati alle mafie nell'alto belice corleonese. Da quella prima esperienza, migliaia di giovani, ogni anno, siamo stati accanto ai contadini corleonesi, con la schiena curva, a raccogliere il pomodoro che diventerà passata. L'uva che diventerà vino. Il grano che diventerà pasta.Oggi Corleone è l'unico comune a non avere più beni confiscati da assegnare. Sono tutti stati restituiti alla società civile. E sono tutti riutilizzati. Danno lavoro, costruiscono futuro.
GIU' LE MANI DALLA LEGGE SULLA CONFISCA DEI BENI ALLA MAFIA.

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