martedì 10 novembre 2009

Monsignor Mariano Crociata, segretario della CEI: "I mafiosi sono fuori dalla Chiesa, non c'è bisogno di scomuniche esplicite"

Dal nostro inviato ORAZIO LA ROCCA
ASSISI - "E' già scomunicato" chi commette atti criminali come mafiosi, camorristi e affiliati alla 'ndrangheta e non c'è quindi bisogno di ulteriori atti ufficiali della Chiesa.
L'anatema arriva dall'arcivescovo Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha illustrato oggi il documento sul Mezzogiorno discusso dall'Assemblea della Conferenza episcopale italiana in corso ad Assisi. L'arcivescovo ha anche reso noto il "clima" che si respira all'interno delle assise episcopali dove si stanno confrontando, rigorosamente a porte chuse, i 260 presuli in rappresentanza delle diocesi italiane. Un "clima" - ha riferito - "vivace, nuovo, espressione di una Chiesa che vuole essere sempre più vicina ai problemi della gente comune con sollecitudine pastorale, attenta alle esigenze dei singoli, specialmente dei più poveri e dei più bisognosi". In questo contesto si inserisce il nuovo documento su Chiesa e Mezzogiorno che ha nella severa ed ennesima condanna alla criminalità organizzata uno dei suoi punti fermi. Una nota ha spiegato monsignor Crociata - "in perfetta linea con la condanna ai mafiosi lanciata ai mafiosi dal Giovanni Paolo II nella storica prolusione alla Valle dei Templi di Agrigento quando ricorda agli autori di crimini e di violenze che per loro ci sarà sempre il castigo di Dio. Nei confronti dei mafiosi e degli appartenenti alla criminalità organizzata - ha spiegato Crociata - ''non c'è bisogno di comminare esplicite scomuniche'', perché ''chi vive in queste realta''' e fa parte di ''queste organizzazioni'', ''già automaticamente è fuori dalla comunione e dalla Chiesa, anche se si ammanta di religiosita''', senza bisogno di ulteriori ''pronunciamenti''. Il tema della criminalità organizzata è ''ben presente nel documento in discussione all'assemblea episcopale'', ha precisato il presule. Il fatto che la situazione della criminalità organizzata in alcune zone sia ''drammatica'', ha proseguito, ''non vuol dire però che sia disperata e insuperabile'' e che "riguardi solo le regioni meridionali". ''Siamo consapevoli quanto sia lungo cammino su questo campo'', ha sostenuto ancora monsignor Crociata, ''il nostro punto di riferimento è il grido di Giovanni Paolo II ad Agrigento".
OAS_RICH('Middle');Mons. Crociata ha sottolineato poi che il problema della criminalità organizzata ''si risolve attraverso l'impegno di tutti'', dalla Chiesa a istituzioni come ''magistratura, polizia e carabinieri''. Ma, ha aggiunto il presule, ''ci vuole anche l'impegno di altre istituzioni educative, e di tutti i cittadini''. Il segretario dei vescovi ha ricordato che anche nel Meridione ci sono ''espressioni di una reazione positiva della società civile, dei giovani, degli imprenditori, di associazioni varie''. ''Ma - ha concluso - veramente ci vuole un impegno corale, anche nella Chiesa, in uno sforzo educativo. Non è solo necessaria la repressione e l'azione della magistratura, ma è una questione di mentalità, di educazione dei giovani, su cui dobbiamo investire tutti, Chiesa, scuola e adulti''.
La Repubblica, 10.11.2009

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