Egregio Direttore,
ho letto il suo intervento del 4 gennaio us. ed ho gradito l’invito fattomi, che può considerare accettato, a rilasciarLe quanto prima l’intervista, limitatamente all’episodio concernente le indagini, da parte del personale dell’ARMA, che portarono alla cattura del Liggio.
Effettivamente fu una brillante operazione congiunta carabinieri-polizia agli ordini del Tenente Colonnello Ignazio MILILLO, Comandante del Gruppo Esterno Carabinieri di Palermo, così come riconosciuto con atto sottoscritto dallo stesso Dr.Angelo Mangano, presso il tribunale di Milano a seguito di querela presentata e poi rimessa da mio padre.
Non ho messo in discussione che il poliziotto Biagio Melita sia stato l’autore di uno degli arresti del giovanissimo Riina in quanto -episodio- da me sconosciuto.
Concordo sulla conclusione del Suo scritto, tant’è che, nella mia raccomandata a Lei indirizzata del 14 maggio 2004, scrivevo ” Non dimentichi il 14 maggio del 1964 perché quel giorno lo Stato ha vinto sull’Antistato; è ciò che si voleva ricordare, mi creda, alle giovani generazioni dopo 40 anni senza voler procurare alcun imbarazzo a chicchessia ”. Rammenta?
Ora che ci penso –se non erro e senza fare polemica- la mia risposta a quel Suo articolo no fu mai pubblicata.
Lei “ è un uomo innamorato della verità e della giustizia “, ed è per questi valori, uniti “all’amore e alla libertà della sua terra “ che le è stato attribuita nel 2003 la targa “ Giovanni Falcone “. Dice bene Rosario Giuè che “ la verità non è un dogma, una dottrina da insegnare “. A Lei, dunque, il fardello di divulgarla nella sua interezza.
Desidero ripetere che non ho mai detto che v’è stata una scorrettezza fra Istituzioni, ma lamento l’operato e lo stile di un uomo che con il Suo comportamento, in vita, ha tentato di alterare storicamente la incontrovertibile verità reale, essendo questa, ampiamente e diffusamente consacrata nei relativi atti di Polizia Giudiziaria ( firmati dai partecipanti a quella operazione compreso i dott.ri Mangano, Ciocia ed altro con firma poco leggibile ) nonché Governativi e Parlamentari. Concludo riferendomi ad uno scritto pubblicato sulla Sua rivista che non ho preso in alcuna considerazione in quanto il suo autore, non avendo il coraggio -al contrario dello scrivente- di palesare la sua identità, la rende anonima e pertanto da cestinare.
Qualora lei dovesse aver modo di contattare questo anonimo, gli dica pure che sarebbe senz’altro originale incontrarsi in un faccia a faccia pubblico (mi auguro che non si presenti incappucciato ) per rilasciarLe una intervista congiunta, rileggendo e commentando serenamente, quelle testimonianze processuali di alcuni Tribunali della Repubblica e delle Commissioni Antimafia, quei documenti, quegli incartamenti e quegli atti, di Polizia Giudiziaria e non, in nostro possesso, visto che purtroppo gli attori e i protagonisti principali non ci sono più.
Sono convinto che da tale incontro Lei riuscirà a ricostruire, con i particolari richiestimi, quelle vicende che, culminate con l’arresto del Liggio, hanno aggiunto un’altra pagina di storia gloriosa a tutti coloro che hanno operato con onestà e rettitudine, probità, attaccamento al dovere, coraggio e sprezzo del pericolo per sconfiggere la mafia.
Gen. Gianfranco Mililllo
NELLA FOTO: Il generale Ignazio Milillo negli anni '90.
venerdì 18 gennaio 2008
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