
Sono questi e tanti altri ancora i momenti da non dimenticare della XIII edizione della 'Giornata della memoria e dell'impegno per ricordare le vittime della mafia' che si è tenuta a Bari, su iniziativa di Libera, guidata da don Ciotti, e Avviso Pubblico.
Il capoluogo della Puglia per un giorno è stato la capitale dell'antimafia: a Bari, nell'area di Punta Perotti, dove prima sorgevano i palazzi giudicati un ecomostro, si sono radunate circa 100.000 persone - secondo gli organizzatori - provenienti da tutta Italia e anche dall'estero. Tutti insieme mentre gli altoparlanti scandivano ininterrottamente i nomi delle centinaia di vittime della mafia e della criminalità organizzata.
Soprattutto i giovani hanno risposto agli appelli di Libera. "Segno - dice don Ciotti - di una volontà di cambiamento". È dello stesso avviso il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema: non sale sul palco, raggiunge il corteo sul lungomare, dice di essere meravigliato della grande folla e ai giornalisti, prima di partire per Napoli, si raccomanda: "Vi prego, niente domande di politica, questa è la giornata dedicata alla lotta alla mafia".
Il sindaco di Bari, Michele Emiliano, è soddisfatto: "Abbiamo spiegato senza esitazione, anche ai bambini - dice - da che parte stare nella lotta alle mafie". E sul lungomare assolato di Bari l'abbraccio tra don Ciotti e Bertinotti, che ha raggiunto il corteo a piedi: "È una manifestazione straordinaria - dice - chi afferma che questa è una società desertificata venga a vedere".
I palloncini colorati volano in cielo, gli striscioni portati da scolari e studenti sembrano far festa e i gonfaloni dei Comuni, soprattutto provenienti dal Sud Italia, raccontano di una volontà di spezzare qualsiasi legame con le mafie.
Tanti sono i politici e gli amministratori presenti. C'è anche il ministro dell'ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, che si rammarica per la mancata approvazione della sua proposta di legge per i reati legati alle ecomafie. Quando il corteo raggiunge piazza della Libertà, quello della gente sembra l'abbraccio di una città intera a chi non vuole soggiacere ai soprusi.
I parenti delle vittime di mafia prendono posto nelle prime file sotto il palco, ed è a loro che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, si rivolge per fare "un intervento strano", come egli stesso premette.
"A nome delle istituzioni, vi chiedo scusa - grida al microfono con la voce rotta dall'emozione, scoppiando a piangere - vi chiedo perdono per lo spettacolo indegno di complicità, a nome di coloro che dopo una condanna, invece di vergognarsi, hanno festeggiato con i cannoli".
I familiari delle vittime si alzano in piedi e applaudono, qualcuno di loro non trattiene le lacrime. Non le trattiene pochi attimi dopo neppure don Ciotti, che abbraccia Vendola e poi al microfono dice: "Basta, anche le istituzioni facciano la loro parte una volta per tutte e diano il loro contributo, così come noi, sporcandoci le mani, diamo il nostro". C'è anche l'abbraccio di Bertinotti a Vendola che suggella momenti forti.
L'emozione attraversa il palco e la folla; parlano sul palco anche alcuni parenti delle vittime. Poi risuonano le note di una pianola: è quella del piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un pentito di mafia, ucciso a soli 11 anni, il suo corpo sciolto nell'acido. È lui il simbolo di quanto "la mafia è morte", come dice il papà di una vittima. La giornata di oggi, invece, rappresenta l'affermazione di chi vuole una vita di giustizia e legalità.
La Repubblica, 15/03/2008
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