mercoledì 25 agosto 2010
Ma la bottega della legalità, aperta a Corleone, nell’immobile confiscato a Provenzano, potrà reggersi in piedi da sola, dopo il finanziamento?
Il prefetto Nicola Izzo, vice capo vicario della polizia e responsabile del “Pon”, a proposito dei 100 milioni di finanziamento per progetti da realizzare sui beni confiscati, ha detto: «Devono essere dei progetti in linea con le direttive dell’Unione Europea, quindi devono essere sostenibili, cioè devono avere una funzione sociale e reggersi in piedi da soli, anche dopo il finanziamento, un po’ come è successo con la bottega che è stata aperta nell’immobile confiscato a Bernardo Provenzano e consegnata dal ministro dell’Interno Maroni lo scorso Ferragosto a Corleone». Al riguardo, ci permettiamo di fare una domanda al prefetto Izzo (al sindaco di Corleone e al Consorzio “Sviluppo e Legalità”): siamo sicuri che la bottega della legalità, aperta a Corleone, nell’immobile confiscato a Provenzano, potrà reggersi in piedi da sola, “dopo il finanziamento”? Facendo un po’ di conti, solo per tenere aperta la bottega è necessaria la presenza di uno-due unità di personale al giorno, con i costi facilmente immaginabili. Chi pagherà questi costi? Le tre cooperative che potranno vendere i loro prodotti? Ma in questo cortile assolutamente fuori mano potranno mai vendere una tale quantità di prodotti da pareggiare (almeno) i costi di gestione? Nessuno ci crede. Nemmeno le tre coop sociali. Saremmo curiosi di leggere il business-plain che è stato allegato al progetto, il nome dell’insigne economista che l’ha elaborato e quello dell'ente committente… (d.p.)
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