di Claudia Brunetto
La protesta contro la riforma Gelmini fa la prima "vittima" a Palermo: il preside di Scienze politiche, Antonello Miranda, ha annunciato le sue dimissioni dopo che la sua facoltà - la prima a Palermo - è stata occupata dagli studenti. E il grido contro i tagli alla scuola e all´istruzione previsti dal decreto del ministro della Pubblica istruzione si moltiplica in decine di iniziative promosse dalle scuole di ogni ordine e grado: manifestazioni, fiaccolate e lezioni in piazza. Si annuncia molto partecipata la fiaccolata di stasera alle 21 che prende il via da piazza Giovanni Paolo II davanti alla direzione didattica Alcide De Gasperi. Il comitato "Un esercito di maestri", nato spontaneamente per iniziativa di insegnanti, genitori e dirigenti scolastici, con questo corteo abbraccerà nel percorso tutte le scuole della zona: Collodi, Galileo Galilei, Antonino Pecoraro, Virgilio Marone, Trinacria e Vilfredo Pareto. Hanno aderito anche i quaranta bambini Rom che da anni frequentano regolarmente la scuola De Gasperi. Con le loro famiglie si muoveranno dal campo nomadi alle porte della Favorita con una candela accesa in mano. Ieri intanto la prima occupazione: gli studenti di Scienze politiche hanno occupato la sede della facoltà in via Maqueda. E il preside Antonello Miranda, che non ha dato seguito alla richiesta degli studenti di interrompere l´attività didattica, ha risposto con l´annuncio delle sue dimissioni: «Non riconosco più la mia facoltà e i miei studenti - dice Miranda - al primo consiglio di Facoltà utile, che io stesso chiederò di convocare, presenterò le mie dimissioni. Bloccare le attività didattiche non è una scelta democratica, fosse anche per uno solo degli studenti che vuole seguire le lezioni. Il diritto allo studio non può essere negato, soprattutto da un preside di Facoltà. E gli studenti di Scienze politiche dovrebbero sapere che l´occupazione è un atto illegittimo. Fino a questo momento ho dimostrato la mia totale disponibilità e quella del corpo docente concedendo le aule per i loro incontri e per le loro assemblee, ma l´occupazione è davvero troppo. Me ne tiro fuori. E non è una presa di posizione politica, dal momento che da quando ho compiuto diciotto anni ho la tessera del partito radicale».
E mentre Miranda si dimette, il preside di giurisprudenza Giuseppe Verde oggi alle 14 ha previsto una lezione aperta in piazza Pretoria. Anche in piazza Verdi, in piazza Politeama e nella piazzetta di via Generale Magliocco si svolgeranno simultaneamente, alle 15, le lezioni di altre facoltà: Ingegneria, Architettura, Agraria, Scienze, Lettere e Farmacia. Alla facoltà di Lettere e Filosofia in viale delle Scienze, invece, la protesta si trasforma in festa in nome dell´intercultura. Alle 18 è previsto un dibattito sulle classi di inserimento riservate agli alunni stranieri, a seguire danze e tradizioni della comunità dello Sri Lanka. Poi alle 19,30 un incontro sul romanzo "Senzaterra" di Evelina Santangelo e per concludere una cena con piatti della tradizione tamil, ivoriana e ghanese e uno spettacolo di capoeira del gruppo Zumbì. Ieri, con la facoltà di Scienze politiche occupata, Lorenzo Saltari, ricercatore di Diritto amministrativo, faceva lezione a un gruppo di studenti in un´aula del primo piano. «L´occupazione? È una forma di protesta datata - dice - io continuerò a fare lezione fin quando ci saranno studenti che me lo chiederanno». Nell´aula magna della Facoltà in cui si sono svolti cinque giorni di assemblea permanente c´è in bella mostra uno striscione "No alla 133" che i ragazzi affermano sia al di là di ogni schieramento politico. «Siamo stati i primi a occupare in città - dice Andrea Gattuso, iscritto al corso di laurea specialistica - Ma vogliamo un´occupazione costruttiva, con una didattica alternativa fino al 31 ottobre. Chiediamo ai professori lezioni su temi che spesso non si riescono a trattare in facoltà. Come la crisi economica mondiale, la globalizzazione, i movimenti studenteschi e ovviamente i decreti in discussione in questo momento. E anche seminari aperti sugli argomenti che più ci interessano. La nostra intenzione è quella di entrare in rete con le altre facoltà e gli altri corsi di laurea».
Nel corpo docente c´è anche chi la pensa come loro: «Da venticinque anni - dice Maximo Ghioldi, lettore di Lingua spagnola - insegno in questa facoltà. Questa volta la posta in gioco è troppo alta, bisogna andare fino in fondo. Questa generazione non ha futuro al di fuori della precarietà. Questa legge rappresenta la distruzione della cultura italiana. Io sono al fianco degli studenti». Già ieri pomeriggio in una nuova assemblea sono state decise le linea guida dell´occupazione. Per prima cosa stilare un regolamento di facoltà, poi calendarizzare le attività fino al 31 ottobre e stabilire un servizio d´ordine interno. «Faremo anche un cineforum - dice Giuseppe Pizzillo - in attesa di capire che fine farà questo decreto. Non abbiamo intenzione di arrenderci. Avevamo chiesto di sospendere le attività didattiche come è accaduto in altre facoltà, ma non ci è stato concesso. Così non abbiamo avuto altra scelta».
(La Repubblica, 28 ottobre 2008)
martedì 28 ottobre 2008
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