Le stime anticipatorie dell'istituto sui principali indicatori demografici del 2008. La crescita grazie agli immigrati, ma ricompare anche la voglia di maternità tra le italiane. La speranza di vita diventa più alta. Aumentano i decessi ma anche le nascite: 12mila bambini in più rispetto al 2007
ROMA - Nel 2008, per la prima volta la popolazione residente in Italia potrebbe aver superato i 60 milioni. E' quanto rilevano le stime anticipatorie dell'Istat sui principali indicatori demografici relativi all'anno 2008. Un traguardo raggiunto soprattutto grazie agli immigrati. L'istituto statistico segnala che va avanti l'invecchiamento della popolazione, mano a mano che migliorano le speranza di vita. E se da un lato aumentano i decessi, dall'altro arrivano più "cicogne": nel 2008, infatti, sono nati 12mila bambini in più rispetto al 2007. E a fare figli non sono solo le immigrate: anche tra le italiane ricompare la voglia di maternità, soprattutto al Centro-nord. Italia più popolosa. Lo scorso anno la popolazione residente sul territorio nazionale sarebbe cresciuta di oltre 434mila unità, con un tasso pari a 7,3 per mille abitanti. La crescita, data dalla somma delle componenti del saldo naturale (-0,1 per mille) e del saldo migratorio (+7,3 per mille), è stimata positiva anche per il 2008 e "dipende per intero dalla dinamica migratoria", scrive l'istituto. L'Istat segnala che ci sono voluti 50 anni (dal 1959) per passare da 50 a 60 milioni di abitanti, mentre ne sono serviti solo 33 per fare il salto da 40 a 50 milioni, che si realizzò tra il 1926 e il 1959. Inoltre, a differenza delle epoche storiche precedenti, in cui la popolazione si incrementava soprattutto per effetto della dinamica naturale positiva, oggi lo scatto è avvenuto grazie agli stranieri. A conferma che da "Paese di emigrazione" siamo ormai diventati "Paese di immigrazione". Gli stranieri. Il loro numero aumenta: al primo gennaio 2009 ha raggiunto quota 3 milioni e 900mila circa. Un incremento di 462 mila unità, il 12,6% in più rispetto al primo gennaio 2008. La fetta degli stranieri corrisponde al 6,5% del totale della torta: un lieve aumento dal 2007, quando era del 5,8%. Nella classifica dei cittadini non italiani prevalgono i romeni (772 mila), seguiti dagli albanesi (438 mila) e marocchini (401 mila), che insieme costituiscono il 40% delle presenze. Difforme la distribuzione degli stranieri sul territorio nazionale. Le regioni del Nord sono più "multiculturali": lì risiede il 62% degli stranieri, il 23% nella sola Lombardia, contro il 25% di residenti del Centro e il 12% del Mezzogiorno.
OAS_RICH('Middle');Le nascite. La stima dell'Istat è pari a 576 mila unità, con un tasso di natalità pari a 9,6 per mille residenti. Sono, appunto, circa 12 mila nascite in più rispetto al 2007. Un trend positivo, quindi, e che non si vedeva da più di un decennio: per ritrovare una cifra analoga nel recente passato bisogna risalire al 1992. Due i fattori che hanno determinato l'aumento della natalità. Il primo - e più prevedibile - è il contributo, sempre più importante, dato dalle madri straniere: nel 2008 sono circa 88mila le nascite stimate (il 15,3% del totale, nel 1999 erano il 5,4%). Il 3,4% di loro ha un figlio da un partner italiano, il restante 11,9% da uno straniero. Il secondo fattore è la maggior propensione delle donne italiane ad avere figli. "Il fenomeno viene sostenuto in maniera sempre più significativa da madri residenti al Centro-nord", rileva l'istituto statistico. I decessi. In questo caso la stima sfiora le 580 mila unità, per un tasso di mortalità pari al 9,7 per mille. L'Istat osserva che "si tratta di una cifra ragguardevole tenuto conto che, non considerando il dato 'anomalo' del 2003 (586mila decessi per via delle avverse condizioni meteo invernali ed estive), ci si trova di fronte al più alto livello mai registrato dal secondo dopoguerra". La "dinamica naturale". Ad aumentare è stata anche la dinamica naturale, cioè la differenza tra nascite e morti, che registra un saldo negativo di 3mila 700 unità. Un dato preceduto dal segno meno, ma che sta comunque virando in positivo rispetto al 2007, quando era a meno 6mila 800 unità. Anche se la cifra è peggiore di quella del 2006,quando il saldo era positivo (2mila 100 unità). Più figli al Nord-est. Le regioni del Mezzogiorno mantengono il ruolo di serbatoio naturale del Paese perché hanno un saldo positivo (+0,7 per mille abitanti), mentre è negativo quello del Centro (-0,5%) e del Nord (-0,4%). Ma il Mezzogiorno perde il primato della natalità che va a vantaggio delle regioni del Nord e, in particolare, del Nord-est (9,8 per mille) dove, rispetto agli anni scorsi, più forte è stato il recupero di natalità delle donne italiane e più alta è l'incidenza delle nascite da madre straniera (oltre 1 su 5). Aumenta la speranza di vita. Cresce la vita media della popolazione italiana: la stima dell'Istat è pari a 78,8 anni per gli uomini, a 84,1 anni per le donne. Rispetto al 2006, l'ultimo dato osservato, la crescita è rispettivamente di 0,4 e 0,1 anni. Intanto continua ad assottigliarsi la differenza tra i generi: gli uomini si avvicinano alle donne, che invece in questo senso rallentano. I più longevi. L'istat rileva che, diversamente dal passato, la distribuzione dei più o meno longevi appare "a macchia di leopardo". Ovvero, non ci sono regioni in cui si ha un marcato record di vita. E' comunque possibile stilare una classifica: gli uomini vivono di più nelle Marche (79,6 Anni), nella provincia autonoma di Trento (79,4) e in Toscana (79,4); le donne nella provincia autonoma di Bolzano (85,2 anni), nelle Marche (85,1) e in Abruzzo-Molise (84,8). Su livelli minimi si trova, per entrambi i sessi, la Campania (rispettivamente 77,4 e 82,8 anni).
(La Repubblica, 26 febbraio 2009)
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