Quella targa in Corso Vittorio Emanuele, dove essa fa angolo con via Collegio del Giusino, la si aspettava da più di 80 anni. Da ieri finalmente c’è e “costringerà” tanti palermitani a chiedersi: «ma chi era questo Orcel?». In parte, il testo lo spiega. Giovanni Orcel era un dirigente sindacale della Fiom-Cgil, il “mitico” sindacato dei metalmeccanici. Aveva provato a costruire l’unità tra gli operai e i contadini e fu colpito a morte da un sicario della mafia, la sera del 14 ottobre 1920, proprio in quel posto, a due passi da quello che era stato uno splendido convento dei Padri Gesuiti e che oggi è la sede della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. A volere la targa sono stati la Cgil Sicilia, la Camera del lavoro di Palermo, da tempo intestata ad Orcel, ed il Centro “Impastato”, che l’ha ripetutamente sollecitata. A scoprirla, alla presenza del presidente della Commissione antimafia, Francesco Forgione, e del suo vice, Giuseppe Lumia («Orcel è uno dei figli migliori della Sicilia degli onesti», hanno detto i due esponenti dell’antimafia), sono stati proprio Italo Tripi, segretario della Cgil Sicilia, e Umberto Santino, presidente del Centro “Impastato”.
Non a caso, proprio Santino, ha detto che quella di ieri è stata «una bella giornata». Infatti, non solo era stata collocata la targa, ma ha visto la luce una biografia del sindacalista assassinato («Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920»), scritta da Giovanni Abbagnato, che è stata presentata nei locali della Biblioteca, da Tripi, da Santino, da Maurizio Calà, segretario della Camera del lavoro di Palermo, e da Gianni Rinaldini, segretario generale nazionale della Fiom-Cgil. A fare gli onori di casa ci ha pensato il dott. Gaetano Gullo, direttore della Biblioteca, che ha voluto arricchire la manifestazione con una mostra documentaria su Giovanni Orcel, che resterà esposta al pubblico nell’atrio dell’ex convento gesuitico fino al 20 ottobre, e con una splendida brochure, dove sono riprodotti alcuni documenti d’archivio sul «socialista rivoluzionario Orcel Giovanni, di Luigi e di Marsicano Concetta, nato a Palermo il 27 dicembre 1887».
Ma perché Orcel è stato dimenticato? Perché i martiri successivi hanno messo in secondo piano quelli precedenti? Oppure perché il movimento operaio e contadino del secondo dopoguerra, a forte egemonia comunista, ha voluto lasciare in ombra il “biennio rosso” (1919-1920) ad egemonia socialista? O, ancora, perché il profilo “rivoluzionario” di Orcel mal si adattava alla “via italiana al socialismo”? Forse per tutti questi motivi messi insieme. E magari anche perché, lungamente, la sinistra politica e sindacale siciliana ha avuto posizioni subalterne rispetto alla sinistra politica e sindacale nazionale.
Ma questo è un dibattito ormai consegnato agli storici. «Per l’oggi – ha detto Umberto Santino – è necessario dar vita ad un progetto-memoria che abbia caratteristiche strategiche, nel cui ambito recuperare l’importante storia di lotta per il riscatto, per il lavoro e contro la mafia». Una proposta avanzata alla Cgil e subito accolta da Italo Tripi, Maurizio Calà e Gianni Rinaldini. In concreto, si cercherà di mettere in piedi un laboratorio museale sulla mafia e la l’antimafia, che raccolga testi, documenti, giornali, materiale multimediale, ed abbia anche un luogo fisico che lo ospiti.
Maurizio Calà ha voluto sottolineare come ancora oggi, pur nelle mutate condizioni storico-politiche, il sindacato si trova ancora in prima linea nella lotta per i diritti e contro la prepotenza mafiosa, come dimostrano recenti episodi di intimazioni contro alcuni suoi dirigenti. Italo Tripi ha sottolineato, invece, la necessità di investire sulla memoria per avere una stella polare, che guidi il movimento nelle lotte di oggi. «Oggi – detto Rinaldini, concludendo – onorando la memoria di Giovanni Orcel, abbiamo il dovere di inventare nuove strategie di lotta e un nuovo modo di collocare il sindacato nella società. La nascita del partito democratico, a prescindere dai giudizi che si possono esprimere, rivoluzionerà la politica italiana. E il sindacato si troverà in una posizione del tutto inedita, nell’ambito della quale non potrà che accrescere la sua autonomia dalla politica».
Dino Paternostro
16 ottobre 2007
Non a caso, proprio Santino, ha detto che quella di ieri è stata «una bella giornata». Infatti, non solo era stata collocata la targa, ma ha visto la luce una biografia del sindacalista assassinato («Giovanni Orcel. Vita e morte per mafia di un sindacalista siciliano. 1887-1920»), scritta da Giovanni Abbagnato, che è stata presentata nei locali della Biblioteca, da Tripi, da Santino, da Maurizio Calà, segretario della Camera del lavoro di Palermo, e da Gianni Rinaldini, segretario generale nazionale della Fiom-Cgil. A fare gli onori di casa ci ha pensato il dott. Gaetano Gullo, direttore della Biblioteca, che ha voluto arricchire la manifestazione con una mostra documentaria su Giovanni Orcel, che resterà esposta al pubblico nell’atrio dell’ex convento gesuitico fino al 20 ottobre, e con una splendida brochure, dove sono riprodotti alcuni documenti d’archivio sul «socialista rivoluzionario Orcel Giovanni, di Luigi e di Marsicano Concetta, nato a Palermo il 27 dicembre 1887».
Ma perché Orcel è stato dimenticato? Perché i martiri successivi hanno messo in secondo piano quelli precedenti? Oppure perché il movimento operaio e contadino del secondo dopoguerra, a forte egemonia comunista, ha voluto lasciare in ombra il “biennio rosso” (1919-1920) ad egemonia socialista? O, ancora, perché il profilo “rivoluzionario” di Orcel mal si adattava alla “via italiana al socialismo”? Forse per tutti questi motivi messi insieme. E magari anche perché, lungamente, la sinistra politica e sindacale siciliana ha avuto posizioni subalterne rispetto alla sinistra politica e sindacale nazionale.
Ma questo è un dibattito ormai consegnato agli storici. «Per l’oggi – ha detto Umberto Santino – è necessario dar vita ad un progetto-memoria che abbia caratteristiche strategiche, nel cui ambito recuperare l’importante storia di lotta per il riscatto, per il lavoro e contro la mafia». Una proposta avanzata alla Cgil e subito accolta da Italo Tripi, Maurizio Calà e Gianni Rinaldini. In concreto, si cercherà di mettere in piedi un laboratorio museale sulla mafia e la l’antimafia, che raccolga testi, documenti, giornali, materiale multimediale, ed abbia anche un luogo fisico che lo ospiti.
Maurizio Calà ha voluto sottolineare come ancora oggi, pur nelle mutate condizioni storico-politiche, il sindacato si trova ancora in prima linea nella lotta per i diritti e contro la prepotenza mafiosa, come dimostrano recenti episodi di intimazioni contro alcuni suoi dirigenti. Italo Tripi ha sottolineato, invece, la necessità di investire sulla memoria per avere una stella polare, che guidi il movimento nelle lotte di oggi. «Oggi – detto Rinaldini, concludendo – onorando la memoria di Giovanni Orcel, abbiamo il dovere di inventare nuove strategie di lotta e un nuovo modo di collocare il sindacato nella società. La nascita del partito democratico, a prescindere dai giudizi che si possono esprimere, rivoluzionerà la politica italiana. E il sindacato si troverà in una posizione del tutto inedita, nell’ambito della quale non potrà che accrescere la sua autonomia dalla politica».
Dino Paternostro
16 ottobre 2007
FOTO. Dall'alto: il momento della scopertura della targa; Lumia e Forgione sotto la targa.
Nessun commento:
Posta un commento