Palermo. Sta giustamente destando polemiche la presenza di una targa su un confessionale nella chiesa Regina Pacis di Palermo. "Dono di fede e d’amore di Giuseppa Puma e dei figli – recita la targa - in perpetua benedizione e memoria di Ignazio Salvo. Ad maiorem dei gloriam. 24 giugno 2004". Trattasi di un confessionale donato alla chiesa dalla famiglia Salvo che ricorda il nome di uno degli uomini più potenti della Sicilia condannato per mafia ed ucciso dai killer di Totò Riina il 17 settembre 1992. Piuttosto tiepida la posizione del parroco Aldo Nuvola: "La famiglia Salvo sostiene che il proprio congiunto fu vittima di una persecuzione giudiziaria. Cosa possiamo dire noi? La nostra posizione deve essere sempre equanime. Che fastidio può fare quella targhetta? Ormai Ignazio Salvo è morto". Il fastidio che quella targa genera ai cittadini onesti è presto detto: Ignazio Salvo fu arrestato insieme al cugino nel 1984, fu condannato per associazione mafiosa in primo grado ad una pena di sette anni, poi ridotta in appello a tre anni confermata dalla Cassazione. A ricordare poi la levatura criminale del personaggio è quanto scrisse il giudice Giovanni Falcone nella sentenza-ordinanza del maxiprocesso: "I Salvo si sono avvalsi della mafia per raggiungere posizioni di potere di assoluto rilievo e hanno costituito uno dei fattori maggiormente inquinanti delle istituzioni della Sicilia". Sui cugini Salvo ebbe ad esprimersi il pentito Buscetta quando disse: "Sono uomini d’onore della famiglia di Salemi, come tali mi sono stati presentati da Stefano Bontade". Altri pentiti su Ignazio Salvo hanno detto: "Era un altro dei politici legati a Cosa Nostra e anzi di lei facente parte che non era riuscito ad aggiustare il maxiprocesso". Quanto la magistratura italiana ha con dovizia accertato costituisce motivo fondante per la rimozione immediata del nome di Ignazio Salvo da una targa esposta in un luogo sacro.
Antimafia 2000, 11 settembre 2008
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