Il caso. Valanga di curricula, coop dietro la porta, pressioni politiche per assunzioni. E il presidente si oppone
Forse complice il cambio di guardia al vertice dell'Amia, in vista delle Europee le segreterie politiche hanno sponsorizzato la consegna in pochi giorni agli uffici aziendali di ben 900 curricula di persone che chiedono l'assunzione per chiamata diretta. Sempre i partiti starebbero pressando a favore di alcune coop che si occupano di ambiente, con circa 3.000 addetti, affinchè sia affidato loro il servizio di raccolta differenziata «porta a porta». La notizia ha del clamoroso. L'Amia è appena stata salvata dalla bancarotta da un intervento finanziario dello Stato e il Comune non ha i soldi per garantirne l'attività ordinaria. É evidente che la politica continua a considerare l'Amia un bacino di assunzioni clientelari e di voti, e che è disposta a prosciugarne il bilancio un'altra volta. Con la pretesa che i «buchi» siano sempre coperti dal governo Berlusconi.Il neo-presidente dell'Amia, Marcello Caruso, alza le braccia: «Non siamo nelle condizioni di fare una sola assunzione. Anzi dobbiamo tagliare le spese per cercare di fare funzionare l'azienda al meglio con le poche finanze che ci sono. Dovremo garantire il servizio valorizzando le risorse professionali interne, finora sottoutilizzate». La sortita dei partiti ha irritato i sindacati: «Siamo fortemente preoccupati per questa situazione – dice Dionisio Giordano della Fit-Cisl – e sarà uno degli argomenti della riunione di lunedì (domani per chi legge, ndr) con il Cda sul nuovo piano industriale». Infatti, questa valanga di pressioni arriva nel momento in cui l'azienda ha preparato il nuovo piano industriale che taglia le spese e armonizza il contratto di servizio con le nuove missioni di rilancio. Ma il piano dovrà passare dalle forche caudine del Consiglio comunale. Lo stesso Consiglio che decise la stabilizzazione in Amia di 900 Lsu senza assegnare i soldi per gli stipendi e che nell'ultimo bilancio ha tagliato circa 10 milioni dal capitolo dell'azienda, quando era sul punto di collassare. Forse i partiti puntano ad una trattativa fra l'esame del piano e le assunzioni. Ma non solo. Caruso ha accertato debiti per 140 milioni. L'unico modo per pagarli è che il Comune aumenti il contratto di servizio e che questa cifra, che si impegna a trasferire un giorno all'Amia, faccia da garanzia ad un mutuo trentennale destinato ai creditori. Solo così i trasferimenti mensili potranno servire per attività ordinaria e investimenti. Altrimenti si chiude. O si privatizza.
Forse complice il cambio di guardia al vertice dell'Amia, in vista delle Europee le segreterie politiche hanno sponsorizzato la consegna in pochi giorni agli uffici aziendali di ben 900 curricula di persone che chiedono l'assunzione per chiamata diretta. Sempre i partiti starebbero pressando a favore di alcune coop che si occupano di ambiente, con circa 3.000 addetti, affinchè sia affidato loro il servizio di raccolta differenziata «porta a porta». La notizia ha del clamoroso. L'Amia è appena stata salvata dalla bancarotta da un intervento finanziario dello Stato e il Comune non ha i soldi per garantirne l'attività ordinaria. É evidente che la politica continua a considerare l'Amia un bacino di assunzioni clientelari e di voti, e che è disposta a prosciugarne il bilancio un'altra volta. Con la pretesa che i «buchi» siano sempre coperti dal governo Berlusconi.Il neo-presidente dell'Amia, Marcello Caruso, alza le braccia: «Non siamo nelle condizioni di fare una sola assunzione. Anzi dobbiamo tagliare le spese per cercare di fare funzionare l'azienda al meglio con le poche finanze che ci sono. Dovremo garantire il servizio valorizzando le risorse professionali interne, finora sottoutilizzate». La sortita dei partiti ha irritato i sindacati: «Siamo fortemente preoccupati per questa situazione – dice Dionisio Giordano della Fit-Cisl – e sarà uno degli argomenti della riunione di lunedì (domani per chi legge, ndr) con il Cda sul nuovo piano industriale». Infatti, questa valanga di pressioni arriva nel momento in cui l'azienda ha preparato il nuovo piano industriale che taglia le spese e armonizza il contratto di servizio con le nuove missioni di rilancio. Ma il piano dovrà passare dalle forche caudine del Consiglio comunale. Lo stesso Consiglio che decise la stabilizzazione in Amia di 900 Lsu senza assegnare i soldi per gli stipendi e che nell'ultimo bilancio ha tagliato circa 10 milioni dal capitolo dell'azienda, quando era sul punto di collassare. Forse i partiti puntano ad una trattativa fra l'esame del piano e le assunzioni. Ma non solo. Caruso ha accertato debiti per 140 milioni. L'unico modo per pagarli è che il Comune aumenti il contratto di servizio e che questa cifra, che si impegna a trasferire un giorno all'Amia, faccia da garanzia ad un mutuo trentennale destinato ai creditori. Solo così i trasferimenti mensili potranno servire per attività ordinaria e investimenti. Altrimenti si chiude. O si privatizza.
La Sicilia, 15.2.09
FOTO. Il presidente dell'Amia, Marcello Caruso
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