lunedì 16 agosto 2010

Il Diario di una professoressa del campo di lavoro sull'inaugurazione del laboratorio. "Eravamo lì a segnare la nostra presenza a favore del lavoro della Cooperativa, non certo per omaggiare la passerella del governo"

Il canto liberatorio arriva alle 3 per pomeriggio, dopo 4 ore passate sui gradini del viottolo o sotto lo stand/forno della Cooperativa. Il ministro Maroni, in una scia di macchine blindate sulle quali siedono anche Alfano e il sottosegretario Letta, si appresta a lasciare Corleone, e noi volontari intoniamo prima “Bella ciao”, poi “I cento passi”. Eravamo lì a segnare la nostra presenza a favore del lavoro della Cooperativa, non certo per omaggiare la passerella del governo. Ma Calogero, sulle cui parole contavamo molto per rendere meno ‘pesante’ la nostra mattinata davanti alla Bottega della legalità, non ha parlato. Il cerimoniale ha previsto solo l’intervento del sindaco, di Maroni e la benedizione del parroco. E la ‘propaganda’ di Maroni non ha certo provocato entusiasmo. Quando ha detto di considerare “la Sicilia sua terra d’adozione” e di “essere più presente qua che a Bergamo e Brescia”, abbiamo avvertito una sorta di vero disgusto. Marco che viene da Milano, non ce l’ha fatta a sopportare tante balle propagandistiche. Molti di noi, pur aspettandosi il circo Barnum mediatico con taglio del nastro incorporato, hanno ritenuto eccessivo ‘benedire’ la parata. E così, in modo spontaneo e gioioso, abbiamo cantato “Bella ciao” e “I cento passi” prima seduti per terra in attesa dell’arrivo dei ministri, poi al loro passaggio sulle auto blindate e di seguito ancora entrando nella Bottega della Legalità. Dentro l’ex casa confiscata di Provenzano abbiamo scandito anche lo slogan “Fuori la mafia dallo Stato”, oltre ai classici “Peppino sei uno di noi” e “Rizzotto sei uno di noi”. Nessuna tensione, solo la voglia di segnare una presenza ‘diversa’ di un gruppo di giovani (e non solo). In quel momento ogni perplessità è caduta. Tutti ci siamo sentiti uniti attorno all’idea di una società che vuole cambiare, a partire da noi. “Per le persone oneste”, ha detto l’altra seria Giulio, uno dei tanti toscani, che mi ha disarmato e colpito con una frase semplice ma esemplare e significativa. A quel punto il nostro Ferragosto caldissimo davanti alla Bottega della Legalità ha avuto un senso profondo. Che rimarrà scolpito nei nostri diari personali e intimi.
AnnaProf.

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